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Vini pregiati e champagne Don Perignon: centinaia di migliaia di euro estorti agli imprenditori Francesco Falco e Carlo Emini da Katia Bidognetti e Giovanni Lubello. Dal primo incontro nel ristorante NOBEL DI AVERSA a…

Vini pregiati e champagne Don Perignon: centinaia di migliaia di euro estorti agli imprenditori Francesco Falco e Carlo Emini da Katia Bidognetti e Giovanni Lubello. Dal primo incontro nel ristorante NOBEL DI AVERSA a…
Il racconto e la denuncia dell’imprenditore che ha lodevolmente collaborato con gli inquirenti per l’accertamento della verità

PARETE – Federico Falco e Carlo Emini sono due imprenditori di Parete. Emini è imparentato direttamente con una famiglia di costruttori. Insomma, nomi noti dell’imprenditoria dell’agroaversano. Sicuramente molto noti a Katia Bidognetti e al marito Giovanni Lubello che, insieme, architettano una forma di estorsione un pò particolare ed originale nel suo genere.: una vendita di grosse partite di vino di buon pregio e di champagne importante, quale ad esempio il celeberrimo Don Perignon, ovviamente per ingenti corrispettivi di danaro.

Il primo approccio avviene nel ristorante di Aversa di cui Falco ed Emini sono titolari, cioè il ristorante Nobel. Lì i coniugi Lubello-Bidognetti si recano per prenotare una cena per il battesimo del loro figlio. Il contratto viene firmato; la cena viene consumata; Falco, evidentemente pensando di potersela cavare così, consegna il conto a Lubello ma gli dice di soprassedere per il momento con il pagamento e che poi se ne riparlerà.

Il giorno dopo, attraverso un ragazzotto a Falco viene consegnata una scatola di legno con all’interno una bottiglia di vino e i 2 mila 500 euro rappresentativi dell’importo della cena.

e’ l’inizio della via crucis pe ri due imprenditori. Perchè poco tempo dopo, Giovanni Lubello si presenta e propone (si fa per dire9 l’acquisto di una partita di vino. Falco tenta di resistere ma alla fine essendo lui di Parete e sapendo benissimo con chi ha a che fare (“A Parete i Bidognetti hanno sempre comandato tutto”), abbozza e acquisisce questa partita di vinpo che a alui non serve neppure visto che questa sarebbe destinata a un altro ristorante, al Mama Casa di Cmapagna, aperto a Cellole, dove si fanno banchetti più modesti e dove viene servito un vino di minore valore. Tanto questo è vero al punto che centinaia e centinaia di bottiglie di vino e anche di champagne pregiatissimo restano utilizzate nei depositi.

Le richieste continuano e non si fermano neppure quando Giovanni Lubello viene arrestato. Al contrario, direttamente Katia Bidognetti a presentarle ai due imprenditori, queste diventano anche più pressanti. La Bidognetti va per 10 volte personalmente a ritirare un assegno di mille euro al mese; si incontra con un emissario dei due imprenditori che di nome fa Salvio Guarino al centro commerciale Panorama di Formia e rivendica il pagamento di altri effetti uno in particola da 4 mila 500 euro non saldato da Falco, il quale tenta, ogni volta, di resistere ma che, stando a quanto racconta nella sua ampia denuncia che pubblichiamo in calce, alla fine comprende che un rifiuto avrebbe potuto tradursi in violente ritorsioni da parte del clan dei Casalesi e del gruppo Bidognetti in particolare.

Questo in estrema sintesi. Il resto lo leggerete qui sotto nella dettagliata ricostruzione contenuta a illustrazione del capo Q dell’ordinanza nel quale viene contestato il reato di estorsione, aggravata dall’articolo 7 ai coniugi Giovanni Lubello e Katia Bidognetti.

G.G.

 

 

QUI SOTTO IL TESTO INTEGRALE DELLO STRALCIO DELL’ORDINANZA

B.1.13 Capo Q)- Estorsione posta in essere da Bidognetti Katia e Lubello Giovanni in danno della azienda MAMA CASA.

La contestazione riguarda ipotesi estorsiva, inizialmente contestata dal PM nella forma tentata poi riqualificata con richiesta del 13.12.2016 (prevenuta in data 15.12.2016) nella forma consumata, posta in essere da Bidognetti Katia e Lubello Giovanni in danno dei gestori della azienda denominata Mama in Campagna dal mese di giugno 2010 al mese di agosto 2014.

Gli elementi raccolti, posti a fondamanto dell’accusa, risultano compendiati nella informativa della DIA di Napoli (n. prot.llo 1533 del 26.01.2015 ) e in quella della Gdf di Formia (n. di prot. 537955/14 del 11.12.2014).

La vicenda trae origine dall’imposizione – da parte del Lubello Giovanni nell’anno 2010 – di una partita di vini mai richiesta dalle pp.oo. ed il cui corrispettivo – stabilito sempre con metodi impositivi dal Lubello – non sarebbe stato del tutto pagato da queste ultime, tanto che, ancora oggi, la Bidognetti Katia, con cadenza mensile, è solita ritirare ingenti somme di denaro dai titolari della predetta struttura.

I gestori del MAMA dopo una serie di tentennamenti e indecisioni (originate dal timore di ripercussioni da esponenti del clan Bidognetti nonché da esponenti della criminalità locale del clan dei Muzzoni) hanno rilasciato in data 29.09.2014 una serie di dichiarazioni, che consentivano di chiarire il rapporto di natura finanziaria-commerciale tra loro ed i coniugi Lubello Giovanni e Bidognetti Katia, rapporto originato solamente per timore di possibili minacce o intimidazione da parte del clan Bidognetti.

Dalle dichiarazioni rese dalle p.p.o.o. emergeva che essi:

  1. a) non avevano alcuna volontà nè necessità di acquistare vini da fornitore diverso da quello abituale (tra l’altro si trattava di tipologie di vini che non utilizzavano per la loro attività gastronomica sia per le marche che per il valore del vino diverso dai loro standars abituali);
  2. b) tentavano inizialmente di rifiutare le proposte commerciali offerte adducendo anche motivi di difficoltà economica;
  3. c) dopo le insistenze del Lubello non hanno rifiutato le forniture nella piena consapevolezza di chi fossero i loro interlocutori ovvero Lubello Giovanni e Bidognetti Katia rispettivamente genero e figlia di Bidognetti Francesco;
  4. d) nel corso della iniziale proposta commerciale i gestori del MAMA non hanno neanche avuto la possibilità di valutare marche e tipologie di vino nè tantomeno stabilire le eventuali quantità di prodotti da prendere;
  5. e) negli incontri avuti non hanno neanche parlato del prezzo della fornitura di vini proposta da Lubello;
  6. f) subivano una di circa 20.000/00 (Lubello inizialmente ne aveva richiesti 25.000/00) di vini che neache sono riusciti ad utilizzare essendo, come detto, tipologie diverse da quelle normalmente usate.

Dalle dichiarazioni rese emergeva, altresì, il rapporto di completa sudditanza e di paura di eventuali ritorsioni da parte dei gestori del MAMA che ben conoscevano il nome Bidognetti e l’omonimo clan sia perché originari di Parete, comune roccaforte della famiglia camorristica, sia perché esponenti della famiglia EMINI sono storicamente assoggettati ad estorsione da parte di tale clan avendo da decenni attività economiche nell’agroaversano (cfr. sul punto OCCC 467/06 emessa dal Tribunale di Napoli nel p.p. 13245/05 RGNR – 9405/06 RGIP richiamata dal PM).

Va anche precisato che i gestori del MAMA (azienda nata da pochi anni in Cellole) sono stati sottoposti a richieste estorsive anche da altri soggetti rientranti nell’alveo criminale locale tradizionalmente chiamati Muzzoni di Sessa Aurunca (cfrOCCC 44/15 del 28.01.2015 dal Tribunale di Napoli ambito p.p. 5742/13 RGNR – 817/15 RGIP, confermata dal Tribunale del Riesame)

Con riferimento tali episodi la “collaborazione” della p.p.o.o. è stata piena e le loro dichiarazioni sono altamente attendibili (ritenute tai del reto anche con riferimento l’estorsione oggetto del p.p. 5742/13 RGNR).

Ciò precisato, stante l’alto vaolore probatorio delle dichiarazioini rilasciate dalle p.p.o.o., sebbene sopra sintetizzate nei punti essenziali, appare opportuno riportare testualmente i tratti di maggiore interesse.

FALCO Federico in data 29.09.2014 dichiarava quanto segue:

“…… Fra il 2008 e il 2009, non ricordo precisamente la data, venne al ristorante Nobel di Aversa una persona che unitamente alla moglie venne prenotare una cerimonia per il battesimo del figlio. Dopo aver parlato del menù e aver firmato il contratto mi sono accorto che si trattava dei coniugi LUBELLO, ovvero di Giovanni e della moglie Katia BIDOGNETTI, perchè gli stessi si presentarono direttamente dicendo i loro nomi. 

Nella circostanza la signora Katia tenne a precisare che era la figlia di BIDOGNETTI Francesco. Dopo la firma del contratto, a distanza di quindici giorni abbiamo organizzato la cerimonia serale, ricordo che era una domenica e che a fine serata il LUBELLO mi chiese il conto e ricordo che gli dissi che ne avremmo parlato con calma successivamente e gli consegnai comunque il conto della serata.

Verso martedì, visto che il lunedì eravamo chiusi, si presentò, a nome di Lubello Giovanni. un ragazzo che mi disse che era venuto a saldare il conto, che ammontava ad €. 2.500,00. Questa persona di cui non ricordo il nome né tantomeno sarei in grado di riconoscere, mi consegnò un cassettino di legno, con una bottiglia di vino e delle salse e la cifra in contanti di €. 2.500,00.  Dopo qualche mese venne al ristorante Nobel di Aversa da me gestito insieme al socio Carlo Emini, il Lubello che mi propose l’acquisto di una partita di vini. Premetto che in quel periodo stavamo allestendo la cantina dei vini al MAMA, ma comunque non avevo bisogno di acquistare del vino dal Lubello, in quanto il mio fornitore era MENALE Carlo di Aversa; tuttavia per timore della persona che avevo di fronte, fui costretto ad accettare la vendita del vino facendogli nel contempo presente che avevo problemi economici e quindi se poteva farmi una dilazione di pagamento nel tempo. Il Lubello disse che non c’era problema e che potevo pagargli il vino quando volevo, anche perché lui aveva un’attività di gastronomia che aveva intenzione di cessare.

Nel mese di marzo del 2010, ricordo la data con precisione perché era quella riportata sulla fattura di vendita, il Lubello, tramite un suo incaricato, scaricò al Nobel di Aversa la partita di vino. Ricordo che in quella circostanza non ero presente, ma recandomi al Nobel ho trovato la fattura ed i vini depositati. Per quanto riguarda il pagamento del vino, non ricordo con precisione come sia avvenuto, visto che della parte amministrativa se ne occupava il mio socio EMINI Carlo. Ricordo solo che successivamente, ma non ricordo assolutamente quando, si è presentato a cena il Lubello con la signora Katia Bidognetti e in quell’occasione gli consegnai una busta con due assegni all’interno, post datati che il mio socio Emini Carlo aveva già compilato. 

Dopo qualche tempo (era sicuramente fra il mese di settembre ed ottobre e comunque prima di natale) si è presentato al MAMA il Lubello Giovanni, il quale mi disse che dovevo fargli una cortesia perché stava in procinto di chiudere l’attività e aveva bisogno di vendere altro vino che aveva a terra. Anche in questa circostanza, come ho già detto in precedenza, pur cercando di resistere alla sua pretesa, adducendo anche problemi economici che avevo in quel momento, per timore della persona che avevo di fronte, che reiteratamente mi chiedeva di prendere il vino, dovetti accettare la sua richiesta; avevo infatti timore e paura di ritorsioni, perché ben sapevo che il Lubello era il genero di Bidognetti Francesco, detto Cicciotto di mezza notte, essendo originario di Parete. Ribadisco che io non avevo bisogno del vino e ribadisco che l’acquistai e accettai la proposta di Lubello solo per paura. 

Ricordo, inoltre, che in quella occasione parlammo del costo del vino e il Lubello mi disse non quantificando l’importo che si trattava di una partita leggermente più grossa di quella del primo scarico. A questo punto, per cercare di resistere alle pretese del Lubello, oltre a rappresentargli che non avevo le disponibilità finanziarie per pagargli la fornitura, gli spiegai di un problema che avevo avuto con l’Enel che in quel momento volevano staccare il contatore. Il Lubello mi rassicurò che il problema era risolvibile perché mi avrebbe mandato qualcuno di sua conoscenza che avrebbe sistemato la cosa. Effettivamente successivamente il contatore non fu staccato. 

Dopo qualche tempo arrivò una quantità enorme di vino, sicuramente superiore alle quantità che mi sarebbero servite per il ristorante, il vino contenuto all’interno di alcuni cartoni che non richiamavano l’etichetta delle bottiglie, ma bensì di candeggina ed altri prodotti di supermercato. Voglio precisare che tale acquisto era antieconomico per il MAMA perché solitamente acquistiamo partite di vino per la banchettistica e dunque di valore inferiore. Ricordo che addirittura arrivò un bottiglione di champagne che ancora abbiamo al MAMA che non abbiamo potuto smaltire, così come altre bottiglie di Don Perignon di grande valore che difficilmente potrò smaltire nei ricevimento che effettuiamo. Infatti come potete constatare, anche personalmente, la maggior parte del prodotto fornita dal Lubello è rimasta giacente al MAMA. 

Ricordo che dopo poco il Lubello si presentò con una lista riportante il vino consegnato e l’importo totale che ammontava a circa 25.000,00 euro. Prontamente protestai perché la somma era eccessiva e il Lubello mi disse che mi faceva uno sconto di 10.000,00 euro e che quindi avrei dovuto pagare solo 15.000,00 euro. Ribadisco che tutta questa merce a me non serviva e che mio malgrado ho dovuto pagare tale somma di denaro, perché non potevo dire di no al Lubello Giovanni per paura di subire delle ritorsioni. Io infatti sono di Parete e so benissimo chi è la famiglia BIDOGNETTI e che sono queste le persone che comandano nel paese da sempre. 

Preciso che successivamente ho pagato il vino con queste modalità: per quattro mesi dal gennaio ad aprile del 2012, ho mandato il direttore del MAMA Salvio GUARINO, che era ignaro dei miei rapporti con il Lubello, a portare mille euro in contanti in una busta presso il negozio di telefonia del Lubello che si trova a San Marcellino. Non so materialmente chi abbia ritirato la somma. Dopo questi quattro mesi incontrai il Lubello Giovanni che mi disse che era uscito dal carcere e mi disse di sospendere i pagamenti con l’intesa che avrei ripreso i pagamenti quando ne avrebbe avuto bisogno.

Verso la fine del 2012 si presentò Katia Bidognetti al NOBEL di Aversa e mi disse che i soldi del pagamento del vino in sospeso, che prima davo al marito Lubello, avrei dovuto continuare a darli a lei. In quell’occasione la Bidognetti mi ricordò anche di un assegno di € 4.250,00 che non avevano incassato dicendomi di pagarlo. SI trattava di uno dei due assegni dati da me in pagamento per la prima partita di vino. Ci accordammo che ogni fine mese sarebbe venuta al MAMA e io le avrei consegnato la somma di danaro residua. La Katia è venuta dieci volte al MAMA con cadenza mensile e le ho consegnato mille euro a volta. In una circostanza poiché non la volevo vedere presso il mio locale, per evitare che fosse riconosciuta nel locale da qualche cliente, mandai mio cugino Salvio Guarino a Formia il quale mi disse che nel tentativo di rintracciare la Bidognetti avrebbe inviato un messaggio whatsapp ad un numero telefoniche che lo stesso GUarino possedeva e sapeva essere dalla Bidognetti. Ho saputo che si sono incontrati presso il centro Commerciale PANORAMA di Formia perché il Guarino mi ha confermato di averla incontrata e di averle consegnato i soldi. Non ricordo se è andato a Formia una volta o due. 

Ricordo che malgrado il mio invito a Katia di non venire al ristorante, la stessa si ripresentò dicendomi che non c’era nulla di male in quello che stava facendo perché il marito mi aveva venduto il vino. Non mi ribellai alla volontà di Katia, malgrado la sua presenza presso il locale mi desse fastidio, perché avevo timore di ritorsioni in quanto era la figlia di Bidognetti Francesco. 

Il saldo del debito è avvenuto il primo del mese di maggio 2014. In quella occasione il mio socio EMINI Carlo mi preparò un foglio da far firmare alla BIDOGNETTI dove risulta che il debito era stato estinto.

……………….OMISSISS.>> 

PUBBLICATO IL: 3 febbraio 2017 ALLE ORE 21:33 fonte:www.casertace.net