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Via le mafie da Roma

Roma sta diventando una città di mafia. Le DDA e le forze dell’ordine continuano, anno dopo anno, una battaglia senza quartiere contro un fenomeno che ormai è arrivato a dimensioni spaventose, se si pensa che secondo alcune stime la criminalità organizzata è arrivata a controllare circa il 20% di ristoranti e pizzerie del centro. Ormai, come testimonia la vera e propria divisione in zone di riferimento per i clan mafiosi, camorristi e soprattutto della ndrangheta (con diverse intromissioni dei resti della banda della Magliana e della cosiddetta “quinta mafia”, nata nel Lazio), non si dovrebbe neanche più parlare, probabilmente, di “infiltrazioni” mafiose. I mafiosi non si stanno “infiltrando”, a Roma, ma sono qui ormai in pianta stabile, da decenni. Si confondono a perfezione nella vita della grande città, fanno affari, stringono amicizie con uomini delle Istituzioni, vivono a pochi passi dai palazzi del potere, e in pochi li conoscono o ne parlano: forse, però, qualcosa si è rotto nell’ultimo periodo, come lascia capire il procuratore nazionale antimafia Grasso, dopo l’esecuzione in pieno giorno, nel quartiere “bene” di Prati, di Flavio Simmi (e qui stendiamo un velo pietoso sullo “stupore” di Alemanno dopo questo delitto e il suo legame con la criminalità organizzata…). Il rischio, a questo punto, è che questo possa essere solo l’inizio di una scia di sangue, di una battaglia per il controllo su ampie zone della città. Uno scenario insopportabile, che non può essere accettato.

Il 19 luglio, nell’anniversario della strage di via D’Amelio, ci sarà una grande fiaccolata al Pantheon contro la criminalità organizzata, a cui probabilmente parteciperanno tutte le Istituzioni locali. Una importante manifestazione sul piano simbolico, che però ovviamente non basta. Contro la mafia bisogna lottare e parlare tutti i giorni, senza tregua.

Sarà in grado, Roma che costruì un Impero, di annientare questa montagna di merda?

(Tratto da Roma MMXI)