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Verbale seduta camera su interpellanza urgente dell’On. Pina Picierno del PD sul caso Fondi

VERBALE SEDURA CAMERA DEI DEPUTATI DEL 15 OTTOBRE SUL CASO FONDI SOLLEVATO
CON UN’INTERPELLANA URGENTE DELL’ON.PICIERNO

L’onorevole Picierno ha facoltà di illustrare l’interpellanza Garavini n.
2-00511, concernente chiarimenti in merito all’annunciata decisione del
Governo di soprassedere allo scioglimento del consiglio comunale di Fondi
(Vedi l’allegato A – Interpellanze urgenti), di cui è cofirmataria.

PINA PICIERNO. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, il
Governo Berlusconi ha deciso di non sciogliere il consiglio comunale di
Fondi per infiltrazioni mafiose, così com’è stato richiesto dalla
Commissione di accesso del Prefetto di Latina Frattasi e dallo stesso
Ministro dell’interno, regalando così un salvacondotto al sindaco e
all’amministrazione comunale.
Questa è la conclusione inaspettata e gravissima di una vicenda che ha
davvero dell’incredibile, non solo per il tempo lunghissimo trascorso tra
la presentazione della relazione del prefetto e la decisione del Consiglio
dei ministri, ma anche e soprattutto perché la richiesta di scioglimento era
stata presentata dallo stesso Ministro dell’interno, addirittura nel
febbraio scorso, come emerge dalle sue dichiarazioni contenute nel
resoconto della seduta della Camera dei deputati del 14 maggio scorso.
Nella seduta del Consiglio dei ministri dell’8 maggio, il Ministro
dell’interno ha consegnato – così ha dichiarato Maroni – a tutto l’Esecutivo
la documentazione che dimostra, come ribadisce, la fondatezza della
richiesta di scioglimento.
Il 14 maggio scorso il Ministro conferma di nuovo la fondatezza della
richiesta di scioglimento e la sua personale volontà di procedere al più
presto (così dice Maroni); rispondendo ad una interpellanza urgente del
Partito Democratico, egli dichiara che il Consiglio dei ministri ha
organizzato la discussione secondo i tempi definiti dalla Presidenza del
Consiglio.
Cosa è accaduto successivamente? Come è noto, il Governo ha perso tempo –
troppo tempo – e sono emersi tentennamenti, divisioni e persino, come
documentato da alcuni quotidiani e settimanali nazionali, rapporti
politici, familiari e personali tra esponenti del Governo e persone legate
all’amministrazione comunale.
Nel frattempo la giunta ha rassegnato le dimissioni, il sindaco Luigi
Parisella ha dichiarato che è la fine di un incubo e tutto sembra
riportare il Consiglio dei ministri alla decisione più ovvia; tutto portava a
pensare che il Governo, che molte volte per bocca del Ministro Maroni ha
sbandierato le sue leggendarie vittorie contro le mafie, alla fine facesse il proprio
dovere, procedendo così allo scioglimento di un comune che è gravemente
infiltrato.
Ma ciò non è successo: l’Esecutivo di Berlusconi ha ritenuto che le
dimissioni della giunta fossero sufficienti e che, di conseguenza, un
commissariamento ordinario potesse bastare.
Signor sottosegretario, noi chiediamo chiarezza perché nella storia dei
180 comuni che sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose non si è mai
verificata una vicenda simile. Non si è mai visto, di fronte alla quantità
enorme di fatti documentati con rigore da inchieste giornalistiche, dalla
relazione del prefetto e da atti giudiziari (è noto che sono 61 le cosche
operanti nel Lazio, in particolare nel basso Lazio, e un’informativa dei
carabinieri di poche settimane fa chiarisce che Antonio Iovine, il
superlatitante del clan dei Casalesi, è operativo e si trova esattamente
nel basso Lazio) e di fronte a fatti così gravi, un Governo comportarsi in
questo modo; soprattutto, non si è mai visto un Presidente della
Commissione antimafia tacere quasi imbarazzato.
Il Ministro Maroni ha dichiarato, dopo l’ultimo Consiglio dei ministri,
che il Consiglio dei ministri ha preso atto dello scioglimento
dell’amministrazione, che il prefetto di Latina ha nominato un commissario
e che il problema è stato risolto (così dice Maroni), precisando che il
Governo aveva due scelte possibili, procedere al commissariamento del
comune per diciotto mesi oppure andare al voto e dare la parola al popolo
sovrano.
Dice Maroni: abbiamo scelto la seconda strada, perché la democrazia è
sempre la scelta migliore.
Credo che siamo di fronte ad una vera e propria aberrazione giuridica, che
viene peraltro elevata al rango di precedente giurisprudenziale;
sicuramente siamo di fronte ad una scelta non chiara e non trasparente, che viola
apertamente e palesemente, l’ultimo comma dell’articolo 143 del testo
unico degli enti locali, il quale – il sottosegretario lo ricorderà – è
rigorosissimo nello stabilire che le dimissioni preventive di sindaco e
giunta non evitano, in alcun modo, la pronuncia di merito sulla
sussistenza del condizionamento mafioso, perché il commissariamento ordinario, come
noto, è assolutamente e del tutto inefficace rispetto alle infiltrazioni
mafiose nel tessuto politico e amministrativo delle città.
Il comune di Fondi, com’è noto, è infiltrato da camorra e ‘ndrangheta: non
lo dice solo l’opposizione, non lo dicono soltanto i comitati cittadini o
i cittadini fondani, che a gran voce hanno chiesto lo scioglimento, ma lo
mettono nero su bianco, con grande chiarezza, una relazione del prefetto di Latina ed una relazione dello stesso Ministro Maroni del 18 settembre
scorso, di cui vorrei citare alcuni stralci.
Il Ministro Maroni afferma: il condizionamento degli affari dell’ente, e
la strumentalizzazione delle scelte amministrative, risultano favorite dai
rapporti di parentela, frequentazione, contiguità e cointeresse, di taluni
pubblici amministratori con soggetti vicini, od organici, alla criminalità
organizzata; la commissione ha acclarato che si sono radicate anomalie
organizzative e procedurali, nonché illegittimità gravissime e diffuse, i
cui esiti hanno spesso, oggettivamente, favorito soggetti direttamente o
indirettamente collegati alla criminalità organizzata.
Il Ministro Maroni continua affermando che è stata acclarata e accertata
la sistematica disapplicazione della normativa antimafia in materia di
affidamento di lavori, servizi e forniture, che denota la volontà
dell’ente di operare in un contesto svincolato dal rispetto delle regole. Il
Ministro cita, a titolo di esempio, una serie di casi specifici, e snocciola le
normative che sono state disapplicate, come la normativa antimafia e
antiriciclaggio, la normativa antimafia in materia di contratti pubblici
per lavori servizi e forniture, il regolamento della contabilità comunale che
prescrive che i pagamenti seguano l’ordine cronologico di presentazione
delle domande di liquidazione.
Il Ministro cita ancora la costruzione della nuova casa comunale avviata
senza il rispetto degli adempimenti pubblicitari previsti dalla normativa
di settore a garanzia  della trasparenza, in violazione della
disposizione del principio previsto del codice dei contratti pubblici.
Il Ministro continua – la relazione è molto lunga e dettagliata – citando
le contraddizioni relative ad alcuni soggetti delle amministrazioni
pubbliche, in particolare, il sindaco Parisella che è accusato di aver favorito i
suoi personali interessi rispetto ad una variante urbanistica, e quelli di un
consigliere comunale che, peraltro, ha partecipato alla votazione in
spregio all’obbligo di astenersi previsto dall’articolo 78 del decreto legislativo
18 agosto del 2000 n. 267. L’approvazione di questa variante ha
sicuramente portato – afferma il Ministro Maroni – un concreto vantaggio alla società
che il medesimo ha posto in essere unitamente al fratello di un esponente
del sodalizio Tripodo-Trani attualmente assoggettato a procedimento penale
per reati previsti dall’articolo 416-bis del codice penale.
Il Ministro continua citando le contraddizioni addirittura di un
consigliere comunale che risulta essere autista e guardaspalle di uno dei personaggi
di maggior rilievo del panorama della criminalità organizzata di matrice
calabrese che si è radicata nel territorio di Fondi, e conclude la
relazione dicendo testualmente: la valutazione della situazione in concreto
riscontrata, rispetto alla presenza dell’influenza criminale, rende
necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in
18 mesi. Ritenuto, pertanto, che ricorrano le condizioni indicate per
l’adozione del provvedimento di cui all’articolo 143 del decreto
legislativo 18 agosto del 2000, n. 267, il Ministro propone, per queste ragioni, lo
scioglimento del consiglio comunale di Fondi.
È evidente che siamo di fronte ad una palese contraddizione, il Ministro
evidentemente ha improvvisamente cambiato idea. La verità è che si è, di
fatto, evitato di sradicare quei legami viscidi e pericolosi tra mafia e
pubblica amministrazione. Si è deciso di non consegnare alla scelta
democratica dei cittadini una situazione chiara e trasparente e per questo
autenticamente democratica.
Aggiungo, inoltre, che da domani, signor Presidente, signor
sottosegretario, a tutte le amministrazioni infiltrate basterà dimettersi.
Basterà dimettersi in tempo per scongiurare il rischio di uno
scioglimento, e così avranno a disposizione qualche mese di commissariamento e poi
saranno di nuovo in pista, di nuovo in pista con nuove elezioni, con le candidature,
con la campagna elettorale, con le vittorie da festeggiare e soprattutto
con gli affari da continuare a coltivare.
Appalti, subappalti, subcontratti: sono le paroline magiche,
sottosegretario, su cui si costruisce quel legame perverso tra politica e
criminalità organizzata, quel legame che questo Governo non ha voluto
tranciare beffando così il Paese, beffando così i cittadini di Fondi che
chiedevano e si aspettavano soltanto il ripristino della democrazia. Così
non è stato e così lo Stato, tutti noi, questo Parlamento, queste
istituzioni hanno perso definitivamente la loro credibilità.
Per questo noi, di fronte a fatti così gravi, chiediamo davvero di
conoscere cosa sia avvenuto, cosa abbia indotto il Ministro Maroni a cambiare
opinione sul comune di Fondi dopo aver chiesto per due volte lo scioglimento.
Chiediamo di conoscere perché il Ministro non abbia voluto applicare una
norma del cosiddetto pacchetto sicurezza da egli stesso proposta, ovvero
la norma di cui all’ultimo comma dell’articolo 143 del Testo unico degli enti
locali.
Chiediamo anche di conoscere, sottosegretario, nel dettaglio le modalità
di questa decisione, perché converrà che una comunicazione informale (come
quella che è stata data dal Ministro Rotondi e poi da Maroni) rispetto
all’esito di una discussione tanto delicata è assolutamente inusuale.
In altre parole, noi chiediamo di conoscere che cosa è avvenuto nel
Consiglio dei Ministri. Vogliamo sapere se si è proceduto ad una votazione
o se, semplicemente, si è data la vicenda per risolta.
Credo che siano interrogativi importanti e che il popolo, i cittadini di
Fondi e i cittadini di questo Paese abbiano il diritto di conoscere
le risposte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l’interno, Nitto Francesco
Palma, ha facoltà di rispondere.

NITTO FRANCESCO PALMA, Sottosegretario di Stato per l’interno. Signor
Presidente, onorevoli deputati, riguardo alla vicenda che ha interessato
il Comune di Fondi, cui fanno riferimento gli onorevoli interpellanti, non vi
è stata alcuna sottovalutazione.
A procedimento ancora aperto è intervenuto un fatto nuovo: le dimissioni
rassegnate lo scorso 3 ottobre dal sindaco e da sedici consiglieri
comunali su trenta.
Il prefetto di Latina, sospendendo sindaco, consiglio e giunta comunale,
ha nominato il commissario per la provvisoria amministrazione dell’ente nella
persona del prefetto Guido Nardone.
Vale la pena precisare alcune circostanze di diritto che discendono dalla
nuova normativa introdotta con la legge n. 94 del 2009.
Segnatamente, se è vero che lo scioglimento ordinario ex articolo 141 del
decreto legislativo n. 267 del 2000 non può determinare in alcun caso
un’interruzione della procedura di scioglimento straordinario ex articolo
143, è altresì vero che l’intervenuto scioglimento ordinario non impone
che sia necessariamente adottato un provvedimento di scioglimento per
infiltrazione mafiosa, le cui condizioni vanno esaminate caso per caso, e
la cui relativa decisione non può costituire precedente.
In questo caso specifico, valutate le condizioni di fatto determinatesi,
il Consiglio dei Ministri, organo deputato alla decisione, nella seduta del 9
ottobre scorso, ha ritenuto più opportuno restituire la parola agli
elettori in occasione del turno elettorale amministrativo di primavera, invece che
avviare la gestione commissariale per diciotto mesi.
Colgo questa occasione non per sbandierare successi ma per ricordare –
ancora una volta – che la straordinaria efficacia dell’azione che il
Governo sta sviluppando in molteplici direzioni per combattere i fenomeni mafiosi
non ha eguali nel passato ed è comprovata da concreti ed inconfutabili
risultati: 3.479 arresti compiuti negli ultimi 17 mesi con una percentuale
in crescita del 26 per cento rispetto ai 17 mesi precedenti; 270 gli
arresti tra i più pericolosi latitanti di mafia, che corrispondono ad un aumento
del 91 per cento; 13 di essi inclusi nell’elenco dei 30 più pericolosi, con un
aumento del 62 per cento, e 35 inseriti nell’elenco dei 100 più
pericolosi, con un incremento del 119 per cento; 335 le operazioni di polizia
giudiziaria effettuate con un incremento del 40 per cento rispetto ai 17
mesi precedenti; 12 consigli comunali sciolti per infiltrazioni della
criminalità organizzata.
Nell’azione di contrasto alla mafia il Governo si è concentrato, oltre che
nella cattura dei latitanti, sull’aggressione, senza precedenti, ai
patrimoni: 5 miliardi e 372 milioni di euro di beni sono stati sottratti
alle cosche mafiose con un incremento del 51 per cento rispetto ai
precedenti mesi ed ora potranno essere utilizzati contro la mafia stessa.
È opera di questo Governo, inoltre, l’istituzione del Fondo unico di
giustizia dove affluisce il denaro sequestrato alla mafia, finora rimasto
nei forzieri delle banche. I 680 milioni di euro confluiti nel Fondo all’8
ottobre scorso verranno messi a disposizione e ripartiti a partire dal
prossimo anno per le esigenze della sicurezza e della giustizia.
Nella storia dei precedenti Governi non si trova un periodo così fecondo
nella lotta alla mafia.

PRESIDENTE. L’onorevole Amici, cofirmataria dell’interpellanza, ha facoltà
di replicare.

SESA AMICI. Signor Presidente, sottosegretario Nitto Palma, lei ha
risposto ad una interpellanza urgente eludendo un tema vero, ma lo ha fatto
assumendosi una responsabilità e utilizzando aggettivi di una
gravità
inaudita. Lei ha spiegato agli interpellanti, dopo l’illustrazione della
collega Picierno, che il Governo ha valutato le condizioni di fatto e
l’opportunità, vale a dire che ha scelto la linea della discrezionalità di
fronte a provvedimenti che erano stati sostanziati da relazioni, da
pronunciamenti del Ministro e ha scelto la discrezionalità politica
nell’assumere una decisione.
Ancora non abbiamo capito se questa decisione è stata assunta o se le
condizioni di fatto sono divenute l’elemento sul quale ci costringete a
ragionare.
Il contrasto alla mafia e le cifre che lei ha citato, noi non le
contestiamo. Ciò che vi stiamo chiedendo è la motivazione di un
comportamento che crea un precedente soprattutto perché nemmeno pochi mesi
fa, nel 2008, un comune dell’agrigentino, Siculiana, quando mancavano due
giorni ad un turno elettorale, ha deciso di fronte ad una procedura di
scioglimento per questioni di infiltrazioni la stessa analoga procedura
del comune di Fondi: si sono dimessi il sindaco e la sua maggioranza. In quel
caso il Consiglio dei Ministri ha deciso di procedere, invece, con il
provvedimento più importante che è la procedura di scioglimento antimafia.
Qui ci dobbiamo intendere. Sottosegretario Nitto Palma, cerco di mantenere
la calma nella risposta non soltanto perché conosco bene quella realtà –
infatti provengo da quella provincia – ma perché si sta producendo un
elemento che, a mio avviso e ad avviso dei colleghi che hanno firmato
l’interpellanza, testimonia la debolezza dello Stato e del diritto, e che
mette in discussione anche le persone che rappresentano lo Stato negli
uffici periferici.
Su questo comune gravano due procedure. La prima, molto lunga, ha portato
per più di un anno il Consiglio dei ministri a rimandare la decisione. Non
soddisfatti, avete chiesto l’applicazione della nuova procedura della
legge n. 94 del 2009 contenente il pacchetto sicurezza. È stato dato di nuovo
l’incarico allo stesso prefetto, il dottor Bruno Frattasi, con la
necessità di rinviare una nuova relazione, più cogente, che mettesse insieme gli
elementi non solo di illegittimità amministrativa, sapendo che in quel
contesto non erano avvenuti fatti specifici. E mi riferisco all’operazione
Damasco, sottosegretario Nitto Palma, che poneva in evidenza anche le
pendenze penali nei confronti di persone di quella amministrazione,
dirigenti ed elementi apicali dei vertici amministrativi.
Quella relazione è stata inviata nei tempi dovuti e ha confermato la
situazione, anche a seguito di una convocazione abbastanza impropria del
Comitato parlamentare per la sicurezza dov’erano presenti tutti i vertici
di polizia e della procura della Repubblica di Latina e lo stesso presidente
della provincia di Latina, l’unico che in quella occasione ha deciso di
svolgere il ruolo di difensore del comune di Fondi più per una questione
di parte politica.
Ebbene, alla luce della seconda procedura, il Ministro Maroni ha esposto
una relazione e ha confermato e sentenziato che vi erano tutti gli elementi.
Improvvisamente, dopo un anno di incubo – ma, ormai, non siamo più
all’incubo, signor sottosegretario Nitto Palma, siamo ad un film
dell’orrore – il sindaco di quell’amministrazione è stato anticipato da
alcune agenzie stampa di un altro esponente importante della realtà
pontina e della realtà di Fondi. Egli consigliava, il giorno prima, in un’agenzia
di stampa delle ore 23, che se fosse stato lui il sindaco, non sarebbe stato
opportuno dimettersi. Questo avveniva esattamente due giorni prima che il
Consiglio dei ministri venisse convocato.
È mai possibile, in questo Paese, dare una risposta alle questioni che
riguardano la lotta alla mafia (anche su questo terreno squisitamente
politico e di serietà), che non sia legata all’opportunità? L’opportunità,
caro collega e sottosegretario Nitto Palma, è un concetto pericoloso,
soprattutto su questo terreno scivoloso. Stiamo creando una zona franca,
perché la affidiamo ad una sorta di protettorato politico. È sbagliato.
Siamo completamente insoddisfatti della risposta e, pertanto, continueremo
a fare ipotesi. Annunciamo che su questa questione non ci fermeremo e
che produrremo una mozione come Partito Democratico. Il caso di Fondi,
infatti, può creare un precedente, perché si abbassa la guardia rispetto
alla lotta alle mafie ed alle infiltrazioni mafiose. Presenteremo tale
mozione, perché è bene che l’opportunità non diventi diritto né
giurisprudenza.
Vi sono le leggi, vi è il rispetto e vi sono le normative. Quando si viene
meno a tutto ciò e si privilegiano le parti politiche, non vi è alcuna
battaglia da vantare sul contrasto alla mafia: vi è semplicemente da dire
che, per alcune questioni e per alcuni comuni, si sceglie la linea
dell’opportunità, mentre per altri si sceglie un’altra linea. Questo è
inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti
all’ordine.