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Un’”antimafia” sociale al servizio del sistema mafioso?

I SILENZI SISTEMATICI ED INQUIETANTI DELL’ANTIMAFIA SOCIALE
Sconvolgenti.
Che impongono a tutti tanti interrogativi sul ruolo e sull’identità di tanti soggetti, grandi e piccoli, che pur si vantano di far parte dell’area dell’antimafia sociale e che nulla di concreto fanno per combattere seriamente le mafie.
Tutti disponibili a parlare del passato, a stracciarsi le vesti quando si parla di Falcone, Borsellino e delle altre vittime di mafia, a cantare, sfilare, manifestare sulle cose passate, ma, al contrario, tutti o quasi zitti quando si parla di cose attuali, quando si tratta di combattere il sistema massonico-mafioso che quotidianamente ci soffoca, ci uccide, ci corrompe, ci leva ogni pur minimo spazio di agibilità civile e democratica, compromettendo irreversibilmente il presente e l’avvenire dei nostri figli, dei nostri nipoti, dei giovani tutti.
Ed anche quando si parla del passato si cerca sempre di tenere un profilo basso, di nascondere la realtà, di denunciare non solo gli esecutori dei crimini, ma soprattutto i mandanti.
Si parla di “colletti bianchi”, di “borghesia mafiosa”, di coloro, cioè, che rappresentano la VERA MAFIA, la mafia che comanda e dà gli ordini, annidata nei partiti, nelle istituzioni, nelle banche, nei ministeri, talvolta anche nelle caserme e nei tribunali, fra i professionisti, nella società civile, ma nessuno si impegna a denunciarli, nomi e cognomi, chiedendo che vengano perseguiti.
Si parla solo, quando lo si fa, dei Riina, dei Provenzano, dei Messina Denaro, degli Schiavone, dei Pelle, dei Setola, presentandoli come i “capi”, ma mai di chi nell’ombra sta SOPRA di essi, di chi li copre, li protegge, li manovra e dà gli ordini.
Anzi, a questi, che sono tutti nella politica e nelle istituzioni, si chiedono soldi, legittimazione, riconoscimento, tutela.
Una specie di antimafia che si comporta come se fosse essa stessa la mafia, una sua componente “alta” ed “altra” ma pur sempre una sua componente che tutto sommato fa oggettivamente comodo alla mafia.
In questi giorni due temi hanno tenuto banco:
il primo è quello della sentenza emessa dalla Cassazione nel processo Mediaset a seguito del quale Giudici ed intera Magistratura sono stati messi alla gogna per aver applicato la legge nei confronti di un pregiudicato che, peraltro, ha in corso altri processi per reati infamanti e che ne ha evitati altri ancora per le leggi che egli si è fatto approvare ad hoc;
il secondo riguarda le dichiarazioni di Carmine Schiavone il quale ha affermato di essersi pentito di aver collaborato con uno stato fatiscente e che abbandona alla loro sorte tutti coloro – collaboratori e testimoni di giustizia- che denunciano i mafiosi, quasi a volerli scoraggiare a collaborare con la Giustizia e, cosa ancor più grave, ammette che il clan dei casalesi, del quale egli era uno dei capi, ha avvelenato Campania e Lazio con l’interramento di rifiuti tossici e che, di conseguenza, stanno per morire o dovranno morire ben 5 milioni di persone di tumore.
Due popolazioni, quelle della Campania e del Lazio, che starebbero per morire o dovrebbero morire.
Ed egli ha attribuito la responsabilità di ciò non solo agli autori materiali di tale genocidio, ma soprattutto a chi glielo ha consentito di farlo, facendo finta di non vedere e di non sapere.
In uno Stato civile e veramente democratico di fronte a dichiarazioni del genere bisognerebbe aprire una colossale inchiesta per individuare e colpire duramente, mettendoli in galera a vita, intere generazioni di amministratori pubblici, sindaci, assessori, consiglieri regionali, parlamentari, prefetti, procuratori, ufficiali e funzionari di polizia che sapevano e non sono intervenuti.
E delle vere associazioni antimafia avrebbero dovuto far sentire la loro voce di forte protesta ma non solo vero gli esecutori di questo orrendo crimine ma soprattutto verso questi ultimi che con la loro insipienza o la loro collusione hanno consentito tutto ciò e che sono i maggiori responsabili.
Ed, invece, tutti zitti, vergognosamente zitti.
C’è da domandarsi, a questo punto, di quale antimafia stiamo parlando, di un'”antimafia” al servizio del sistema mafioso???.