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«Tutti i rischi delle infiltrazioni mafiose nella gestione dell’emergenza»

«Tutti i rischi delle infiltrazioni mafiose nella gestione dell’emergenza»

di Ettore Jorio*

17 aprile 2020, 11:11

A leggere di mafie si comprende quanto la loro presenza nel mercato e sul territorio è divenuta consistente. Sono ovunque, con un predominio assoluto della ‘ndrangheta che occupa tutte le piazze economicamente più interessanti per ivi esercitare la propria economia dominante, oltre alla pressione imposta nell’ordinario sociale.

Le liquidità e i benefici pubblici cash, si sa, generano l’acquolina in bocca alle delinquenze organizzate. L’epidemia in atto costituirà, pertanto, una ulteriore ghiotta occasione per fare incetta dei benefit statali (e non solo), concessi per attenuare minimamente lo stato di quotidiano disagio vissuto dalle piccole imprese e dai professionisti non campioni di incasso nonché dalle famiglie che da esse dipendono, rimasti oggi senza quattrini.

Dunque, l’erogazione di somme, siano esse destinate alla solidarietà alimentare che ad assicurare un minimo di liquidità, dovrà essere attentamente monitorata dagli organi preposti. Innanzitutto, occorrerà che arrivino presto e a goderne siano i veri bisognosi.

Sono da condividersi, in proposito, i severi ammonimenti del procuratore antimafia Nicola Gratteri, intesi a porre l’attenzione sul ruolo che certamente tenterà di esercitare in proposito la ‘ndrangheta. L’occasione è infatti buona per proporsi come sostituto (pseudo) garante dei diritti elementari di uno Stato che soprattutto al Sud è latitante da tempo. Non solo. Per mettere a disposizione il proprio portafoglio alle aziende in crisi che potrebbero così essere aiutate nel risolvere le più immediate esigenze di vita per poi essere fagocitate e, quindi, avviate quantomeno all’esercizio del riciclaggio. Una pratica, quest’ultima, invero per molti versi già affidata ad una miriade di attività intraprese e/o acquisite, più o meno lecitamente, che hanno reso ormai le finanze prodotte dalla ‘ndrangheta e simili perfettamente confondibili con quelle realizzate a fatica dal nostro salumaio di vicinato.

Quanto «minacciato» dal procuratore Dda di Catanzaro, è fondamentale per garantire legalità nella distribuzione dei contributi in favore delle famiglie deboli e dei finanziamenti alle imprese, assicurate dal decreto c.d. liquidità. Entrambi vanno vigilati nella loro concessione, nel loro uso e nella loro destinazione finale. Ovviamente, Nicola Gratteri ha detto altro. Ha difatti posto l’accento sulla distribuzione dei contributi pubblici destinati alle famiglie. Al riguardo, seppure confidando sulla correttezza dei sindaci, ha posto il dubbio sui possibili usi distorti dei finanziamenti dei quali questi ultimi sarebbero chiamati a perfezionare la loro distribuzione al minuto, suscettibile di discriminanti clientelari e condizionamenti mafiosi. Il dubbio è in parte verosimile. L’alto numero dei Comuni sciolti per mafia confermerebbe la possibilità di frequenza del fenomeno distorsivo. Ma ciò non deve affatto sfiduciare chi è chiamato democraticamente a svolgere le funzioni sindacali.

Un’apprensione tuttavia giustificata, soprattutto da parte di chi è giornalmente impegnato a fronteggiare la ‘ndrangheta e la dilagante corruzione, indotta dalla prima e quella divenuta strutturale, che deve trovare una degna soluzione. Essa è da sintetizzare nel responsabilizzare (ma sul serio) la filiera dei sindaci. Quello strumento di insieme istituzionale più idoneo ad esercitare le verifiche delle condizioni di accesso ai benefit sociali e ad assicurare il monitoraggio del danaro profuso da Stato e Regioni a risarcimento forfettario della trascuratezza delle tutele, rispettivamente, di profilassi internazionale e dell’assistenza sociosanitaria necessaria.

Non può non essere che così. Elaborando dei rigidi disciplinari da imporre ai primi cittadini nell’individuare i più bisognosi e delle rigorose procedure di controllo, in situ, delle attività svolte dalle imprese beneficiarie della liquidità. Ciò solo che si voglia realizzare un Paese giusto, così come disegnato dalla Costituzione, che impone la corretta applicazione della sussidiarietà verticale. Quella che rinvia ai Comuni l’esercizio delle funzioni amministrative, diretto a rendere esigibili alla collettività tutte le prestazioni essenziali alla vita, secondo indiscutibili criteri di differenziazione e adeguatezza.

*docente Unical

Fonte:https://www.corrieredellacalabria.it/