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Ventotene. Si costruisce nelle grotte, anche ora, si è devastato il territorio e nessuno è intervenuto. Nessuno ha visto e vede, mentre la gente muore. Ora basta!

Ventotene: La morte di due ragazzine di 14 anni d’età sotto la frana di Cala
Rossano, vista dalla lente delle relazioni tecniche, rischia di diventare
ancora più straziante di quanto non lo sia nella realtà. La crudezza dei
rilievi degli specialisti mette con le spalle al muro il Comune di
Ventotene,
se non giuridicamente – ma sarà un tribunale a stabilirlo – almeno
moralmente,
circa le responsabilità dell’ente sull’accusa di non avere messo in campo
azioni a limitare il rischio di crolli delle pareti rocciose dell’isola.
Infatti, a quanto risulta i tre consulenti (Albino Lembo-Fazio, Massimo
Amodio
e Dario Tarozzi) del Pubblico ministero Vincenzo Saveriano hanno rilevato
un’assenza costante dell’ente locale nella burocrazia della difesa del
territorio. La zona di Cala Rossano non è mai stata classificata come
pericolosa almeno dai carteggi in Regione fino al 2001, cioè l’anno in cui i
funzionari e tecnici della Pisana iniziarono ad avere colloqui con i tecnici
dei singoli Comuni per evidenziare le criticità ambientali. Nessun
intervento
di difesa del suolo fu previsto per Ventotene. La burocrazia va avanti e nel
2003 questa famosa Autorità dei Bacini regionali avvia l’approvazione del
Piano
di Assetto idrogeologico (Pai). Cioè, il documento che ad oggi individua le
zone pericolose. Per esempio, indica il 95% della costa di Ventotene come
pericolosa (tanto che esistono dei cartelli di divieto) e nel rimanente 5%
sicuro c’è proprio Cala Rossano. Un aspetto che all’indomani della tragedia
ha
fatto arricciare da subito il naso agli inquirenti. Che si sono andati a
studiare l’iter di questo «Pai». Ecco, allora che salterebbe fuori l’assenza
costante del Comune di Ventotene nel far pervenire all’ente regionale ogni
tipo
di informazione. Certo, la documentazione stilata dagli specialisti romani
poteva anche andar bene così com’era. Solo che nel 2004 fu segnalata una
frana
proprio in prossimità di Cala Rossano. Si attivò l’ex Genio Civile per una
serie di interventi. Ma da quel momento fino al 2006 quando il Pai è
adottato e
pubblicato dal Comune di Ventotene non è mai stato indicato nulla
all’Autorità
di Bacino. Un comportamento tenuto anche negli anni successivi perché, a
quanto
risulta, secondo i consulenti della Procura nel 2009 nessun rappresentante
del
Comune isolano partecipò alle riunioni per l’adozione del Progetto di Piano
Stralcio per l’assetto idroeologico. I famigliari di Sara Panuccio e
Francesca
Colonnelli, le due vittime, hanno sempre sostenuto che la tragedia si poteva
evitare. I consulenti dicono solo – basta fare anche una semplice ricerca in
Internet – che le falesie sono destinate a franare progressivamente fino a
quando lo decide la natura. L’uomo può solo giocare d’anticipo.
(fonte: La Provincia   postato da: orabasta ,riportato da Telefree)