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Un’idea per una nuova Civitavecchia”. Riceviamo e pubblichiamo

Prendete dal web una carta geografica europea con la mappa delle centrali nucleari.  Si nota subito l’Italia segnata in verde in mezzo  alle bandierine rosse di Slovenia, Francia, Spagna, Svizzera ed altri paesi europei. Possiamo essere a favore o contro al nucleare, con motivazioni economiche o etiche o ambientali, ma questo è un  dato certo: ad oggi l’Italia non ha energia nucleare. E allora chi ci dice che ciò non rappresenti una sorta di isola felice nel mondo nuclearizzato, una specie di enorme riserva naturale protetta, almeno psicologicamente, che possa essere attrazione di turismo, soggiorno e benessere per tutto il mondo, avvantaggiata dal fatto che abbiamo il 50% del patrimonio artistico mondiale?  E che tale situazione non sia infinitamente più vantaggiosa rispetto ai costi dell’acquisto energia elettrica da altri paesi?  In piccolo, ma relativamente, questo vale per questa zona dell’Alto Lazio, avendo come chiave di volta Civitavecchia. Anche qui invito a ragionare sulla situazione attuale. Civitavecchia è nella bassa Maremma, ha alle spalle un territorio ambientalmente integro ( Tarquinia, Tolfa, Allumiere, Bracciano), si trova a 50 km dall’aeroporto di Fiumicino, 70 km da Roma, ha un porto importante per traffico passeggeri e croceristico senza concorrenza. Tutto questo deve convivere con fonti inquinanti massicce come le due centrali elettriche, i tanti depositi serbatoi di oli combustibili, la misteriosa area di stoccaggio armi chimiche di Santa Lucia, le pessime ed irresponsabili gestioni degli scarichi a mare, dei depuratori, del sistema idrico, del trattamento dei rifiuti e addirittura incapacità nel monitoraggio di inquinamento ambientale.  Allora perchè non pensare ad una Civitavecchia futura, ma neanche tanto, agendo in contemporanea sui due fattori e cioè migliorando e riducendo al minimo l’impatto inquinante e sfruttando le potenziali peculiarità turistiche  ambientali e geografiche? Si sarebbe protagonisti responsabili del territorio , creando reddito e valore aggiunto sulle caratteristiche di questa zona, anzichè subire passivi un eventuale mega-traffico container come proposto irresponsabilmente da Moscherini dato che Gioia Tauro, Taranto, Cagliari sono in crisi e stanno mettendo in cassa integrazione i portuali dei container dopo investimenti faraonici, i porti di Genova e Rotterdam hanno stretto alleanze per il corridoio di movimentazione traffici container che li unisce, il progetto FvG che unisce le portualità di Trieste e Monfalcone da 5 mln di TEU è in fase avanzata, e Napoli, Livorno e Ancona si stanno attrezzando. Il creare una testa di ponte alla superproduzione cinese ha inoltre altri cento aspetti negativi a partire da quello che devasta ed impedisce qualsiasi altra alternativa, e per sempre, su un bacino di oltre 150.000 abitanti e non può essere un aereoporto voluto da un avvocato, la pressione di capitali dubbi o la megalomania di Moscherini a distruggere un territorio così vasto. Questa è la realtà e su questo bisogna agire. Significa destinare il porto essenzialmente al croceristico e al passeggeri, riducendo il commerciale e traffico container  all’essenziale, avviare programma di dismissione per Tirreno Power TVS dalla cui presenza misteriosamente silenziosa Civitavecchia non ha benefici, far rispettare e migliorare gli accordi con Enel TVN a partire dal bosco dei 40 ettari per arrivare al resto concordato e non rispettato, ottimizzando la sua presenza in zona ( semplice questione di dare ed avere dato che è prevista un sua presenza per almeno altri 20 anni), avviare la dismissione dei gruppi depositi/serbatoi oli combustibili e la bonifica dei depositi armi chimiche. Contemporaneamente iniziare la riqualificazione delle zone boschive/naturali Frasca, Marangone, Fiumaretta per dare continuità ai territori dei comuni adiacenti ed iniziare una seria e rigorosa gestione di acqua e rifiuti e servizi. Questa impostazione permetterebbe di dare una svolta definitiva ed abbracciare una vocazione turistica/ambientale come fattore di sviluppo. La situazione migliorata permetterebbe in contemporanea la creazione dell’oceanario, di un centro congressi internazionale agevole per collocamento geografico e collegamenti viari ed aeroportuali, un polo fieristico legato alla nautica e alla presenza di approdi importanti come Porto del Tirreno, Riva di Traiano, la cantieristica navale, del sospirato centro termale, di una città dello sport per avvenimenti nazionali ed internazionali, avviare la costruzione di un moderno ospedale in sinergia pubblico/privato, spostare la stazione ferroviaria in zona ex Italcementi (ha spazi decenti per servizi, per i residenti e per il movimento croceristico trovandosi vicino al costruendo ponte mobile),  sviluppare un comprensorio agricolo, faunistico, piccolo allevamento, artigianale, didattica formato da piccole realtà incentivate ma autosufficienti, iniziative di micro-imprenditorialità per  sfruttamento traffico croceristico e passeggeri  logistico ( taxi, autopulman, traduzioni, accompagnatori, formazione guide, servizi di lavoro a bordo connessi all’alberghiero, artistico, artigianato, servizi alla persona, ecc), la Frasca permetterebbe iniziative di pesca-turismo, escursioni, strutture per ricezione turistica, per soggiorni sia di vacanza che di soggiorno residenziale, portare avanti il grande progetto dei Patti Territoriali rimodulandolo, creare residenze terapeutiche, di benessere, mediche, di accoglimento e molto altro ancora. Il tutto finalizzato non ad una espansione infinita ma ad un equilibrio del territorio, per i nostri concittadini, per cui programmi di agevolazioni,  incentivi, istruzione, didattica sarebbero destinati ai residenti, che significa semplicemente tutelare questa comunità. Per quello appaiono ancor più folli i Piani Integrati camuffati e mimetizzati nello stesso giorno della variante 29, abnormi per incremento numero di abitanti se non accompagnati da altro. Ovviamente tutto dovrebbe essere accompagnato ad iniziative di innalzamento culturale, sociale, educativo della popolazione scolastica e non, tanto in sofferenza a Civitavecchia.
Questo sarebbe un vero federalismo responsabile dove, anzichè continuare ad aumentare il debito chiedendo e sperperando risorse, è possibile creare e produrre reddito per nostri meriti e per nostre esigenze,  governato e gestito da qui, di sviluppo sostenibile, con ripartizione rischio di crisi frammentata nei vari settori . Con questa programmazione la creazione di posti di lavoro e di reddito sarebbe infinitamente superiore a ciò che offre un porto di stoccaggio e passaggio container, con darsena petroli e presenza di poli energetici fortemente inquinanti,  che distrugge il territorio e preclude qualsiasi altra alternativa per sempre.
Antonio Manunta