La miopia che quasi unanimemente ha accomunato le reazioni alle dichiarazioni del Capo della Direzione Distrettuale Antimafia Dr. Capaldo circa la presenza di infiltrazioni mafiose nel nostro territorio, ed in particolare nello scalo cittadino, rendono il senso di quanto vi sia, nel contempo, una conoscenza di basso profilo ed una sottovalutazione, quando non una vera e propria negazione, del fenomeno mafioso visto ancora oggi non solo come episodico, ma anche, e soprattutto, identificato unicamente con il suo aspetto esteriore e violento fatto di sparatorie, richieste di “pizzo” ed altre attività tipiche dell’agire criminale.
Purtroppo né a livello nazionale, né tantomeno a livello locale, è questo l’aspetto che desta maggiormente preoccupazione e sul quale la Magistratura richiama l’attenzione di politica ed istituzioni. Per dirla con le parole del Dr. Capaldo “La criminalità organizzata ha affinato le sue tecniche d’investimento…. Oggi vengono create società a catena e il bene viene sottoposto ad una serie di trasferimenti continui, con soggetti “legali”, in modo da staccarlo dalla sua origine illecita.”
E d’altronde è bene avere chiaro, come affermato dallo stesso Capaldo, e reso evidente in tutta la letteratura di settore, che in questo circolo vizioso le collusioni con la pubblica amministrazione, intesa in senso lato, sono purtroppo conseguenza ed insieme origine del proliferare delle infiltrazioni mafiose.
E’ quindi veramente a dir poco ingenuo chiedere di fare i nomi.
Sono l’humus di illegalità, la mancanza di trasparenza, il non controllo della provenienza dei capitali, l’accoglimento supino di qualsiasi investitore anche sconosciuto, la mancanza di garanzie e di rispetto delle regole il vero nemico da combattere; compiere un effettivo contrasto alla mafia significa compiere, in tale contesto, scelte chiare, inconfutabili che non lancino mai segnali contradditori o ambigui.
Proprio con tali obiettivi l’Associazione Caponnetto, come già preannunciato recentemente, attiverà un percorso di incontri con categorie, forze sociali e politiche per proporre, sulla scia di quanto realizzato in altre regioni, un patto per la legalità che isoli soggetti e pratiche contigui alle modalità mafiose.
Negare il fenomeno, e addirittura gli arresti avvenuti, come fatto da alcuni esponenti politici e della stampa, è nascondere la testa sotto la sabbia o, forse, voler tirare la sabbia negli occhi di quanti, pensandoci, potrebbero ricordare o, meglio, incominciare a vedere.
Le mafie vogliono essere invisibili… se le si aiuta ad esserlo le si rafforza, dando, contemporaneamente, a quanti ne sono vittima quel senso di solitudine e lontananza delle Istituzioni che spinge al silenzio, all’omertà… alla non denuncia… a chinare il capo!
Non è solo una questione di “giustizia” e di “legalità”, che qualcuno in questi tempi potrebbe liquidare come pure questioni ideali… è anche, e soprattutto, una questione economica. Dove le mafie attecchiscono, si infiltrano, riciclano i loro soldi sporchi senza freno… dove si fanno commercio e proprietari di immobili… dove viziano appalti, sub-appalti, concessioni e incarichi… dove impongono le “loro” regole e le “loro” tasse, l’economia, quella sana, muore e si assiste ad uno sviluppo sterile, senza ricadute positive per il territorio.
Un aspetto, quest’ultimo, che dovrebbe essere di preminente interesse delle Istituzioni, Comune ed Autorità portuale in primis, di cui sconcerta il fragoroso silenzio e dai quali attendiamo prese di posizioni nette e risposte concrete.
Civitavecchia, 02.09.09