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Tutte le perplessità sulla cattura di super latitante MICHELE ZAGARIA più strana e anomala della storia d’Italia

 Tutte le perplessità sulla cattura di super latitante MICHELE ZAGARIA più strana e anomala della storia d’Italia

UNA NOTA a margine del VIDEO INEDITO SULLA CATTURA DI MICHELE ZAGARIA. Vesevo, quello della pen drive, fu realmente colui che accompagnò, con i suoi vesttii in mano, il boss a fare la doccia. Tutte le perplessità sulla cattura di super latitante più strana e anomala della storia d’Italia

Le immagini, rese pubbliche da Marilena Natale, ci consentono di esprimere un nostro punto di vista, una nostra riflessione, legandola a dati più concreti, maggiormente oggettivi

CASAPESENNA – La dda ha fatto capire di non essere molto convinta che nel giorno della cattura di Michele Zagaria, nel suo bunker di Via Mascagni di Casapesenna, le cose siano filate tutte molto lisce. E d’altronde, la sezione dedicata a Orlando Fontana, nel corpo della ordinanza-Medea, la dice lunga sul fatto che anche i magistrati della dda non hanno escluso che qualcuno di coloro che sono entrati nel covo bunker di Michele Zagaria, insieme all’allora ancora poliziotto indagato Vittorio Pisani, su cui gravava anche una misura cautelare di obbligo di dimora, non ha avuto un comportamento irreprensibile.

Ovviamente, stiamo ricorrendo alle figure retoriche più in voga per limitare, dentro a un lessico ortodosso, quello che per noi è più di un sospetto.

Va sottolineato che quella mattina del 7 dicembre del 2011, la dda non era chiusa nel suo ufficio, ma stava a Casapesenna, con il pubblico ministero Catello Maresca e poi con l’allora procuratore aggiunto nonchè coordinatore della Dda Federico Cafiero De Raho. Solo che Maresca e De Raho rimasero al piano superiore. Questo, probabilmente, nel rispetto di procedure proprie e stabilite che danno alle forze dell’ordine, ai nuclei specializzati delle stesse, la titolarità ad essere le uniche a poter entrare nei bunker, a poter farvi irruzione. Un rispetto che, dal video si capisce fu applicato con rigore solo in questo caso, perchè per il resto non è che fu sviluppato in maniera intransigente.

Infatti, il video, pubblicato su youtube da Marilena Natale, non fa che aumentare, almeno, per quel che conta, ai nostri occhi, queste perplessità. Primo, perchè andando a verificare i profili dei poliziotti entrati con Pisani, non ci sembra che alcuni di loro, dopo aver sbrecciato il pavimento della casa di Vincenzo Inquieto, di incrociare una preparazione e un’esperienza e perchè no, anche una cifra morale che li potesse abilitare, fisicamente e oseremmo dire anche eticamente, a occuparsi di una operazione che, fino a prova contraria, poteva anche presentare qualche rischio serio, visto che colui che si andava a prendere, non era uno qualsiasi, un borseggiatore da mercatino rionale, ma colui che in quel periodo, era l’ultimo vero capo del clan dei Casalesi rimasto a piede libero.

Certo, quella sezione della questura di Napoli aveva maturato l’esperienza della cattura di Antonio Iovine, anche quella avvenuta in maniera soft e mai quando erano stati ammanettati gli altri boss del clan, si erano registrate sparatorie o situazioni complicate, sotto profilo dell’applicazione militare.

 

Detto questo, perchè il ragionamento non può non essere accompagnato da un continuo dialogo con il dubbio, anche rispetto all’idea che ci siamo formati, come si può capire, guardando con attenzione le sequenze del video, possiamo tranquillamente affermare che se uno non sa, in premessa, quello che sta guardando e non ha nessuna contezza sulle vicende del gruppo Zagaria e del clan dei Casalesi, può tranquillamente confondere quelle fasi, quelle azioni, quelle parole, con un’operazione della protezione civile o di pompieri in borghese che vanno a salvare un gattino o una signora rimasta prigioniera di una porta che non si apre.

Questo non perchè il clima tra i poliziotti, Vincenzo Inquieto, proprietario della casa del bunker e poi successivamente quello tra gli stessi poliziotti e il boss Michele Zagaria, sia disteso. Non perchè possa essere minimamente criticato l’atteggiamento dei poliziotti che, opportunamente, non iniettano tensioni in un momento complesso e, teoricamente, rischioso come quello, ma perchè il tenore delle parole pronunciate, il clima quasi familiare, quel gironzolare nel covo in maniera informale con una perquisizione che viene annunciata più volte nel video ma che, se avviene, si sviluppa in maniera, a nostro avviso, molto approssimativa e senza quei movimenti di rigore investigativo che dovrebbero essere tipici di un contesto del genere.

Al di la di qualche parola, buttata li per passare alla storia, tipo “Lo Stato ha vinto“, “Michè è finita” eccetera eccetera, questo clima quasi cameratesco trova la sua sublimazione in una concessione che a nessun altro grande latitante è stata mai concessa: fare la doccia. Ecco perchè poi tutti gli atteggiamenti, tutto questo clima leggero, intriso di camomilla, appare rilevante perchè il suo rilievo si rafforza in relazione all’atto sorprendente della concessione della doccia. Un clima che è considerato sospetto probabilmente anche agli occhi dei magistrati della dda. E vicino a quella doccia, c’è il poliziotto che poi sarà indagato per la ormai famosissima vicenda della pen drive.

Abbiamo fermato le immagini, riducendole allo status di foto, proprio per chiudere definitivamente ogni dubbio sul fatto che fu proprio Oscar Vesevo ad avere il compito, perchè qualcuno questo ordine glielo avrà pure dato, di guardare Zagaria mentre faceva, più o meno tranquillamente, la doccia. Ed è Vesevo che chiede e riceve dal boss i pantaloni, il jeans, i calzini eccetera. Dunque, se non è scontato che sia stato lui a prendere la pen drive, ammessa e non concesso che questa esistesse realmente, sicuramente Vesevo è quello che è stato vicino fisicamente al boss, tenendo in mano i suoi pantaloni nella cui tasca, la pen drive poteva trovarsi.

Nel momento in cui noi, ma tutti quelli che hanno seguito queste vicende hanno assunto consapevolezza del profilo problematico di questo poliziotto che non si è dimostrato nella sua vita un esempio di specchiata moralità, lascia perplesso il fatto che fu scelto proprio lui per occupare quella mattonella in quel dato istante. Si potrebbe obiettare che l’epica oleografica del “bravo poliziotto” e del “poliziotto bravo”, non identifica mai questa figura con un uomo dalle virtù sacerdotali.

Però, per Vesevo il discorso è diverso, perchè anche il modo con cui si rivolge al boss, quel “tu” quasi familiare o familiarizzante, rende non peregrini i dubbi avanzati successivamente dalla dda. Anche perchè, se è vero quello che si dice e cioè che Zagaria arrivò con 5 mila euro in contanti in carcere, ciò significherebbe che la perquisizione fu ancora più leggera e ininfluente, condotta come se tutto fosse già scontato e già definito, ben prima dell’ingresso nel bunker.

In conclusione, al di la di quello che succederà (noi crediamo che non succederà nulla perchè in Italia, si sa, la cultura del compromesso ha intriso, da sempre, anche le vicende che dovrebbero essere per costituzione le più trasparenti), resta il fatto che dentro al catalogo delle più importanti catture di latitanti, avvenute in Italia, quella di Michele Zagaria resta la più anomala.

Di quella di Antonio Iovine si sa di meno ed è, tutto sommato, una ricostruzione ufficiale fatta dagli stessi inquirenti che l’hanno realizzata. In questo caso, invece, c’è stato qualcuno che ha filmato e ha fornito la possibilità di sottoporre al vaglio dei lettori, dei cittadini, del corpo democratico, il comportamento di fondamentali organismi dello Stato.

Gianluigi Guarino

https://youtu.be/4TCTzWnRw08

PUBBLICATO IL: 10 dicembre 2016 ALLE ORE 11:46 

fonte:www.casertace.net