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Un poco saggio ma tanto mafioso

Un poco saggio ma tanto mafioso

La catena associativa mutualistica testé descritta non si esauriva nell;”>

Infatti, come si evince dalle dichiarazioni rese da TORNATORE (cfr. verbale del 16 maggio 2015) e da VENTURI (cfr. verbale del 21 maggio 2015), gli stessi, già associati ad Assindustria Caltanissetta, nel 2001 avevano fatto da “soci presentatori” (una sorta di accreditamento), nell’anno 2001, per l’ingresso nell’associazione di una società riconducibile ad ARNONE, la DI.EFFE Servizi di DI FRANCESCO Felicia & C. s.n.c. già menzionata, formalmente intestata alla moglie, e ciò a seguito di esplicita richiesta di MONTANTE.

Tale vicenda si compone di due segmenti fattuali: l’accreditamento della nuova società da parte di TORNATORE e VENTURI; la sollecitazione a tale accreditamento da parte di MONTANTE.

Il primo segmento risulta da evidenze documentali, essendo stata rinvenuta la domanda di adesione, ad Assindustria, da parte della DI.EFFE Servizi di DI FRANCESCO Felicia & C. s.n.c., recante la sottoscrizione, quali soci presentatori, di VENTURI e TORNATORE, i quali, peraltro, riconoscevano detta sottoscrizione come propria (cfr. verbali di sommarie informazioni testimoniali

appena menzionati).

Il secondo segmento – la richiesta di MONTANTE affinché TORNATORE e VENTURI facessero da “soci presentatori” della predetta società – emerge pacificamente dalle dichiarazioni di questi ultimi.

Come può evincersi, peraltro, da una loro analisi comparata, è soltanto uno il punto di divergenza delle rispettive dichiarazioni: mentre TORNATORE sosteneva che VENTURI, nell’occasione, gli avesse spiegato che V. ARNONE era stato il testimone di nozze di MONTANTE, VENTURI negava questa specifica circostanza.

 

Si consideri, a tal proposito, quanto dichiarato da Pasquale TORNATORE (cfr. verbale di sommarie informazioni testimoniali del 16 maggio 2015). […]

 

Si prendano, altresì, in considerazione le dichiarazioni rese da Marco VENTURI in data 21 maggio 2015:

A.D.R.: In merito all’adesione della ditta di cui si tratta, la cui amministratrice è la moglie di

ARNONE Vincenzo, come mi dice la S. V., posso dire che riconosco come mia la firma apposta al n. 2 dei soci presentatori. Posso dire che fu Antonello MONTANTE a chiedermi di fare da socio presentatore della ditta in questione, ma passo, altresì, dire che non sapevo assolutamente, in quel momento, dei rapporti che insistevano tra il MONTANTE e l’ARNONE, né sapevo che quest’ultimo fosse stato testimone di nozze del primo. Riconosco in quella dell’arch. TORNATORE l’altra firma apposta in calce alla scheda di cui si tratta.

A.D.R.: Non ricordo se il modulo di presentazione fu sottoscritto dal TORNA TORE nella sede della mia azienda. Non ho avuto modo di parlare col TORNA TORE dei motivi per i quali fosse stato chiesto a lui, così come a me, di sottoscrivere la scheda.

omissis

L’Uffìcio da lettura al dott. Venturi di stralcio delle dichiarazioni rese da Pasquale Tornatore

secondo le quali quest’ultimo sarebbe stato convocato negli uffici della Sidercem affinché firmasse

il modulo di adesione della ditta DI. EFFE.

 

A.D.R. : Escludo categoricamente la circostanza dichiarata dal TORNATORE.

L’Uflìcio da lettura al dott. Venturi di stralcio delle dichiarazioni rese da Pasquale Tornatore

secondo le quali quest’ultimo, in occasione della firma del modulo di adesione della ditta DI. EFFE,

sarebbe stato rassicurato dal dott. Venturi sul fatto che stavano presentando per far entrare in

Confidustria il testimone di nozze di Antonello Montante.

A.D.R.: Escludo anche in tal caso quanto dichiarato dal TORNATORE.

A.D.R.: La S. V. mi evidenzia che, dopo la mia elezione a Presidente dei Giovani Industriali nel

2001, a marzo dello stesso anno, il sig. ARNONE venne tratto in arresto nell’ambito dell’operazione Urano del ROS dei Carabinieri di Caltanissetta per il delitto di cui all’art 416 bis cod. pen..

Successivamente a tale evento non ho mai chiesto al MONTANTE lumi sulla figura dell’ARNONE, per il quale il primo, come ho già dichiarato, mi aveva chiesto di apporre la firma sulla domanda di

associazione del predetto. Neanche il MONTANTE affrontò mai la questione con me.

In verità, come correttamente evidenziato dalla Procura nella richiesta cautelare, la discovery di VENTURI è stata progressiva.

Le sommarie informazioni testé riprodotte, infatti, venivano rese, come detto, il 21 maggio 2015, ossia in epoca anteriore a quel 17 settembre dello stesso anno, in cui VENTURI si presentava in Procura animato dalla ferma intenzione di riversare agli inquirenti tutto ciò di cui era a conoscenza sul “sistema Montante”.

Tanto vero che, a tacer d’altro, egli, se nelle sommarie informazioni testimoniali del 21 maggio 2015 aveva negato di essersi mai avvalso delle ditte di V. ARNONE nell’esercizio delle sue attività imprenditoriali, nel successivo atto istruttorio del 28 settembre 2015 ammetteva tale circostanza:

 

Verbale di sommarie informazioni testimoniali del 28 settembre 2015

A.D.R.: Vorrei poi riferire alcune circostanze relative ai rapporti che ho avuto con Vincenzo

ARNONE, poiché in precedente atto istruttorio avevo dichiarato di non aver mai avuto rapporti

lavorativi con questi. In quell’occasione, infatti, non rammentava la circostanza che mi accingo ad

evidenziare, trattandosi di rapporti datati nel tempo, per ricostruire i quali, tra l’altro, mi sono

confrontato anche con un mio dipendente, Gaetano FARRUGGIA, il quale mi ha detto, però, di non

ricordare alcunché, ed anche con mia moglie.

Sono così riuscito a ricostruire, alla fine, che mi sono avvalso della ditta di trasporti di ARNONE

Vincenzo, non ricordo se la AUTOTRASPORTI ARNONE o la DLEFFE, per il trasporto in

azienda di una struttura di contrasto per effettuare le prove di carico sui pali di 1.000 tonnellate. Si

tratta di prove particolari, che si effettuano per l ‘esecuzione di grandi opere ed al tempo ci

occupavamo noi del trasporto in azienda di tale materiale, fatturandolo poi come costo alla ditta

impegnata nell ‘esecuzione del lavoro. Oggi, invece, è la stessa azienda che esegue il lavoro che

provvede al trasporto del materiale presso di noi ed al successivo prelievo.

Posso collocare tra il 1997 ed 1999 l’arco temporale in cui ho avuto tale rapporto lavorativo con

l’ARNONE, perché ho ricordo, sia pur senza certezza alcuna, che abbia riguardato i lavori per la

costruzione della strada Caltanissetta-Licata torrente Braemi, al tempo eseguiti, se non erro, dalla

HERA Costruzioni s.r.l..

Preciso, tuttavia, che pur avendola cercata, non sono riuscito a reperire alcun tipo di documentazione contabile che riguarda i trasporti affidati all’ARNONE di cui sto parlando. Si è trattato, comunque, di un rapporto commerciale, sostanziatosi in due o tre trasporti complessivamente eseguiti e per importi modesti, che si sono aggirati attorno al milione e mezzo

delle vecchie lire in totale.

Non ricordo in che maniera si scelse la ditta dell’ARNONE per eseguire il trasporto di che trattasi;

posso dire che, al tempo, si occupava di tali questioni Salvatore VANCHERI, mio dipendente dal

1993 al 1999. Devo anche dire che, avendo fatto ulteriormente mente locale, nello stesso periodo in cui ho affidato i trasporti all’ARNONE di cui ho appena detto, lo stesso si presentò in azienda da me, chiedendomi se potessi assumere un ragazzo che aveva bisogno di lavorare, tale Salvatore LO NOBILE. Essendo in quel periodo impegnati in alcuni lavori a NOTO legati alla ricostruzione post terremoto, capitò che effettivamente avemmo necessità di assumere personale ed effettivamente, quindi, procedemmo all’assunzione del LO NOBILE.

La S. V. mi rappresenta che, in occasione delle sommarie informazioni testimoniali del 21.5.2015

avevo dichiarato quanto segue in merito ai miei rapporti con I ‘ARNONE:

A.D.R.: Sin dal mio ingresso nell’associazione e sino al 2000 non ho mai conosciuto ARNONE

Vincenzo, ne’ ricordo di averlo mai fisicamente visto in occasioni di vita associativa.

Non ho mai avuto alcun rapporto lavorativo con ARNONE Vincenzo, anche perché, per quel che so,

le aziende operano in settori completamente diversi.

Preciso, oggi, che le mie dichiarazioni vanno corrette nel senso che vi ho appena rappresentato.

La S. V. mi chiede se fosse usuale che, al tempo, la mia azienda assumesse persone dietro

segnalazioni di terzi.

Posso dire che, fino ad un certo periodo, le modalità di assunzione del personale avveniva, quando

ne avevamo necessità, senza una previa selezione ed anche su segnalazione di soggetti già alle

nostre dipendenze. Successivamente, abbiamo cercato di recuperare professionalità anche sotto tale aspetto, assumendo personale solo dopo valutazione del curriculum e dopo una selezione effettuata in azienda volta a testare le capacità professionali del soggetto.

Posso anche dire che il LO NOBILE rimase alle nostre dipendenze solo per un mese, poiché non si

rivelò adeguato alle nostre necessità.

Ricordo anche che ARNONE tornò in azienda per chiedermi spiegazioni ed allo stesso rappresentai,

appunto, che il LO NOBILE si era mostrato inadatto alle mansioni cui era stato destinato. Ciò posto, deve considerarsi pacifico che TORNATORE e VENTURI “presentarono” la DI.EFFE Servizi di DI FRANCESCO Felicia & C. s.n.c. all’interno di Assindustria su richiesta di MONTANTE, perché le dichiarazioni di entrambi convergono sul punto, e gli aspetti, in verità marginali, di divergenza sono stati spiegati, in maniera certamente plausibile, in ragione della iniziale, parziale reticenza di VENTURI.

 

Tale conclusione trova innegabile riscontro nel file excel redatto a cura o su disposizione di MONTANTE, nel quale l’evento dell’adesione della DI.EFFE Servizi di DI FRANCESCO Felicia & C. s.n.c. è debitamente annotato con la prudenziale precisazione marginale che “oggi” la ditta ARNONE è “mafiosa”.

Ossia volendo suggerire, per finalità precostitutive, che alla data dell’adesione della predetta società ad Assindustria – 24 marzo 2000 – non era noto lo status mafioso di V. ARNONE, ciò che in realtà, come ripetutamente spiegato, è smentito dalla divulgazione mediatica, nel 1992, delle accuse rivolte a quest’ultimo dal pentito Leonardo MESSINA e, comunque, dalla successiva

pubblicità processuale delle medesime accuse nell’anno 1995.

 

E’ chiaro, dunque, che il senso dell’annotazione nel file excel dell’adesione della società di ARNONE si spiega nella prospettiva futura di dovere giustificare la propria “scomoda” prossimità al boss di Serradifalco.

Per contro, rispetto all’adesione nell’associazione di un’altra società di V. ARNONE, AUTOTRASPORTI ARNONE Vincenzo & C. s.r.l., non è stato possibile scandagliare eventuali retroscena significativi riguardanti la fase della sua “presentazione”, atteso che i “soci presentatori”, Francesco GIAMBARRESI e Nicola RICOTTONE, dichiaravano di non essere in grado, in ragione del tempo trascorso, di ricordare l’eventuale ruolo sollecitatorio ipoteticamente assolto da

MONTANTE per perorarne l’accreditamento (cfr. a tal proposito verbali di sommarie informazioni testimoniali rese da Francesco GIAMBARRESI in data 27 maggio 2015 ed in data 10 giugno 2015, nonché da Nicola RICOTTONE in data 24 giugno 2015).

In ordine, invece, all’accreditamento delle società riferibili a MONTANTE per entrare nell’associazione degli industriali, la descritta volatilizzazione dei relativi documenti, in verità scrupolosamente occultati dall’odierno imputato, all’ombra della copertura del fedele servitore AMARU’, non ne ha consentito una ricostruzione per tabulas.

Tuttavia, possono soccorrere in aiuto le deposizioni di persone informate dei fatti, da cui si evincono dati importanti, per interpretare i quali occorre fare delle premesse sulla verosimile cronologia degli atti di adesione delle società di MONTANTE nell’associazione degli imprenditori.

Sul punto, si riproduce quanto riepilogato nell’ordinanza cautelare (da p. 102), trattandosi di dati oggettivi di immediato riscontro documentale:

In riferimento alle società riconducibili al MONTANTE, va rilevato che la lacunosa documentazione prodotta in copia da Rosario AMARU’ (addirittura omissata in alcune parti e non è dato, in verità, comprenderne le ragioni) ha consentito solo di risalire all’epoca in cui le stesse sono state verosimilmente associate in Assindustria, non essendo state fornite – come ampiamente accennato in precedenza – le relative schede di adesione (eccezion fatta per la ITALIA Costruzioni).

[…]

Piuttosto, confrontando le dichiarazioni rese complessivamente sulla vicenda da CRESCENTE (escusso anche in data 22 dicembre 2015, cfr. verbale di sommarie informazioni in atti) e da SAPIENZA (escusso anche in data 5 dicembre 2015), gli aspetti di reale discrasia riguardano la datazione dei fatti, collocati nel 2012 da CRESCENTE e nel 2007 da SAPIENZA, nonché le modalità della scoperta della mancanza delle schede di adesione di una delle società di MONTANTE in Assindustria.

A tal proposito, l’ordinanza cautelare (da p. 106) contiene una sintesi, oltre che l’integrale contenuto testuale, delle dichiarazioni da valutare in chiave comparativa:

Successivamente, escusso da questo Pubblico Ministero (cfr. verbale di sommarie informazioni testimoniali del 5 dicembre 2015), il SAPIENZA è riuscito a rammentare con certezza che fu Linda VANCHERI ad accorgersi della mancanza delle schede associative di M.S.A. e SIDERCEM ed ha ribadito che l’allora direttore Giovanni CRESCENTE venne subito informato della situazione ed aveva dato disposizioni di effettuare delle ricerche (eseguite da lui stesso, dalla ZACCARIA, dalla MARCHESE e dalla VANCHERI) che però non sortirono alcun esito in relazione alle società del MONTANTE, essendosi, peraltro, riscontrato che quelle relative alla M.S.A. ed alla GIMON erano, in quel momento, le uniche non rintracciabili nei locali dell’associazione.

Il SAPIENZA ha poi confermato di aver parlato col CRESCENTE del fatto che aveva avuto modo di visionare la scheda della GIMON e che dalla stessa risultava che i soci presentatori erano stati Vincenzo ARNONE e Pietro DI VINCENZO ed ha anche ribadito che, per ciò che gli risultava, non era stata sporta alcuna denuncia alle forze di polizia.

 

A.D.R. come ho già dichiarato, nei primi mesi del 2007 e, comunque, prima dell’avvenuto furto nella sede di Poggio S.Elia, Linda VANCHERI si accorse, avendo dovuto effettuare una verifica per questioni amministrative, della mancanza delle schede associative di GIMON, MSA. e SIDERCEM

Posso dire oggi di ricordare con certezza che fu la VANCHERI ad accorgersi di tale mancanza ed in tal senso, pertanto, preciso le dichiarazioni da me rese in precedenza sul punto.

Ricordo anche che la VANCHERI mi chiese se sapessi dove fosse finita tale documentazione, ma io non le seppi dire alcunché. Il direttore CRESCENTE venne immediatamente informato della situazione e lo stesso diede disposizioni di operare una ricerca, cosa che effettivamente facemmo io, la ZA CCARIA, la VANCHERI e la MARCHESE, la quale, ovviamente, fu informata da subito della situazione e ne era dunque perfettamente a conoscenza.

Dopo qualche settimana, riuscimmo a rinvenire la scheda della SIDERCEM, mentre non vennero rinvenute quelle di MS.A. e GIMON.

So che anche MONTANTE venne informato, ma non so quale fu la sua reazione.

Una volta constatata la sparizione di quelle schede associative venne fatto un inventario di quelle presenti e

custodite nei locali dell’associazione, all’esito del quale risultò che solo quelle della M.S.A e GIMON non erano rintracciabili.

omissis

 

A.D.R. escludo che il CRESCENTE si sia potuto rendere conto della mancanza delle schede associative di GIMON e MSA. solo a partire del 2012; ribadisco che il CRESCENTE venne subito informato allorché la VANCHERI si rese conto della circostanza.

A.D.R. Ho avuto modo negli ultimi anni di mia permanenza all ‘interno dell ‘associazione di riferire al CRESCENTE che avevo avuto modo di visionare la scheda di adesione della GIMON e di aver quindi constatato che i soci presentatori della stessa furono Vincenzo ARNONE e Pietro DI VINCENZO.

 

Sussistendo alcune discrasie tra le dichiarazioni del SAPIENZA e quelle del CRESCENTE

si provvedeva ad escutere nuovamente il CRESCENTE (cfr. verbale di sommarie informazioni testimoniali del 22 dicembre 2015), il quale nella sostanza ribadiva quanto in precedenza dichiarato ed in specie che:

era stato proprio il SAPIENZA a riferirgli chi erano stati i soci presentatori di una delle società del MONTANTE e si era poi avveduto della mancanza all’interno dei locali dell’associazione delle schede di adesione allorché provò a verificare personalmente quanto gli era stato confidato;

poteva collocare quella vicenda attorno al 2012 e, comunque, quando la sede dell’associazione era già ubicata nei locali di via Scovazzo, nonché dopo il furto patito a Poggio S.Elia;

non aveva parlato della questione con la VANCHERI o con la MARCHESE, essendo ben consapevole del fatto che costoro fossero persone di fiducia del MONTANTE cui avrebbero, pertanto, certamente riferito qualunque discorso che egli avesse con loro affrontato riguardante l”odierno indagato. Conseguentemente, non aveva dato mandato di effettuare le ricerche delle schede associative, anche perché già il SAPIENZA gli aveva esternato il dubbio che fosse stato proprio il MONTANTE a far sparire quella documentazione ed egli, del resto, era ben consapevole che numerosa documentazione dell’associazione era stata portata via dalla sede proprio su disposizione dello stesso MONTANTE;

non aveva sporto alcuna denuncia perché, al tempo, non aveva attribuito particolare significato alla vicenda.

[…]

Orbene, ad avviso di questo giudice tali discrasie dichiarative tra CRESCENTE e SAPIENZA non possono essere sovrastimate.

E ciò, per diversi ordini di ragioni. Innanzitutto, l’esistenza di chiare interrelazioni tra la sfera personale, imprenditoriale ed associativa di MONTANTE e quella di V. ARNONE non può

essere messa in discussione, essendo stati provati il legame testimoniale tra i due in occasione delle nozze di MONTANTE, l’affidamento alla ditta di V. ARNONE di taluni segmenti esecutivi del cantiere condotto da una società di MONTANTE in via Amico Valenti a Caltanissetta, il ruolo di MONTANTE nell’ingresso di V. ARNONE nel comitato dei “saggi” dell’associazione dei Giovani Industriali, il ruolo di quest’ultimo nella designazione di VENTURI quale successore di MONTANTE nella presidenza della citata associazione e, infine, la sostanziale spinta propulsiva di MONTANTE, per il tramite di TORNATORE e VENTURI, per l’adesione di una delle società di V. ARNONE in Assindustria.

Se proprio si volesse indugiare sulla speculare vicenda della presentazione, per il tramite di V. ARNONE, di una delle società di MONTANTE per la sua adesione in Assindustria, è fin troppo agevole osservare che CRESCENTE e SAPIENZA parlano, in fondo, degli stessi fatti, ma con evidenti divergenze ricostruttive che sono soltanto il portato di dismnesie legate alla naturale obsolescenza dei ricordi.

Infatti, è da escludere che CRESCENTE e SAPIENZA possano avere stretto un pactum sceleris in danno di MONTANTE, senza neanche concordare, benché ripetutamente escussi sui medesimi fatti, l’epoca in cui tali fatti si sarebbero verificati.

Anche l’Ing. Pietro DI VINCENZO, odierna parte civile, rendeva dichiarazioni in ordine ai rapporti tra MONTANTE e V. ARNONE, affermando che:

a) inizialmente i propri rapporti con MONTANTE erano ottimi, tanto che lo stesso DI VINCENZO aveva designato l’imprenditore di Serradifalco quale componente dell’associazione degli industriali presso il consiglio direttivo del consorzio A.S.I. di Caltanissetta;

b) in virtù di tali rapporti, a seguito dei danneggiamenti subiti dalle imprese dell’ingegnere, per possibili finalità intimidatorie, MONTANTE gli aveva offerto protezione potendo spendere i suoi buoni uffici presso Vincenzo ARNONE, del quale lo stesso MONTANTE aveva accreditato l’ingresso nell’associazione degli industriali;

c) nel 2005, MONTANTE, in occasione della propria corsa alla presidenza dell’associazione (stavolta senior) degli industriali, in sostituzione proprio di DI VINCENZO, si era rivoltato inaspettatamente e ingiustificatamente contro quest’ultimo, attaccandolo. Nella medesima occasione, inoltre, MONTANTE aveva fatto avvicinare, da V. ARNONE, alcuni imprenditori facenti parte dell’associazione degli industriali, tra cui Piero CAPIZZI, per indurli a votare per lui.

Si può subito anticipare che la prima circostanza (lettera a) risulta processualmente vera, la seconda (lettera b) soltanto verosimile, la terza (lettera c) non ha ricevuto i riscontri richiesti, anche perché il riscontro poteva derivare soltanto dalla vittima della presunta intimidazione, che ha negato la

circostanza.

[…]

A tali dichiarazioni si aggiungono quelle rese dallo stesso [DI VINCENZO] nel verbale di

interrogatorio del 4 febbraio 2016:

Devo altresì dire che, nel periodo in cui il MONTANTE ambiva alla carica di Presidente di CONFINDUSTRIA Caltanissetta, ricordo che alcuni imprenditori “mugugnavano” in quanto

erano stati contattati da personaggi poco raccomandabili.

Nello specifico ricordo perfettamente che Piero CAPIZZI, imprenditore del polo tessile di Riesi, nel

corso di una riunione in Confindustria, “sbatto” dicendo pubblicamente “chi è chistu

MONTANTE ca mi fa contattare da “malandrini” del mio paese per essere sostenuto in relazione

alla sua elezione. Ricordo che a tale riunione fu certamente presente il direttore del tempo Tullio GIARRA TANO.

 

Così riprodotte le dichiarazioni di DI VINCENZO, deve osservarsi che, in ordine alla natura dei pregressi rapporti tra lo stesso e MONTANTE e, in particolare, al fatto che le loro reciproche relazioni, almeno per tutti gli anni ’90, fossero improntate ad assoluta armonia, riferivano diverse persone informate dei fatti (Maria Lucia DI BUONO, verbale di sommarie informazioni testimoniali del 24 novembre 2015, secondo cui MONTANTE, all’epoca presidente dei Giovani

industriali, si era speso per l’elezione di DI VINCENZO alla presidenza dell’associazione, senior, degli industriali; Marco VENTURI, verbale di sommarie informazioni testimoniali del 12 novembre 2015, che confermava le affermazioni di DI BUONO), le quali, in effetti, avvaloravano tale circostanza, benché MONTANTE, una volta eletto alla presidenza dell’associazione degli industriali, avesse inteso accreditare l’idea opposta, di un atavico, radicale ed irriducibile contrasto con DI VINCENZO, additato di essere un mafioso.

Risulta, altresì, riscontrato anche l’altro tassello aggiunto da DI VINCENZO, secondo il quale egli aveva designato MONTANTE perché rappresentasse l’associazione degli industriali all’interno del consiglio direttivo dell’A.S.I. di Caltanissetta.

Infatti, convergenti appaiono in tal senso le dichiarazioni di Marco VENTURI (cfr. verbale di sommarie informazioni testimoniali del 12 novembre 2015) e di Maurizio SAPIENZA (cfr. verbale di sommarie informazioni testimoniali del 5 dicembre 2015).

Del resto, vi è un elemento che sgombera definitivamente il campo da ogni possibile ombra dubitativa sulla questione, costituito dal rinvenimento, presso la villa di MONTANTE di contrada Altarello, nel corso della perquisizione del 22 gennaio 2016, di un DVD contenente la registrazione di un’autoripresa, nella quale lo stesso MONTANTE provava il discorso di insediamento quale presidente dell’associazione degli industriali, con una overture dedicata ai ringraziamenti

personali all’Ing. DI VINCENZO (vd. verbale di sequestro; cfr. C.N.R. della squadra mobile di Caltanissetta n. 1092 del 28 aprile 2017, p. 76).

L’altra vicenda da esaminare, anticipata nella sinossi sulle dichiarazioni di DI VINCENZO, riguarda, come visto, l’attribuzione a MONTANTE della proposta, rivolta allo stesso DI VINCENZO, di fare intervenire V. ARNONE per spegnere i focolai intimidatori, di presunta matrice mafiosa, che sembravano essersi alzati contro l’ingegnere, posto che, peraltro, era stato proprio MONTANTE a perorare l’ingresso di ARNONE nell’associazione degli industriali.

Sull’attivismo di MONTANTE per la cooptazione di ARNONE in Assindustria si è già detto, e concordi, sugli aspetti sostanziali della vicenda, sono apparse, come spiegato, le dichiarazioni, sopra esaminate, di TORNATORE e VENTURI.

Del resto, il rapporto di amicizia e fedeltà che legava MONTANTE ad ARNONE era noto tra gli industriali associati nisseni, come confermato anche da Francesco AVERNA e Tullio GIARRATANO.

AVERNA, tra l’altro, ricordava che la partecipazione di ARNONE all’associazione nissena degli industriali era stata “caldeggiata” proprio da MONTANTE, e che DI VINCENZO, però, lo aveva esortato vivamente a starne alla larga:

[…]

Anche GIARRATANO aveva nutrito delle perplessità sull’ingresso di V. ARNONE nell’associazione, per il rapporto filiale che lo legava al più noto Paolino, e tuttavia non era stato possibile espellerlo perché, sul piano formale, V. ARNONE risultava incensurato […].

Entrando, però, negli specifici meandri della vicenda della protezione mafiosa che MONTANTE, attraverso V. ARNONE, avrebbe offerto a DI VINCENZO, protezione da quest’ultimo rifiutata, non sussistono riscontri in senso stretto, perché coloro (GIARRATANO e AVERNA) che mostravano di conoscere la vicenda, dichiaravano di averla appresa o tramite lo stesso DI VINCENZO

(GIARRATANO; cfr. verbale di sommarie informazioni testimoniali del 3 agosto 2015) o tramite terzi informati da DI VINCENZO (AVERNA, che lo avrebbe appreso dal predetto GIARRATANO; cfr. verbale di sommarie informazioni testimoniali del 24 novembre 2015).

[…] Ora, sebbene questo giudice condivida l’assunto della Procura della Repubblica (cfr. richiesta cautelare) circa la mancanza di riscontri univoci alle dichiarazioni di DI VINCENZO (GIARRATANO e AVERNA costituiscono fonte de relato in cui la fonte primitiva è sempre DI VINCENZO; GIARRATANO colloca il fatto in un periodo di tempo diverso rispetto a DI VINCENZO), è anche vero che il migliore riscontro di DI VINCENZO è, paradossalmente, lo stesso MONTANTE.

Infatti, non soltanto può considerarsi pacifico che MONTANTE abbia avuto cointeressenze personali, di lavoro ed associative con V. ARNONE, ma si è altresì avuto modo di ripercorrere le dichiarazioni dei collaboratori sul trattamento di favore riservato da Cosa Nostra a MONTANTE in virtù del suo rapporto con V. ARNONE.

Pertanto, è possibile affermare che DI VINCENZO non racconta un episodio connotato da eccentricità rispetto all’ordinario modus procedendi di MONTANTE.

Inoltre, tale dato va raccordato con l’impegno speso dallo stesso DI VINCENZO a promozione della carriera associativa di MONTANTE, e con la connessa riconoscenza che quest’ultimo nutriva nei suoi confronti e che intendeva esprimergli nell’incipit del discorso di insediamento alla presidenza

dell’associazione degli imprenditori nisseni (vd. il DVD di cui supra).

In ogni caso, che il fatto, così come raccontato da DI VINCENZO, sia realmente accaduto non sposta i cardini di questo impianto motivazionale: MONTANTE resta un personaggio che per anni ha coltivato rapporti con il capomafia di Serradifalco e che era stimato ed apprezzato in ambienti mafiosi.

Identiche considerazioni valgono per la c.d. vicenda CAPIZZI.

DI VINCENZO ha riferito delle pressioni mafiose esercitate da V. ARNONE sugli imprenditori associati per orientarne l’espressione del voto in favore di MONTANTE in occasione delle elezioni del 2005 del presidente di Confindustria Caltanissetta.

Orbene, benché CAPIZZI, espressamente menzionato da DI VINCENZO come uno degli imprenditori che si era lamentato di ciò, negasse tale circostanza (cfr. verbale di sommarie informazioni testimoniali del 6 giugno 2016, allegato all’annotazione n. 1508 del 9 giugno 2016, redatta dalla squadra mobile di Caltanissetta), il dato offerto da DI VINCENZO non è comunque privo di una sua significanza.

Innanzitutto, se CAPIZZI motívava la sua risposta negatoria con l’assunto per cui, nel periodo delle presunte pressioni riferite DA VINCENZO, egli era sottoposto a dispositivo di protezione per via di minacce ricevute dalle Brigate Rosse, occorre considerare che tale motivazione non risulti affatto tranciante in senso confutatorio.

Infatti, V. ARNONE faceva comunque parte di Confindustria Caltanissetta, per cui era “legittimato” ad avvicinarsi a CAPIZZI, né il dispositivo di protezione, approntato per la tutela della persona di quest’ultimo, poteva impedire una conversazione riservata tra lo stesso e V. ARNONE, agevolata, appunto, dalla loro comune appartenenza all’associazione degli industriali e, dunque, dalle

possibilità di incontro che essa certamente implicava.

In ogni caso, va certamente evidenziato come la dimostrazione processuale di tale vicenda non inverte la rotta delle conclusioni sulla figura di MONTANTE, essendo ampiamente provato che egli costruì e mantenne rapporti saldi, sul piano personale e professionale, con il boss V. ARNONE.

 

29 Ottobre 2019

fonte:http://mafie.blogautore.repubblica.it/