UN BRUTTO AMBIENTE: LAGO DI SABAUDIA
Un piano della provincia aprirebbe la riserva ai vicini cantieri navali
Yacht e cemento tra le dune
Il lago di Sabaudia, considerato un sito di interesse comunitario, potrebbe trasformarsi in mega porto per imbarcazioni di lusso. È quanto prevede un progetto voluto dal comune della cittadina in provincia di Latina. A scapito di una villa di Domiziano del primo secolo dopo Cristo. E a vantaggio dei locali cantieri navali
Andrea Gangemi
SABAUDIA (Roma)
Le dune che attirarono negli anni Sessanta Pier Paolo Pasolini, Dacia Maraini e Alberto Moravia, potrebbero diventare presto un riparo per yacht di quaranta metri e relative banchine in cemento armato, per quello che si annuncia come un nuovo «sacco del Circeo».
Quelle dune separano dal mare, per poche centinaia di metri, il lago di Sabaudia (detto anche lago di Paola), una valle da pesca secolare lunga sette chilometri alle pendici del promontorio del Circeo. Che oggi è il pomo della discordia in quella «disfida di Sabaudia» che divide chi vorrebbe trasformarlo in un nuovo porto turistico, da chi si batte per preservarne i beni naturali e archeologici.
Oltre a essere parte del Parco nazionale del Circeo, il lago infatti è Sito di interesse comunitario (Sic), Zona a protezione speciale (Zps), e con le sue lagune salmastre fa parte di una «Zona umida di interesse internazionale». Sulle sue sponde si affaccia inoltre la monumentale villa romana di Domiziano, del I secolo.
Da un lato della disputa c’è Anna Scalfati, giornalista televisiva, che detiene con i figli la quota di maggioranza del lago (che è di proprietà della famiglia Scalfati dal 1882), ed è contraria a qualunque forma di speculazione. Poi ci sono i diversi sostenitori della demanialità del lago, dal Comune di Sabaudia alla Provincia di Latina fino al Parco nazionale del Circeo. I quali però disattendono puntualmente l’applicazione dei vincoli ambientali a cui è soggetta l’area.
Un piano «ad hoc» per i cantieri
Ulteriori e determinanti protagonisti della contesa, infine, sono i locali cantieri navali Rizzardi, che proprio sulle rive del lago producono mastodontici yacht, i quali però non riescono a passare attraverso l’antico canale romano che collega il lago al mare. Non è stato sufficiente nemmeno il maldestro ampliamento, alcuni mesi fa, di un’arcata del «ponte rosso» che attraversa il canale. E così lo scorso marzo il «Technema 120», trentotto metri di lunghezza, ha dovuto effettuare un rocambolesco percorso attraverso il centro di Sabaudia, tra due ali di folla esterrefatta, prima di essere varato nel vicino lago di Caprolace.
Nonostante la non navigabilità del lago venga ribadita da un decreto del soprintendente regionale per i beni e le attività culturali del Lazio del dicembre 2003, un recente piano di «riqualificazione e fruizione sostenibile», commissionato dalla Provincia di Latina per conto del Comune di Sabaudia, in assenza di qualunque dibattito pubblico, di fatto trasformerebbe la zona del canale in una sorta di acquapark. Come è possibile aggirare i divieti? Semplice: «Basta escludere ad hoc determinate zone dal vincolo», come spiega il prefetto di Latina Bruno Frattasi.
Il programma dell’amministrazione provinciale di Armando Cusani (Pdl, rinviato a giudizio per abuso edilizio e danno ambientale per la costruzione di un albergo di cui è proprietario a Sperlonga) prevede, fra l’altro, la «sostituzione» del ponte rosso con uno a sollevamento meccanico che consenta l’uscita degli yacht.
Lo «studio di fattibilità» cita esplicitamente l’episodio del varo del Technema 120, e «in effetti – dice Anna Scalfati – i suoi beneficiari diretti sembrano essere proprio i cantieri Rizzardi e la società In land sea, titolare della darsena nel lago».
E lo hanno detto chiaro anche i circoli di Rifondazione comunista di Sabaudia e San Felice Circeo: «Possibile che un’azienda come Rizzardi abbia potuto compiere il clamoroso errore di costruire una barca così grande da non poter uscire dal cantiere? Bisogna essere miopi o in malafede – concludono – per non vedere che dietro questa vicenda si nasconde l’idea di realizzare un porto nel lago di Paola».
L’ombra dei Casalesi
Senza contare che la vicenda del lago si inserisce in un territorio che necessiterebbe di un’attenzione particolare. Su Sabaudia, come del resto più in generale in tutto il sud del Lazio, incombe la presenza pesante dei Casalesi, uno dei più feroci clan camorristici campani.
«Centinaia di beni confiscati tra la provincia di Latina e quella di Roma – afferma infatti il presidente di Libera Lazio Antonio Turri – la cattura quasi settimanale di latitanti nella zona, lo scioglimento del consiglio comunale di Fondi indicano una presenza stabile della camorra nella zona: nel Lazio si è spostato e vota oggi il gotha della criminalità organizzata. Su tutto il litorale pontino – continua Turri – sorgono comitati di affari per avviare speculazioni che interessano anche pezzi della politica locale, che quando non è proprio connivente, non oppone alcun tipo di ostacoli. E l’ambiente è una vittima, come dimostra la svendita del Parco nazionale. Perciò – conclude – siamo vicini ad Anna Scalfati».
La quale ammonisce ancora: «Il grande business che si prospetta con la costruzione del porto potrebbe essere un volano per la politica di centrodestra per vincere le regionali del 2009. E ciò – aggiunge Scalfati – si comprende meglio alla luce dei progetti di sviluppo previsti per l’area, comprese le famose dune dove abitò Moravia».