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Una nota del Dr. Arturo Gnesi, da Pastena (Frosinone): “I giovani che ho incontrato”

I giovani parlano di futuro, di prospettive occupazionali e di un paese che
dovrà ritrovare un sogno per iniziare un nuovo cammino di sviluppo.
Ho incontrato giovani che fanno i pendolari, escono di casa quando è ancora
buio, stanno fuori anche intere settimane e che tuttavia sono determinati a
dare una mano perché la politica si interessi di loro e allo stesso tempo
anche
loro possano interessarsi di politica.
Ho incontrato giovani che pur di essere liberi , nell’agire e nel pensare,
hanno detto no a chi prometteva un lavoro facile in cambio dell’obbedienza e
del voto, ho incontrato giovani fieri della loro libertà, orgogliosi  di
muoversi nella società senza dover dire grazie a nessuno.
Le vicende berlusconiane di questi giorni, nella loro tristezza e miseria,
sono una mortificazione di questi giovani e i comportamenti degradanti da
imperatore e satrapo da basso impero sono la negazione del desiderio di
partecipazione e di giustizia che questi giovani possiedono.
E’ una autentica vergogna che questi ragazzi per guadagnare cento euro sono
costretti a grossi sacrifici mentre i ricconi nelle loro auree dimore
ricoprono
le escort di banconote per  colmare un loro patologico desiderio sessuale.
Nessun italiano può essere fiero di quello che sta accadendo e men che mai
gli
elettori di Berlusconi possono essere soddisfatti di essere rappresentati da
un
uomo alla completa deriva morale  e civile.
Non sono mai stato dalla sua parte e non ho per questo alcun pentimento, ma
nonostante tutto avrei preferito contrastare il berlusconismo con un
dialettica
democratica  fondata sulla contrapposizione di progetti culturali e politici
ma
è evidente che tutto questo non sarà mai più possibile perché se esiste
ancora
il senso del pudore e della vergogna al presidente del consiglio non resta
che
chiudere bottega e tornarsene a casa.
Facesse poi quello che gli pare e con chi gli pare tanto non interesserebbe
più niente a nessuno.
Io vorrei tornare a parlare del mio paese, con le persone che lo abitano e
lo
vivono, vorrei tornare a parlare dei suoi problemi e a raccontare le vicende
oscure che lo avvolgono.
Vorrei tornare a parlare della politica, quella fatta per la strada accanto
alla gente che parla il linguaggio della vita vissuta, fatta di
disoccupazione,
pochi soldi, figli da mandare a scuola, case da sistemare, malattie e
sofferenza e di uno Stato che fa finta di starci ma che quando serve non si
mai
trovare.
Vorrei tornare a parlare di politica e degli inganni che alcuni tengono
nascosti, di cui non parlano mai per timore di scoprire le piccole tresche d’
affari che in questi anni hanno alimentato con la complicità del silenzio e
della disinformazione.
Vorrei parlare di un paese che torna a respirare aria di cambiamento mentre
tutto attorno i vecchi manovratori si organizzano per non cedere nulla del
loro
potere ma fanno di tutto per conservarlo, a qualsiasi costo, con la
complicità
di un  “ sistema” che hanno costruito su misura per garantirsi l’impunità.
Vorrei parlare del mio paese, mentre  è costretto a salutare i suoi morti e
a
rinunciare alle loro  parole e ai loro gesti che negli anni hanno incarnato
la
dignità e il decoro.
Vorrei parlare delle cose da fare per superare  l’indecisione e convincere i
dubbiosi che  il più imbranato e sfigato tra noi vale molto di più di tanti
signor B.
Vorrei parlare di cose importanti perché vivere a Pastena  sta diventando
ormai un’impresa da guinness dei primati .