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VOLEVA UN  COMUNE “ DECAMORRIZZATO”  E LO SFIDUCIANO DA SINDACO DOPO APPENA 2 ANNI  DALLA SUA ELEZIONE  SOTTO SCORTA PER LE MINACCE RICEVUTE. BRUSCIANO COMMISSARIATA

Il Mattino

Scorta al sindaco anticlan nel Napoletano, ma il Consiglio lo sfiducia

Venerdì 5 Marzo 2021 di Carmen Fusco

Sei consiglieri di maggioranza firmano le dimissioni insieme con i colleghi di opposizione e mandano a casa il sindaco di Brusciano Giuseppe Montanile, eletto poco più di due anni fa. Niente di strano, in una normale dialettica democratica. Ma Montanile, ex carabiniere, avvocato e padre di tre figli, da martedì scorso è destinatario di una misura di vigilanza – una scorta – disposta dal prefetto per via delle minacce ricevute dopo la testimonianza, resa ai militari dell’Arma, che ha contribuito all’arresto di due persone accusate di aver sequestrato un giovane del posto. E la sfiducia è «un colpo basso – dice – che mi è stato sferrato proprio mentre stavo andando a parlare ancora una volta  con i carabinieri del clima che si respira a Brusciano. Le stesse cose che avevo riferito al prefetto Valentini qualche ora prima». Al suo posto lunedì arriverà un commissario prefettizio. È Roberto Esposito, lo stesso che fino a settembre ha guidato le sorti della vicina Marigliano. Intanto scoppia il caso: Gennaro Migliore, deputato di Italia Viva e componente della commissione parlamentare antimafia, accusa: «Deve esserci stata una manovra sotterranea che ha indotto un pezzo della maggioranza a seguire l’opposizione, perchè fino a qualche ora prima non era affatto evidente che ci fosse una polemica all’interno del gruppo che lo ha sostenuto. Ne ho già parlato con il ministro dell’Interno e Brusciano deve diventare un caso nazionale perchè occorre stare al fianco di chi difende la legalità». 

A mollare Montanile, eletto nel luglio del 2018 a capo di uno schieramento civico di centrosinistra, sono stati in sei: Domenico Ruggiero, Vincenzo Cerciello, Domenico Piccolo, Antonio Di Palma, Antonio Sposito e Franca Falco. Prima di loro, alcune settimane fa, altri due consiglieri erano passati all’opposizione. «Avevamo un sogno ma abbiamo vissuto un incubo», scrivono gli ex sostenitori di Montanile. Il motivo del gesto è messo nero su bianco nel lungo documento contenente le firme dei dimissionari e protocollato in Municipio: «Gestione centralizzata e autoritaria», è scritto a caratteri cubitali dentro una nota che rende conto di un malcontento già evidenziato «nel corso della seduta di consiglio comunale del 17 ottobre 2020 con la dichiarazione di voto al bilancio di previsione 2020/2022». Bilancio votato solo «per senso di appartenenza alla comunità e grande responsabilità verso la cittadinanza». Infine un elenco di 13 progetti non ancora realizzati e l’accusa al sindaco dell’incapacità «di attuare un dialogo collaborativo e sinergico con le forze politiche del territorio». «Il consiglio comunale  – la chiosa – è l’organo sovrano, la diretta espressione della volontà popolare» e non «una caserma dell’obbedienza».

«Non riesco a spiegarmi il motivo dello strappo, ma questo è ancora più grave perché evidentemente ho rotto degli equilibri». Rispedisce la palla al mittente Montanile, che dice di aver subito minacce già in campagna elettorale. «Mi hanno detto che devo fare la fine dei topi», racconta l’ex carabiniere che poco dopo le elezioni convocò un consiglio comunale straordinario all’interno della 219, il rione più volte finito al centro di operazioni di polizia. «Quando all’epoca dissi che volevo un Comune decamorrizzato uno dei consiglieri che oggi mi ha sfiduciato si alzò e se ne andò». Un clima al vetriolo, insomma, che ha spinto il deputato Migliore a lanciare un appello alle forze sociali e politiche sane del territorio in vista delle elezioni d’autunno. Montanile intanto dice che non ha ancora deciso cosa farà: «Voglio vedere cosa faranno i cittadini rispetto a questa vicenda». Ma intanto affila le armi ed elenca tutte le iniziative che ha portato a termine nel corso del suo breve mandato: «Mi hanno detto che sono sconcio e grezzotto. Forse lo sono stato quando ho azzerato il fenomeno dei parcheggiatori abusivi, quando ho preteso i controlli alle bancarelle durante la festa dei Gigli. Oppure quando ho messo le telecamere vere al posto di quelle finte. Quelle telecamere che hanno consentito ai carabinieri di individuare gli autori del sequestro di persona». Una brutta storia. «A un giovane di 20 anni – racconta Montanile – hanno legato collo, mani e piedi con il nastro d’imballaggio. Ne ho conservato un pezzo. C’è ancora il sangue sopra».