Cerca

Un plauso al PD pontino

Diamo atto al PD pontino di essere, finalmente, fra i pochi, insieme all’IDV, FDS e SEL, a parlare di radicamento mafioso in provincia di Latina.

Radicamento, non “infiltrazioni”, perché le mafie ci stanno, ci stanno da anni ed hanno tanti, tantissimi sodali locali.

Nati e cresciuti in provincia di Latina.

E sono quelli più pericolosi, forse, perché si mimetizzano, passano per persone perbene, con giacca e cravatta e, spesso, con tanto di titolo che precede nome e cognome.

I sodali.

Sono professionisti, imprenditori, esponenti politici ed istituzionali che fanno affari con le mafie o che sono organici ad esse.

Rappresentano il livello politico e quello economico.

Non si vuole capire che oggi questi livelli sono quelli più insidiosi perché sono quelli che decidono e che amministrano montagne di capitali.

I famosi “colletti bianchi”, quelli della “porta accanto ” che assolvono, peraltro, ad una funzione esiziale di disinformazione, di depistaggio, di manipolazione della verità e della realtà.

Veltroni, Touadi, Passoni, Ranucci, Pedica, Peduzzi, Zaratti lo hanno detto, continuano a dirlo e, soprattutto, continuano a denunciarlo.

I primi 4, tutti parlamentari del PD, forse, lo fanno su sollecitazione di uomini sensibili come Bruno Fiore di Fondi, il coraggioso consigliere comunale fondano che per le sue battaglie contro le mafie ha subito anche degli attentati.

Senza per questo demordere.

L’importanza di referenti locali bravi, sensibili, amanti del loro territorio, che informano, stimolano, sollecitano.

Ed indagano, scovano i mafiosi in giacca e cravatta, le connessioni, le collusioni, le omissioni, non limitandosi a fare chiacchiere.

E, quando parliamo di collusioni e di omissioni, alludiamo anche a coloro che nelle istituzioni e nei partiti, ”negano”, ”negano”, ”negano” l’esistenza delle mafie sul territorio, cercando di distogliere da esso l’attenzione degli inquirenti, di spegnere i riflettori, per consentire alle mafie di ben operare con i loro affari.

L’importanza di quella rete, che agisce in sintonia, sinergicamente, mettendo in relazione tutte quelle sensibilità di uomini e donne che vogliono difendere il proprio territorio da questa ondata di barbarie che lo sta devastando economicamente, politicamente, culturalmente.

Sensibilità in grado di analizzare anche i motivi reali della “crisi” economica che ci stringe, strozzando l’economia, dirottando gli investimenti puliti verso altri lidi, altri territori ritenuti più sicuri, più tranquilli, più… puliti.

E’ questa analisi, ad esempio, che manca da parte dei sindacati dei lavoratori e degli imprenditori pontini, fatta qualche rara eccezione come quella della CGIL che, per la verità, ne parla, anche se non sistematicamente.

Ieri, a Fondi, ci sono piaciuti quelli del PD, da Veltroni fino a Passoni, come ci sta piacendo Moscardelli a Latina che ha impostato la sua campagna elettorale sul tema della legalità e della lotta alle mafie.

Noi siamo abituati ad essere obiettivi, di dare a Cesare quello che è di Cesare ed a Dio quello che è di Dio.

Non vuole essere, il nostro, un peana in favore di questo o quello perché non ci interessa fare politica partitica.

Siamo indipendenti e tali vogliamo essere.

Da tutti.

Ma ci piace dire le verità, anche quando queste non piacciono.

Pagando anche, come spesso capita, in isolamento, anche con gli insulti che riceviamo.

E non solo.

Questa, per noi è antimafia seria.

Con nomi e cognomi, lodando quando si deve lodare, condannando e denunciando nelle altre occasioni.

Ci auguriamo solamente che quelle del PD pontino e degli altri partiti del centrosinistra non siano delle fiammate elettorali che si spegneranno ad elezioni avvenuti.

La situazione è grave e sul tappeto ci sono temi scottanti, a cominciare da quello dell’inadeguatezza dell’impianto investigativo locale.

A parte la Questura, alla quale va il nostro plauso, non riscontriamo quell’impegno e, soprattutto, quella qualità nell’investigazione che sono necessari per essere incisivi.

Non è possibile che tutte o quasi le inchieste debbano partire da fuori provincia o le debbano fare la DIA, il GICO, il ROS di Roma, di Napoli, di Catanzaro, di Palermo e così via.

Siamo d’accordo con la proposta di istituzione di una sezione della DIA nel Basso Lazio, ma non facciamoci illusioni.

Con questo governo che per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana si è rifiutato di accogliere la proposta di un Prefetto di sciogliere per mafia l’Amministrazione di Fondi, non si va da nessuna parte.

E non c’è da sperare niente.

C’è da sperare solamente che un altro governo, di destra o di sinistra che sia ma che sarà sicuramente meno peggio di quello attuale, sia più sensibile e dotato di un pur minimo senso dello Stato e delle istituzioni.

Perché, se cosi non dovesse essere, allora veramente ci sarebbe da concludere con tristezza che l’Italia intera è ormai un paese criminale.

Nelle sue fondamenta, nella sua struttura.

Ma, ritornando al discorso dell’efficacia e della qualità o meno dell’azione investigativa, limitiamoci ora a fare delle richieste minime il cui accoglimento non dipende dal governo ma dai Comandi Generali.

La prima: la Guardia di Finanza in provincia di Latina non va, fa pochissime indagini patrimoniali e questo non può essere più tollerato (in un anno 140 in provincia di Frosinone, solamente 4 in provincia di Latina).

A Fondi, dove si è suicidato il Comandante di Compagnia, essa che ha fatto e che sta facendo???

Possibile che debbano continuare a starci da decine di anni gli stessi marescialli???

A Formia c’è un Gruppo provinciale. Quali sono i risultati, quante indagini patrimoniali esso ha fatto?

Carte alla mano, dati non chiacchiere.

Caso per caso, compagnia per compagnia, gruppo per gruppo, brigata per brigata, dati alla mano, bisogna cominciare a vedere il prodotto, le indagini fatte, i risultati ottenuti.

Se le cose non vanno, la gente va trasferita e sostituita con persone più produttive.

Dispiace affermare queste cose, ma qua stiamo parlando di mafie e non di bruscolini.

Mafie ormai radicate e padrone di quasi tutta l’economia pontina.

Lo diciamo fuori dai denti perché se siamo arrivati a questo punto lo si deve anche, se non soprattutto, oltre che all’omertà di quella parte della gente vile e disonesta, anche all’inefficienza di strutture statuali.

A Veltroni, a Passoni, a Pedica, a Zaratti, Peduzzi e a quanti altri vogliono veramente dare una mano nel contrastare l’occupazione totale di questi territori del Lazio, lo diciamo con estrema franchezza.

C’è troppa gente in giro che fa bla bla, ma che non muove sul piano delle cose concrete, dell’azione, un dito per aiutare Magistratura e forze dell’ordine nel loro difficile compito.

C’è un’emergenza criminale, la prima emergenza.

Mobilitino i loro partiti, tutte le strutture locali, nella lotta contro le mafie.

Impongano a tutti i loro militanti, dovunque siano, anche nei piccoli comuni, di mobilitarsi, di impegnarsi a DENUNCIARE, DENUNCIARE, DENUNCIARE singoli fatti, presenze sospette, insediamenti ed investimenti di capitali sospetti, comportamenti, decisioni assunte, che possano far intravedere collusioni, favoritismi, con le mafie e noi non avremo più alcuna remora, alcun ostacolo a ricambiare il loro impegno anche in termini elettoralistici.

Noi aiutiamo tutti coloro che ci aiutano seriamente e costantemente a combattere le mafie.

Quelle non solo militari, ma anche –e soprattutto- quelle politiche ed economiche.