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“Un arresto evitò la guerra tra i Moccia e gli Amato-Pagano”, parola del pentito

“Un arresto evitò la guerra tra i Moccia e gli Amato-Pagano”, parola del pentito

Di Alessandro Caracciolo

2 Maggio 2022

La recente indagine contro il clan Moccia ha individuato anche la persistenza di una situazione conflittuale ad Arzano tra il gruppo diretto da Domenico Cimini, referente sul territorio di Arzano del clan afragolese, e il Gruppo della 167 costola degli Amato-Pagano. Gli Scissionisti di Arzano erano diretti e gestiti da Renato Napoleone, Pasquale Cristiano detto Pik Stik d il padre, Pietro detto Pierino.

Come scrive nell’ordinanza il gip Maria Luisa Miranda anche questa vicenda conferma la piena operatività del clan MocciaCimini venne condannato il 9 marzo 2016 proprio per aver ricoperto il ruolo di “responsabile” per conto del clan di Afragola delle attività illecite su Arzano: il luogotenente venne poi scarcerato nel marzo del 2017 per fine pena e arrestato nuovamente nell’ultimo blitzNel gruppo di Cimini c’erano tra gli altri, gli affiliati Raffaele Russo, Salvatore Pezzella, Pasquale Del Prete. Le manette per Cimini scattarono il 21 ottobre 2008, dopodiché il ruolo di capozona di Arzano venne ricoperto da un altro affiliato del clan Moccia, Ciro Casone, che il 26 febbraio 2014 fu ucciso in un agguato camorristico.

Dalle conversazioni intercettate dagli investigatori emergeva anche il riconoscimento di Francesco Favella, anche lui uomo degli afragolesi su Arzano e catturato nell’ultima operazione delle forze dell’ordine: “Molteplici, inoltre, sono le conversazioni dalle quali emergeva il riconoscimento, da parte dell’organizzazione, della caratura criminale del Favella, il contestuale rimpianto per l’assenza e l’attesa per l’agognata scarcerazione. Nella specie, tale dato emerge a chiare lettere, ad esempio, nella vicenda riguardante l’aggressione subita dal sodale Pasquale Del Prete, detto o zuopp, da parte di esponenti del gruppo degli Amato-Pagano operante nel quartiere della 167 di Arzano. In quel contesto dai dialoghi intercettati tra Antonio Amabile e Amilcare Iazzetta, emergeva non solo che il vertice del clan afragolese per tutelare i propri interessi criminali e per non destare l’attenzione delle forze di polizia e di conseguenza della magistratura, frenava i propositi bellicosi di alcuni pur evidenziando le problematiche che gli “Afragolesi” avevano ad Arzano in quel periodo, ma soprattutto, per quanto ora rileva, che a loro parere, come anche confidato al genero di ‘o cecce Pasquale Iorio, solo con Favella Francesco e con Cimini Domenico avrebbero potuto affrontare quelli della 167 ristabilendo l’equilibrio e il controllo nella zona di Arzano, scrive il gip nell’ordinanza.

SAREBBE SUCCESSA LA GUERRA”, LE PAROLE DEL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA

Sulle tensioni tra il clan Moccia e gli Amato-Pagano parlò anche il collaboratore di giustizia Giovanni De Falco nel verbale del 13 luglio del 2018: “Noi della paranza di Puzio Michele comandavamo su Afragola e Casoria. Quando è uscito Domenico Cimini voleva riprendersi il territorio di Arzano che da circa 5 anni era stato preso dagli Amato-Pagano. Cimini infatti mi diceva che voleva riprendersi Arzano perché “mezza Arzano” era sempre stata dei Moccia. Lì ad Arzano infatti ci sono tantissime industrie e i Moccia  dividevano con gli Amato-Pagano a metà tutte le quote estorsive. Poi hanno ucciso Casone Ciro e dì recente hanno ucciso fuori al carcere un altro dei fraulisi e gli Amato-Pagano hanno cacciato tutti i fraulisi da ArzanoCimmini si stava organizzando per riprendersi Arzano insieme a Tommaso Parìbello e a Tirino Gaetano. Se Cimini non veniva arrestato a seguito della decisione della Cassazione sarebbe sicuramente successa la guerra con gli Amato-Pagano. Cimini infatti diceva che i soldi da Arzano arrivavano con la pala e per questo la rivoleva“.

«Non erano trattati da fratelli», il pentito racconta i malumori di quelli di Arzano contro Melito

Ha rilasciato decine di pagine e pagine di verbali. E’ lui il nuovo, grande accusatore degli Scissionisti (leggi qui l’articolo precedente) e del gruppo delle palazzine di Arzano. Tsvetan Sabev, detto Sasà il bulgaro, è il pentito che tra gli altri ha fatto luce sul gruppo dell’hinterland e sulle figure di Pietro e Pasquale Cristiano. Ingegnere elettronico dell’Est, per anni un fidato di Raffaele Amato.

Sasà era lo specialista a servizio del gruppo Amato per la bonifica di auto, appartamenti, covi, dalle microspie e tecniche per rendere vani i sistemi di intercettazione delle forze dell’ordine. Coinvolto in diverse inchieste, in particolare quella eseguita dai carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna. Tra queste quella a carico di sette indagati affiliati al clan camorristico degli Scissionisti, accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso e associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. I suoi verbali contengono più di un riferimento all’omicidio di Ciro Casone, referente dei Moccia ad Arzano ucciso (insieme all’innocente Vincenzo Ferrante).

I gruppi interni agli Scissionisti

Sabev in passato è stato molto vicino al gruppo di Arzano e in particolare al ras Renato Napoleone, uno degli imputati al processo Casone. Sasà ha rivelato ai magistrati quello che era l’organigramma del sottogruppo di Arzano e i loro rapporti con il ras Ciro Mauriello, uno dei ‘pezzi da novanta’ dei melitesi. “Il gruppo di Arzano, nella persona di Pierino, padre di Pasquale, mi è stato presentato da Raffaele Tortora: quest’ultimo mi ha presentato Pierino come “responsabile di Arzano”. Io ho aperto una trattativa economica con Pierino, presente il Tortora ed abbiamo fissato 1000 euro al mese; poi il Tortora è andato vía, era presente alla decisione dei 1000 euro. Anzi preciso che quando il Tortora mi ha detto che dovevo incontrare il gruppo di Arzano io ho chiarito che volevo essere pagato, perché a mia domanda se quelli di Arzano erano Amato-Pagano, lui mi ha risposto di no, ovvero che erano “amici e fratelli nostri”. Dopo qualche giorno dall’incontro con Pierino, presente il Tortora, il primo mi ha presentato a casa sua ad Arzano, il figlio Pasquale, ed ha specificato che quest’ultimo era il capo del gruppo. Sia Peppe (Giuseppe Monfregolo ndr) della foto che Pasquale mi hanno detto che nonostante fossero “amici e fratelli” degli Amato-Pagano non venivano trattati come tali, cioè non gli davano “il lavoro” ossia la droga. Come ho già riferito, per come dettomi da Napoleone, il gruppo di Arzano gli pagava lo stipendio mensile sin dal 2014; prima, io so per certo che il Napoleone sino al suo arresto era uno dei vertici del clan Amato-Pagano, un killer e percepiva da Melito i soldi; so che era in quota sulle piazze di spaccio, ma non so altri particolari”.

Fonte:https://internapoli.it/arzano-guerra-arresto-cimini-moccia-amato-pagano/