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Il Convegno dell’Associazione Caponnetto a Fondi

Gnesi: “Quale antimafia? Fatti non parole, un convegno per rivitalizzare una coscienza civile che sia in grado di combattere le mafie”

Un titolo “provocatorio” che si propone di rivitalizzare una coscienza civile che sia in grado di combattere le mafie, di estromettere i suoi uomini dalle istituzioni e di recidere i suoi rapporti con il mondo della finanza.

“Fatti, non parole”, ovvero ricorso all’indagine e alla denuncia per una collaborazione effettiva con le forze dell’ordine e con la magistratura. Viviamo in un Paese dove la retorica prevale sull’analisi fredda e scientifica e dove un atteggiamento di finto garantismo consente ad un esercito di collusi e di corrotti di continuare a concludere i propri affari tra l’indifferenza e la compiacenza di una politica stanca, incerta ondivaga e camaleontica.

Un convegno che deve essere un sussulto o un grido d’allarme nelle acque stagnanti dell’ignavia e della disinformazione, nella speranza che sia finalmente accolta la profezia che Paolo Borsellino espresse pochi giorni prima di essere ucciso”. E’ un errore imperdonabile pensare di accollare sulle sole spalle della magistratura e delle forze dell’ordine tutto il peso della lotta alla mafia”.

L’Associazione Caponnetto ha in più occasioni ribadito occasione che le parole non servono a niente, anzi fanno perdere tempo, depistano, distraggono danno la possibilità di improvvisare a persone che non sanno nemmeno con “chi” hanno a che fare, né riescono a individuare la potenza e la pericolosità di una “mafia spa” che ormai è dovunque, nelle istituzioni, nella politica nell’economia, nella società.

E’ ovvio che serve anche un cambiamento culturale in un Paese che storicamente è stato vittima di un “sistema massonico-mafioso” che si è rafforzato e consolidato nello Stato tramite un collaudato sistema clientelare che ha unito con il voto di scambio gli interessi del potere politico con quelli del mondo affaristico – imprenditoriale.

Un “sistema” che ha sempre tentato di crearsi delle giustificazioni e degli alibi favorito da condizioni di crisi economica, dalla disoccupazione giovanile e dall’instabilità sociale, e da una condizione di sudditanza mentale che uccide dapprima la dignità della persona, narcotizza la sua mente e sopprime la coscienza civile. Una famigerata “cultura mafiogena ” che affligge questo Paese e che si rafforza se la politica scade a livello di malgoverno e di malaffare e non è più intesa come uno strumento al servizio agli interessi della collettività.

All’incontro oltre a Sonia Alfano e Claudio Fava saranno presenti alcuni magistrati impegnati nella direzione distrettuale antimafia di Roma e di Napoli e coraggiosi giornalisti che stanno pagando duramente per la pubblicazione di reportage che smascherano un potere non solo politico o finanziario, ma anche imprenditoriale e massonico, spesso complice delle illegalità e del malaffare dei clan camorristici e delle infiltrazioni mafiose. La città di Fondi evoca molte vicende inquietanti certamente riassunte nella richiesta di scioglimento per infiltrazione mafiosa avanzata alcuni anni fa dall’ex ministro dell’Interno Maroni dopo la relazione del Prefetto di Latina e dopo le condanne del processo Damasco.