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Verso la riapertura delle indagini sul “caso Ilaria Alpi”. E’ quanto auspichiamo anche noi

Tg3: teste d’accusa pagato da “autorità italiana” per mentire.  Dopo sedici anni l’inchiesta sull’omicidio dei giornalisti Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio nel 1994 mentre indagavano su traffici d’armi e rifiuti tossici tra Italia e Somalia e sulla mala cooperazione italiana, potrebbe riaprire

È quanto emerge al premio Ilaria Alpi di Riccione dalla testimonianza dell’avvocato Douglas Douale, il legale di Hashi Omar Hassan, l’uomo in carcere con l’accusa di aver partecipato al commando omicida. Secondo Douale, il suo assistito sarebbe un capro espiatorio, accusato falsamente da Ali Rage Hamed, detto Jelle, unico testimone fuggito all’estero senza essere mai comparso in tribunale. “Jelle mi ha telefonato e mi ha detto di aver mentito – ha raccontato Douale in una registrazione raccolta dal giornalista del Tg3 Roberto Scardova e proiettata ieri sera a Riccione nel corso di un dibattito sul caso-. Mi ha confessato che aveva bisogno di soldi, e che è stato pagato da un’autorità italiana per mentire”.

Per l’avvocato, dunque, il mandante dell’omicidio avrebbe pagato Jelle perché trovasse un finto colpevole e facesse quindi chiudere in fretta il caso. Se questo fosse vero, l’inchiesta andrebbe riaperta. Intanto, Douale ha ottenuto dal Gip di Roma il rinvio a giudizio di Jelle per calunnia.
Un’ulteriore conferma di quanto già sospettavano quanti si sono occupati del caso in questi anni, come è stato ribadito ieri nel corso del dibattito cui hanno partecipato Mariangela Gritta Grainer, portavoce dell’associazione Ilaria Alpi, Domenico D’Amati, legale della famiglia Alpi, Riccardo Bocca, giornalista de L’Espresso, Enrico Fontana di Legambiente, lo sceneggiatore Andrea Purgatori e Luciano Scalettari di Famiglia Cristiana.

“Questa storia è viva, e lo sarà sempre- ha spiegato Riccardo Bocca, che ha appena pubblicato su L’Espresso un’inchiesta sugli stessi traffici su cui stava indagando Ilaria Alpi-. Chi si illude che questa storia sia finita non ha capito nulla”.
L’avvocato D’Amati ha annunciato che nel processo contro Jelle, previsto per il 26 novembre prossimo, i genitori di Ilaria si costituiranno parte civile. “Non certo perché si aspettino un risarcimento – ha spiegato l’avvocato -. È un atto dimostrativo: loro non si arrenderanno fino a che non sarà fatta giustizia”.
Intanto, centoventi parlamentari di entrambi gli schieramenti hanno firmato l’appello lanciato dall’associazione Ilaria Alpi per la ricerca della verità sull’omicidio.

(Tratto da Aprile online)