Cerca

Una lettera aperta a Salvatore Borsellino e a tutte le altre vittime di mafia di scuse e piena di sdegno di un gruppo di dipendenti RAI per la trasmissione con il figlio di Riina

Una lettera aperta a Salvatore Borsellino e a  tutte le altre vittime di mafia  di scuse e piena di sdegno  di un gruppo di dipendenti RAI per la trasmissione con il figlio di Riina

Opinioni

Lettera aperta a Salvatore Borsellino e alle vittime di mafia 

Gentilissimo dott. Salvatore Borsellino,

ci presentiamo: siamo un numeroso gruppo di dipendenti RAI che circa cinque anni fa, di fronte al progressivo abbandono e smantellamento della nostra azienda RAI, hanno deciso di associarsi nel gruppo Rai Bene Comune -Indignerai.
Nella nostra comunità trovano casa anime politicamente e sindacalmente tra le più diverse. Il nostro obiettivo quotidiano è denunciare tutti i giochi potere, interessi e ingiustizie che gravitano intorno alla nostra azienda con lo scopo di valorizzare il naturale ruolo di servizio pubblico per tutti i cittadini e gli utenti che pagano il canone.
Nello specifico ci riferiamo a concetti come qualità, intrattenimento non becero e servo dello share, divulgazione scientifica e soprattutto, dott. Borsellino, libera informazione.

A tal proposito dott. Salvatore Borsellino, ci permettiamo di scriverLe soltanto per chiederle umilmente SCUSA.
Come dipendenti, come cittadini, come contribuenti, come strenui difensori della lotta alla mafia siamo indignati per l’intervista che ieri il giornalista RAI Bruno Vespa, nell’ambito della sua nota trasmissione “Porta a Porta”, ha concesso al figlio del boss Totò Riina.

Chiediamo scusa a lei e a tutti coloro i quali sono stati colpiti dalla crudeltà dell’infame fenomeno mafioso, chiediamo scusa al pubblico italiano, chiediamo scusa a chi ogni giorno si impegna nelle istituzioni e nella società civile per contrastare persone come Totò Riina e ciò che rappresentano.
Ci creda dott. Borsellino, se avessimo potuto avremmo fatto molto di più per far sentire la nostra voce contro l’ennesimo scempio televisivo ma chi le scrive sono solo dei semplici dipendenti che ancora credono in una RAI Bene Pubblico al servizio della parte migliore di questo schizofrenico paese.

Noi vorremmo essere al servizio soprattutto di persone come Lei, Pino Maniaci, Maria Falcone o Tina Montinari.
Al servizio della memoria di tutti quanti sono caduti per mano delle mafie siciliane, calabresi, campane o di qualsiasi altra natura o radicalizzazione geografica.
Quanto andato in onda ieri non ha aggiunto niente alla cronaca, non ha alcuna rilevanza giornalistica se non l’unico obiettivo di trarre profitto dal caos mediatico che si è venuto a creare.
Nella logica dell’audience, ogni mezzo è buono pur di aggiuntare un punto in più di maledetto e venefico SHARE.

In questi anni abbiamo visto dietro le nostre telecamere, regie e apparecchiature i più svariati inchini e riverenze al potente di turno: destra o sinistra poco conta, purché sia potente.
Ma questo, ci creda, è il più riprovevole degli ossequi.
Non potevamo stare zitti stavolta, non potevamo non fare sentire il nostro disprezzo, non potevamo far passare il messaggio che la RAI e i suoi dipendenti possano accettare passivamente tutto questo.
La Rai che noi abbiamo a cuore è quella che produce il meraviglioso film di PIF “La mafia uccide solo d’estate”,  la Rai che realizza fiction come “Il sindaco pescatore”, la Rai che trasmette e informa il pubblico con lunghi speciali sul maxi processo dall’ aula bunker dell’ Ucciardone a Palermo, la Rai che in prima serata permette a Roberto Saviano di parlare di Camorra, la Rai dei mai dimenticati Ilaria Alpi, Miran Hrovatin.

Dott. Borsellino, ci scusi ancora se crede e se può.

Se possibile, speriamo che questa lettera possa in parte lenire un rinnovato dolore che lei e tutte le persone coinvolte nei fatti tragici di mafia hanno ingiustamente rivissuto in queste patetiche ore.

Speriamo passi chiaro il messaggio che quella lì non è la RAI.
La Rai NON è (e mai lo sarà) Cosa Loro.

Con rinnovata stima,

8 aprile 2016