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Una nota del giornalista di Antonio Nalli sulla lottizzazione a Ceccano respinta dalla Regione Lazio. Ne sa niente la magistratura di Frosinone?

Che fine ha fatto Antonio Ciotoli, l’ex Sindaco di Ceccano?

Nessuno più ne ha notizia. Lo si vede bivaccare a ridosso di un’attività commerciale di via Per Frosinone dove è solito ritrovarsi con i suoi vecchi amici che gli hanno tenuto spalla per ben 10 anni nell’amministrazione comunale.

10 anni in cui il volto della città di Ceccano è cambiato a vista d’occhio, proprio per via di una serie di scelte scellerate, che stavano arrivando addirittura a compromettere un ecosistema come quello di Bosco Faito, all’interno del quale si è tentato di concentrare nuove tonnellate di cemento e dunque nuove costruzioni, ingannando migliaia di persone e di giovani in particolar modo, con la promessa di un posto di lavoro.

L’edificazione selvaggia, quella che ha portato a far sorgere case e palazzi a ridosso di aree con vincoli paesaggistici ed architettonici, così come a ridosso delle acque del fiume Sacco, è un elemento essenziale per ricordare il percorso amministrativo di quest’uomo, che a distanza di tempo, visti i risultati prodotti, potremmo tranquillamente definire come il peggior Sindaco che la città di Ceccano abbia mai avuto, ma senza alcun dubbio, il Sindaco del cemento e delle idee più strampalate tirate in ballo pur di costruire.

Oltre a modificare il Piano Regolatore ed il regolamento concernente i lotti interclusi, Antonio Ciotoli ed i suoi amici della maggioranza (Pd compreso i cui esponenti oggi vestono gli abiti dei puritani) si era messo in testa, d’accordo con qualche costruttore (chi?) di sfruttare una vecchia Legge del dopoguerra, per poter ricostruire una serie di fabbricati abbattuti appunto nel corso del conflitto, per via dei bombardamenti.

A testimonianza di ciò, un documento preziosissimo del Dipartimento Ubanistica e Territorio della Regione Lazio, Ente che ha dovuto rilasciare un parere su una simile e bizzarra progettazione, la quale prevedeva addirittura la realizzazione di una serie di villini (11 per la precisione, articolati in 39 unità abitative), per altro fuori sito (per questo sarebbe interessante anche capire “dove?”), ovvero non nella loro collocazione di origine, al posto delle vecchie case andate perdute e con molta probabilità già ricostruite, essendo per altro trascorsi una sessantina di anni.

Ed il contenuto del medesimo documento, che riporta la firma in calce del Direttore Regionale, Architetto Daniele Iacovone e del Dirigente D’Areaa, Dott.ssa Marina Aiello, non passa certo inosservato, in quanto contiene un’accusa gravissima e ben precisa: quella di un intento speculativo-lucrativo.

Infatti, ad un certo punto della lettera si legge: <E’ allora evidente che il progetto proposto si colloca al di fuori delle finalità e dello spirito del richiamato art. 3 della Legge n. 409/1949, che, come detto, non erano certo quelli di consentire la realizzazione di interventi di lottizzazione ad intento speculativo-lucrativo>.

Una dichiarazione pesante, che riapre scenari più vasti che pure durante il governo di Antonio Ciotoli erano già stati toccati, in modo particolare con la circolazione di lettere anonime, senza però mai trovare risposte concrete o interventi da parte della Magistratura.

A questo punto il signor Antonio Ciotoli ed i membri della sua maggioranza debbono spiegarci chi aveva proposto al Comune di Ceccano la realizzazione di un simile progetto e soprattutto in quale area lo stesso avrebbe dovuto sorgere e per quale motivo il Comune di Ceccano si sia spinto così oltre, da richiedere un parere alla Regione Lazio, quando già il Piano Regolatore Comunale vigente, bastava a rigettare una simile richiesta. Cosa c’era sotto Ciotoli, coraggio, ce lo dica!

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