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TUTTE RICCHEZZE ACCUMULATE DA QUESTI CRIMINALI SULLA PELLE DI NOI CITTADINI ONESTI E SUL SANGUE DELLA POVERA GENTE

Benzina, ristoranti, gioielli e orologi, negozi di lusso e scommesse: tutti gli affari dell’Alleanza di Secondigliano

Di Antonio Mangione – 28 Giugno 2019

E’ un quadro davvero inquietante quello descritto dalla DDA sul potere che aveva l’Alleanza di Secondigliano sulla città di Napoli e la sua provincia. “Il clan dell’Alleanza di Secondigliano è in grado, oggi, di gestire a Napoli e oltre, molto oltre, i più vari comparti economici con forme che rasentano il monopolio: dalla distribuzione di carburanti al mercato dei preziosi; dalle attività recettizie e di intrattenimento a quelle di bar e ristorazione; dal mercato dell’abbigliamento a quello degli elettrodomestici. Ancora: il mercato immobiliare: la erogazione di credito al consumo; il mondo delle scommesse on line e del gioco in generale. La produzione e distribuzione di beni di consumo”.

Ancora: la camorra cittadina si è sostituita alle istituzioni (e agli istituti) statuali nei rapporti economici comuni assicurando efficaci attività di recupero- credito con le tipiche forme del codice di procedura incivile mafioso, che vede truppe di affiliati dedite professionalmente alla funzione di “ufficiali giudiziari” armati e violenti. O con la cessione violenta e forzosa del credito, in virtù della quale debitori inadempienti finiscono inconsapevolmente in mano alla criminalità organizzata, che si presenta con la classica frase “quello che dovevi a lui ora lo devi a noi…”, anziché convenuti in un ordinano processo civile, del quale il creditore ha ben pensato di fare a meno rivolgendosi al camorrista di quartiere.
Le potenti organizzazioni criminali napoletane si sono poi di fatto impossessate di alcune strutture pubbliche assolutamente nevralgiche come gli ospedali, utilizzati non solo per summit criminali o per ricevere le vittime di rapporti usurari o estorsive, ma anche come strumento ulteriore di gestione del proprio potere mafioso: con affiliati assunti come infermieri, barellieri, portantini, autisti, addetti alle pulizie, che chiaramente tutto fanno in ospedale fuorché lavorare, e tengono sotto controllo l’intera vita della struttura, dalle liste dei ricoveri a quelle delle operazioni chirurgiche, dai rapporti con sindacalisti e pubblici funzionari ASL alle assunzioni; con medici collusi pronti a stilare centinaia di referti e certificati falsi per gli usi che il camorrista intenda o possa fame. Il tutto anche al fine di raggiungere il risultato, di grande rilievo per il clan, di distribuire favorì e piaceri ad altri malavitosi nel momento del bisogno (malattie vere o fasulle, agognate scarcerazioni, truffe, etc), intranei o appartenenti ad altri clan, favori produttivi di riconoscenza e potere.
E l’Alleanza di Secondigliano può dirsi essere riuscita a portare avanti il progetto espansivo iniziato negli anni ’90: quando, a seguito e per effetto dei danni complessivamente subiti da parte dei contendenti impegnati nella sanguinosissima faida camorrista degli anni ’80 e ’90 (in termini di perdite umane e di colpi inferti dall’opera repressiva dello Stato) alcuni dei principali artefici di quella guerra (primo fra tutti Eduardo Contini) mostrarono la loro intelligenza e lungimiranza criminale, degna di veri statisti dell’Antistato, nel progettare e proporre una tregua che consentisse di riprendere fiato, recuperare forze e dedicarsi alla espansione criminale ed economica sulla base di una negoziata ripartizione territoriale della città e della provincia di Napoli.

Eduardo Contini, e con lui Patrizio Bosti, Giuseppe Ammendola, Salvatore Botta, da un lato, e i vertici dei clan Licciardi e Mallardo dall’altro, seduti allo stesso tavolo da sempre, capirono che non conveniva più scontrarsi violentemente contro gli altri clan cittadini (Sarno, Misso, Mazzarella, etc), dopo aver messo a ferro e fuoco la città, e avendo peraltro già dimostrato la propria potenza criminale (secondo il più classico metodo di affermazione mafiosa, fondato sulla manifestazione,  anche sanguinaria, di forza criminale all’interno e all’esterno del clan); e che era giunto il momento di scendere a patti con gli avversari, quantomeno in termini di non belligeranza, per quanto per definizione temporanea e fragile, e sottoposta continuamente agli scossoni di contingenti e mutevoli rapporti e interessi criminali. Ma la tregua serviva, così da poter dedicare energie criminali e intelligenza espansiva alla occupazione militare della economia cittadina: per far soldi a livelli elevati, il che del resto rappresenta da sempre il fine ultimo dell’agire mafioso.
Le indagini e i processi degli ultimi anni hanno perfettamente fotografato questa espansione, e dato conto dell’acume criminale di chi partecipò a quella stagione.
Sono agli atti importanti sentenze che hanno condannato insieme Bosti, Contini, Licciardi, Mallardo per delitti associativi e reati-fine commessi in quanto partecipi dell’Alleanza, evidenziandone l’importanza ed efficacia strategica nella contrapposizione agii altri gruppi; sentenze che hanno riconosciuto l’operatività di quella confederazione sulla base di un poderoso compendio probatorio fondato anche su dettagliati racconti di decine di collaboratori, intranei o esterni ai clan della coalizione e spesso elementi apicali dei relativi gruppi, che hanno disegnato il percorso e le strategie di una sovra-organizzazione che ha segnato la storia della città e della regione. E che anche oggi si mostra pienamente attiva.

Fonte:https://internapoli.it