Da un parte chiesto il rinvio a giudizio per i vertici del colosso vicentino Serenissima Ristorazione per gli appalti per le mense degli ospedali. Dall’altra, per fatti relativi al finanziamento di una Fondazione, è stato chiesto il processo anche per Domenico Mantoan
di Giuseppe Pietrobelli | 14 GENNAIO 2023 – Il Fatto Quotidiano
L’appalto senza fine per le mense degli ospedali, bandito dalla Regione Veneto, ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio per i vertici del colosso vicentino Serenissima Ristorazione, sospettati di un accordo per vincere tutti i bandi. In un secondo filone, per fatti relativi al finanziamento di una Fondazione, è stato chiesto il processo anche per Domenico Mantoan, già direttore generale della sanità veneta e per Patrizia Simionato, già direttore generale di Azienda Zero, il braccio operativo della giunta regionale nella gestione delle spese sanitarie. Ad indagare su entrambi i capitoli è stato il sostituto procuratore padovano Silvia Golin, mentre le indagini sono state condotte dai carabinieri del Reparto operativo. L’udienza preliminare si terrà l’1 febbraio.
Appalto da 110 milioni di euro – L’assegnazione della preparazione dei pasti negli ospedali costituisce una spina nel fianco dell’amministrazione di Luca Zaia. Nel 2019 il Consiglio di Stato e l’Autorità Nazionale Anticorrruzione avevano ordinato di ripetere i bandi (che allora assommavano a 300 milioni di euro) per supposte irregolarità e favori a Serenissima Ristorazione, che aveva vinto le gare, avvantaggiandosi anche di un centro di cottura che a suo tempo era stato finanziato dalla giunta regionale ai cui vertici stava il forzista Giancarlo Galan, prima dell’epoca della Lega. Sembrava che si trattasse di una controversia amministrativa, visto il ricorso della società italo-tedesca Dussmann, sconfitta in alcune delle gare. Invece, a sorpresa, un anno fa si è scoperto che la magistratura aveva indagato a fondo con ipotesi penali sugli ultimi bandi, del valore di 110 milioni di euro (con assegnazione a 80 milioni di euro). Adesso la richiesta di rinvio a giudizio per reati che vanno dalla turbativa d’asta, al falso ideologico e alla truffa ai danni dell’Inps. Coinvolti cinque amministratori del gruppo vicentino. Innanzitutto il presidente del consiglio di amministrazione Mario Putin, 73 anni, residente a Costabissara, e il figlio Tommaso, 48 anni, di Vicenza, che si occupa delle gare pubbliche. Ci sono poi Flavio Massimiliano Faggion, 64 anni, di Trissino, amministratore delegato di Serenissima Ristorazione Spa e di Euroristorazione Srl, Giuliano Ongaro, 62 anni, di Schio, presidente del consiglio di amministrazione di Euroristorazione, e Carlo Ernesto Garbin, 60 anni, di Isola Vicentina, amministratore delegato di Euroristorazione e procuratore speciale in Serenissima Ristorazione.
Il patto nascosto – Le gare, suddivise in sei lotti, avrebbero dovuto evitare le concentrazioni che avevano portato alla vittoria di Serenissima nei primi bandi. In realtà Serenissima Ristorazione si era aggiudicata le forniture dei pasti per le unità sanitarie locali di Padova, Rovigo e Venezia, mentre i lotti riguardanti Treviso e Vicenza erano andati alla società Euroristorazione. Era andata invece deserta la gara per l’Ulss di Belluno, il che spiega il valore di aggiudicazione con una cifra inferiore di 30 milioni rispetto al bando. L’inghippo consiste nel fatto che Euroristorazione è controllata all’81% da Vegra Camin, a sua volta controllata da Serenissima Ristorazione. Insomma, entrambe le vincitrici erano riconducibili al gruppo Putin. Secondo la Procura “un unico centro decisionale facente capo a Mario Putin” avrebbe preparato le offerte, aggirando il bando che prevedeva l’aggiudicazione di un massimo di tre lotti per ciascun concorrente. Le offerte sarebbero state preventivamente concordate tra le due società con la falsa dichiarazione di averle formulate in piena autonomia.
Alla Fondazione 20mila euro – La Procura ha chiesto il processo anche per Domenico Mantoan, 65 anni (difeso dagli avvocati Piero Longo e Anna Desiderio), e Patrizia Simionato, ex direttore generale di Azienda Zero (difesa dall’avvocato Alessandro Moscatelli). L’ipotesi di reato è induzione indebita a dare o promettere utilità per un contributo aggiuntivo di 20mila euro che i due manager pubblici avevano assegnato alla Fondazione Scuola Formazione di Sanità Pubblica di Padova, un ente di emanazione regionale. Il finanziamento fu inserito in una delibera regionale dell’agosto 2020, indirizzata al direttore generale di Azienda Zero e approvata quando Mantoan era vicepresidente della fondazione. Per concorso negli stessi reati è indagata Alessandra Stefani, vicentina, legata da amicizia con Mantoan, che era assistente amministrativo dell’Uls di Vicenza, poi trasferita alla Fondazione nel 2019. Secondo l’accusa, all’origine del finanziamento aggiuntivo c’era proprio l’amicizia con Mantoan, che dopo essere andato in pensione da direttore generale della Sanità veneta, è diventato presidente di Agenas, l’Agenzia Nazionale per la Sanità Regionale. Questo filone è venuto a galla da alcune intercettazioni telefoniche effettuate dai carabinieri che indagavano sugli appalti delle mense.
Fonte.https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/01/14/veneto-sanita-e-appalti-per-le-mense-ospedaliere-la-procura-chiede-il-rinvio-a-giudizio/6936483/