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Un’analisi di Libera del voto. Il ruolo delle mafie, un ruolo che viene sottovalutato. Concordiamo con Libera

Cronaca di una sconfitta elettorale annunciata
Il pezzo mancante nell’analisi dell’On. Emma Bonino

Fondi (LT) – Emma Bonino racconta in conferenza stampa e in diretta su radio radicale la sua campagna elettorale per la presidenza della regione Lazio davanti ad una platea di giornalisti a caccia di rivelazioni e analisi sul come e perchè il Pdl abbia vinto nel Lazio anche senza essere riuscito a presentare la lista dei propri candidati a Roma e provincia. La leader radicale afferma con convinzione:«Non ho avuto di fronte la Polverini ma tutt’altro: dopo l’alleanza Bagnasco-Berlusconi non so chi potesse ancora scendere in campo. Il dramma è che è stato tutto a senso unico, senza contraddittorio… L’intero processo elettorale e preelettorale è stato totalmente illegale. L’intera normativa elettorale è stata violata da Comuni, autenticatori e servizio pubblico Rai… Per quanto mi riguarda il problema non è se ho fatto o meno le province, che peraltro ho visitato – ha aggiunto Bonino – quando uno ha contro di sè questa “santa barbara” di presenze in tv di Berlusconi e dei miei avversari può andare anche a “Rocca cannuccia”, anche ad abitarci, ma non cambia nulla… ma senza regole, stato di diritto e democrazia nessuna campagna elettorale sarà mai un esercizio civile o democratico degno di questo nome».

Sarà, ma l’on.le Bonino non ha spiegato ai presenti e a se stessa come è stato possibile che questa “santa” alleanza tra pezzi delle gerarchie ecclesiastiche e il cavaliere di Arcore, sommato all’effettivo strapotere mediatico del premier,che rimane, a prescindere, un gravissimo problema per il Paese, non abbiano condizionato il risultato positivo da lei ottenuto e dalla sua coalizione di centro sinistra nella città di Roma e nella sua provincia. Nella circoscrizione di Roma, comprendente la Capitale e i comuni della provincia, li dove la chiesa cattolica è più forte e presente nelle sue diverse articolazioni, la Bonino ha vinto il confronto con l’avversaria arrivando la coalizione che la sosteneva a 1.012.512 di voti, pari al 51,79% contro i 931.250 voti della Polverini pari al 47,63%, quindi oltre 81.000 consensi in meno per il centro destra che parafrasando quanto detto dall’ex sindacalista dell’Ugl, neo presidente del Lazio, a Ballarò:”mettili in fila oltre 81mila persone!”.

Al contrario la Bonino sa che la provincia di Latina ha visto la coalizione di centro destra vincente rispetto a quella di centro sinistra per oltre 75mila voti ed esattamente 174.290 pari al 63,29% contro i 99.517 del centro sinistra, pari al 36,14%..Quindi meno 74.773 voti per la coalizione a sostegno della leader radicale. Cosi avvenuto,seppur in maniera meno eclatante, nella provincia di Frosinone dove la colazione che ha sostenuto la Polverini ha raccolto 158.442 voti,pari al 61,34% rispetto a quella che ha sostenuto la Bonino che ha ottenuto 99.831 voti. pari al 38,65% ,quindi meno 58.611 voti per il centrosinistra. Nella cocciutaggine dei numeri si può sostenere che le elezioni per la Bonino si sono perse, dal punto di vista del risultato elettorale, nel basso Lazio.

Il dato, a mio avviso, che più dovrebbe far riflettere la Bonino e l’intero centrosinistra è il risultato elettorale di Fondi. Qui il responso dei numeri rende ancor più chiara la situazione e il rapporto di forza tra i due schieramenti nell’area e come quel territorio della Regione condizioni le scelte politiche regionali e dove c’è Roma, per forza di cose, quelle nazionali. In questo Comune,che ha fatto da capofila per la differenza nei consensi tra la Bonino e la Polverini, a seguito della richiesta di scioglimento per infiltrazioni mafiose, reiterate per due volte dall’allora prefetto di Latina Bruno Frattasi e dall’intera commissione d’accesso composta da esperti delle tre Forze di Polizia (e per due volte fatte proprie dal Ministro dell’Interno Maroni) si è votato per il rinnovo del Consiglio comunale a causa delle dimissioni anticipate del sindaco che a dire di molti commentatori politici sarebbero state presentate per evitare lo scioglimento per mafia. I risultati non lasciano alcun dubbio sull’aria che tira e su come qui le gerarchie ecclesiastiche non centrino nulla. Il neo sindaco eletto, già esponente della precedente maggioranza di centro destra, al primo turno ha raccolto oltre il 55% dei consensi, mentre la candidata del centrosinistra si è fermata ad un deludente 22% dei consensi. L’on. Stefano Pedica che tanto si era battuto perchè l’amministrazione comunale venisse sciolta per infiltrazioni mafiose,candidato a sindaco per l’Italia dei Valori,forza politica che ha preferito inspiegabilmente correre da sola,ha ottenuto con l’intera lista una manciata di consensi: solo 158 voti, pari a un modestissimo 0,71%, a fronte del 9,91% ottenuto dal suo partito a Roma e provincia. Pedica ha dichiarato alla stampa: ”visto l’esito delle elezioni comunali,non posso che dispiacermi per i cittadini di Fondi…il dato preoccupante è come i cittadini abbiano premiato più la continuità di una giunta che doveva essere sciolta per infiltrazioni mafiose e che invece sarà rieletta quasi al completo”. Una grave ed inequivocabile affermazione di un parlamentare della Repubblica che parla di continuità con una amministrazione che l’attuale Ministro dell’Interno definì infiltrata da organizzazioni mafiose e di cui aveva richiesto lo scioglimento, negato dal Consiglio dei Ministri.

L’on. Rita Bernardini ebbe a dire giustamente qualche mese addietro che nel centro della capitale si sente spesse volte parlare tra i gestori di grandi esercizi commerciali un dialetto”non laziale”,come per dire:”attenzione che le mafie investono nella capitale!”. Nel basso Lazio i clan e i loro capi sono radicati dalla fine degli anni settanta e sono attivi oltre lo stadio dell’investimento nell’economia. Da almeno un decennio hanno scoperto l’importanza della politica per i loro affari, quanto sia importante investire a Roma e nel Lazio anche nelle competizioni elettorali e favorire l’ascesa in modo trasversale di una classe politica permeabile alla corruzione e all’affarismo. Lo ha dimostrato il Prefetto Frattasi e gli Ufficiali di Polizia della commissione d’accesso nel Comune di Fondi. Lo sostiene la magistratura antimafia nell’operazione “damasco2”.E’ scritto nelle relazioni di magistrati e Forze di Polizia. Lo ha sostenuto il ministro Maroni nella sua relazione al Governo sul caso Fondi. Lo dimostra lo scioglimento per mafia del comune di Nettuno.

Ma la mafia, i comitati politico affaristici e il loro sistema di potere, seppur celati dietro l’abito della festa, sono invisibili solo per chi non vuol sapere o vedere. Va detto, per amor del vero, che spesse volte il rapporto tra politica,mafie ed economia avviene alla luce del sole. Le mafie sono tra noi. I capi ed i gregari parlano anche il dialetto laziale,non solo i dialetti meridionali e giocano le loro partite. Come tutti non vogliono perderle. Sta ai cittadini e alla politica in particolare saper riconoscere le mafie e i loro referenti decidendo se conviverci includendole o combatterle per eliminarle. Per fare quest’ultima cosa ci vuole sicuramente più coraggio e bisogna metterci maggior impegno.

Nel primo caso è bene abituarsi alla paura e alla violenza. L’amore ed il bene, cosi come in tutte le terre di mafia, rimarranno inutili spot elettorali e non prevarranno sul male. Auguri alla coraggiosa e onesta Bonino nel proseguo della sua attività di vice presidente del Senato, ancor di più auguri alla coraggiosa e parimenti onesta Polverini che dovrà saper riconoscere e tenere lontani dall’Istituzione che guiderà nei prossimi cinque anni i tentacoli della “quinta mafia” e di quelle a suo tempo importate.

(Tratto da Libera Informazione)