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Una coraggiosa presa di posizione di UNADIR e UGL MINISTERI dopo il ” caso Fondi”sull’azione antimafia che il Governo dovrebbe fare e non fa

U.N.A.DIR.                                                    FEDERAZIONE NAZIONALE MINISTERI

Al       Presidente del Consiglio dei Ministri

On.le Silvio Berlusconi

Al       Ministro dell’Interno

On.le Roberto Maroni

Ai       Ministri “Caso Fondi”

Alla     Lega Nord

Al       Quotidiano “La Padania”

Signor Presidente del Consiglio, Signor Ministro dell’Interno,

nel condividere  la lettera del Segretario nazionale dell’Associazione dei funzionari di polizia, di cui in allegato, ci pregiamo di fornire alcune nostre osservazioni.

Sono diversi mesi che, sempre con maggiore frequenza, gli organi di stampa riportano a grandi lettere, i successi nella lotta alla criminalità organizzata, ottenuti grazie all’azione coordinata dalla magistratura e delle forze dell’ordine.

Si tratta di risultati estremamente importanti nella direzione di un ripristino della legalità che, specialmente nelle regioni del Sud del Paese, ma non solo, si configura come l’emergenza primaria.

Infatti, quando si parla di criminalità organizzata, il discorso si fa estremamente complesso e non riguarda più soltanto l’ordine pubblico e la serena convivenza tra i cittadini (valori che rimangono di importanza primaria), ma si tratta di entrare nella realtà economica, produttiva, culturale del Paese.

La forza delle grandi organizzazioni criminali infatti, deriva loro non soltanto dalla disponibilità di armi, dal forte vincolo associativo che lega tra loro gli appartenenti alle stesse, dal controllo del territorio: mafia, camorra, ndrangheta, sacra corona unita, tutte le grandi multinazionali del crimine, hanno un loro grande punto di forza nell’essere straordinariamente abili nell’inserirsi nei vuoti lasciati dallo Stato, nell’essere capaci a sostituirsi allo Stato nel dare lavoro, sussidi, aiuto ad un gran numero di cittadini.

In altri termini, la grande criminalità organizzata, spesso si sostituisce allo Stato nel fornire servizi e benefit a larghe fasce di popolazione indigente, ottenendo in tal modo anche un forte consenso.

A nostro parere, l’azione meritoria della magistratura e delle forze dell’ordine rimane essenziale ed indispensabile ma, da sola, non può bastare a sconfiggere la grande criminalità.

L’azione repressiva, anche di tipo militare quando è necessario, deve essere supportata da un’azione parimenti efficace nei tanti ambiti della società civile che troppe volte sfuggono al controllo dello Stato per divenire preda delle mafie nostrane.

Ci riferiamo in primis, alla scuola e all’istruzione in genere, settore essenziale all’interno del quale non solo si devono preparare i giovani alle loro professioni future, ma soprattutto si deve creare una coscienza sociale, un senso civico che, divenendo patrimonio comune delle nuove generazioni, può fortemente contribuire ad un radicale cambiamento.

Ci riferiamo al mondo del lavoro, altro punto nevralgico del sistema: gli alti tassi di disoccupazione, specialmente al sud, creano quegli spazi in cui la criminalità organizzata si inserisce profondamente, garantendo lavoro e compensi, anche molto elevati, ma si tratta evidentemente di attività illegali di vario tipo.

Ma anche la carenza di altri servizi primari, rende fertile il terreno alle mafie: dalla casa agli asili nido, dalla gestione dei rifiuti ai trasporti, … tutte le gravissime carenze dello Stato, ingenerano nel cittadino un profondo senso di insicurezza e di solitudine istituzionale che affievolisce, fino ad annullarlo del tutto, il senso stesso della legalità.

Un nuovo far west, il ritorno dell’oscurantismo medievale: certo è che una parte della società italiana non sembra proprio essere arrivata al Terzo Millennio.

Il nostro modesto messaggio ai vertici dello Stato vuole essere proprio questo: occorre ristabilire la legalità sull’intero territorio della nostra Penisola, attraverso il controllo capillare dello stesso, al fine di intensificare la protezione di persone e beni, senza dare tregua alle organizzazioni criminali ed all’azione dei loro tanti affiliati, come si sta sicuramente facendo.

Ma ristabilire la legalità vuol dire anche intervenire in quegli ambiti sopra ricordati, per far sì che i cittadini abbiano una casa ed un lavoro dignitosi, che i loro figli frequentino scuole efficienti e confortevoli, dove magari possano praticare dello sport che li educhi, nel corpo e nella mente.

La lotta alla criminalità organizzata ed il ripristino della legalità sul territorio, deve partire da qui, da questo profondo intervento dello Stato che deve riappropriarsi delle proprie funzioni, dei propri compiti fondamentali, degli spazi a lui deputati dalla Costituzione.

Solo in questo modo, si sradicherà la cultura mafiosa, intesa in senso lato, quella che alimenta le multinazionali del crimine: non ci dimentichiamo che l’indifferenza verso certi comportamenti, la tolleranza verso certi piccoli soprusi, una sorta di fatalismo atavico rispetto ad usi ed abitudini consolidate, contribuiscono non poco a fertilizzare il terreno sul quale poi le grandi mafie si innestano, crescono e proliferano in maniera esponenziale.

Roma, 25 gennaio 2010.

Il Segretario Nazionale U.N.A.DIR.                                        Il Segretario Nazionale UGL Ministeri

V. Prefetto M. Rosaria Ingenito                                                           Paola Saraceni