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UN SUCCESSO DELL’ASSOCIAZIONE CAPONNETTO CHE DA ANNI STA DENUNCIANDO IL RADICAMENTO DELLE MAFIE IN MOLISE: VILLAGGI TURISTICI,TRAFFICO DI RIFIUTI,TRAFFICO DI PALE EOLICHE,INVESTIMENTI MILIONARI ,CORRUZIONE E CHI PIU’ NE HA PIU’ NE METTA.SPERIAMO CHE DA OGGI IN AVANTI CAMBI QUALCOSA ED AUMENTI,SOPRATTUTTO,L’ATTENZIONE DELLE ISTITUZIONI LOCALI,SOPRATTUTTO LA MAGISTRATURA,SUL FENOMENO MAFIOSO PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI ED ANCHE IL MOLISE FINISCA,COME IL LAZIO,NELLE GRINFIE MAFIOSE.

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L’Antimafia in Molise per la prima volta: “Attenti al rischio infiltrazioni, segnalate sospetti”
La commissione parlamentare Antimafia visita il Molise per la prima volta nella sua storia, a dimostrazione di come il nostro territorio possa subire l’attacco della malavita organizzata: «A rischio soprattutto le zone di confine come Termoli per la Mafia foggiana a Isernia per la camorra». Rilevato anche «l’alto numero di collaboratori di giustizia presenti. Sono preziosi ma vanno monitorati» così come la possibilità di infiltrazioni nel tessuto economico «specie per reinvestire capitali nei trasporti e la ristorazione». 

Campobasso. In Molise il ‘puzzo’ delle mafie – per usare una definizione del giudice Paolo Borsellino – ancora non si respira a pieni polmoni. Ma «la guardia deve restare alta perché il rischio di infiltrazioni è alto». Infiltrazioni: ovvero affari, soldi e investimenti.
Il monito è della presidente della Commissione nazionale Antimafia Rosy Bindi. Per la prima volta Campobasso ospita la task force istituita da 50 anni e guidata dal 2013 dall’ex presidente del Partito Democratico. Assieme a lei ci sono i parlamentari Luigi Gaetti e Giulia Sarti (5 Stelle), Rosaria Capacchione (Pd) e Marcello Taglialatela (Fdi-An). A fare gli onori di casa il prefetto del capoluogo, la siciliana Maria Guia Federico.

Dalle 9 via alle audizioni di prefetti e questori di Campobasso e Isernia. Poi vengono ascoltati i due comandanti provinciali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, il capo centro della Direzione investigativa antimafia di Napoli, il procuratore distrettuale di Campobasso e dei procuratori circondariali di Isernia e Larino. Alle 13 l’incontro con la stampa. Rosy Bindi si presenta con un morbido tailleur grigio e un filo di trucco.

La Commissione certifica quello che si sospetta da tempo: la nostra regione non può essere considerata un’isola felice e al riparo da camorra, mafia e ’ndrangheta. E’ un cliché che inizia a sbiadirsi. Perché, se è vero che attualmente «questa terra non soffre di presenze autoctone di stampo mafioso», il pericolo è dietro l’angolo. «Non si può dire che non ci sia un rischio per futuro perché la camorra e le mafie foggiane sono realtà vicine. Questo territorio – scandisce – è a rischio infiltrazioni da parte delle organizzazioni criminali dei territori che confinano con il Molise ed è oggetto di incursioni da parte della camorra e delle mafie foggiane».

C’è una geografia ben precisa. La malavita guarda con attenzione a due pezzi di territorio, quelli in cui è più facile penetrare perché più vicini o grazie ad una viabilità migliore. «Le mafie foggiane sono interessate al basso Molise, alla zona di Campomarino e Termoli nello specifico. Invece, la provincia di Isernia è aggredibile dalla camorra». E «i segnali in questi anni non sono mancati». E’ il caso del sequestro di distributori di benzina a Venafro e Colli al Volturno e riconducibili al clan Contini.

Oppure il sequestro di armi a Termoli: appartenevano al clan Ferrazzo. L’elenco è lungo: il traffico di droga, i bancomat fatti ‘saltare’ e che assicurano guadagni immediati. E poi il ‘rischio migratorio’: «In Molise la capacità di accoglienza non è minore di quella di altre parti d’Italia. Ma l’accoglienza – incalza l’ex presidente del Pd – deve essere accompagnata da un intervento adeguato dello Stato per garantire la sicurezzadelle persone e del territorio».

La criminalità si insinua investendo in alcuni settori del tessuto produttivo locale: logistica e trasporti, i rifiuti, la ristorazione. «Questi – rimarca la parlamentare Rosaria Capacchione – sono i classici settori di investimento e sono da monitorare con attenzione, soprattutto se le attività si trovano in zone vicine alle principali vie di collegamento».

Un altro elemento che spiana la strada alla criminalità e la mancata ripresa economica: agli imprenditori e alle famiglie in difficoltà la malavita offre ‘soldi facili’.

«Questa regione – rincara l’onorevole Gaetti – sta vivendo una crisi economica che favorisce l’ingresso di capitali di provenienza illecita. In un’ottica di prevenzione la Prefettura ha sollecitato un incontro con gli ordini professionali che si aggiunge al controllo capillare del territorio».

Capitolo a parte per i pentiti e i collaboratori di giustizia. Da tempo il Molise ne ospita parecchi: «Sono persone preziosissimi per lo Stato, se non ci fossero stati non avremmo raggiunto tanti risultati sul piano giudiziario. Ma sono da monitorare e da trattare con prudenza. Se qui ce ne sono stati tanti è perché ci sono meno pericoli che altrove, ma al tempo stesso bisogna stare attenti che questi non vengano creati».

Per evitare l’ingresso dalla malavita è fondamentale l’attività di vigilanza, controllo e repressione messo a punto dalle forze dell’ordine in collaborazione con la magistratura e le altre istituzioni. Al Ministero degli Interni sarà chiesto di aumentare il budget destinato al Molise per la videosorveglianza nei Comuni.

Al tempo stesso è necessario salvaguardare i presidi di legalità, come la Corte d’appello di Campobasso, salvata in extremis dalla soppressione: «Non si può lasciare una terra senza la Corte d’Appello», le parole della presidente della Commissione.
La responsabilità di un’eventuale infiltrazione malavitosa è anche dei cittadini: «Bisogna denunciare i primi sospetti, così si fermano i tentativi di infiltrazione mafiosa». Insomma, «questa terra – le sue conclusioni – dimostra di avere una caratteristica: una sorta di capacità di reagire ai pericoli di infiltrazioni, ma non bisogna mai abbassare la guardia. SP