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Tutte le mafie portano a Roma

Parlando di mafia si pensa immediatamente al sud d’Italia, alla Sicilia, alla camorra napoletana, alla ‘ndrangheta calabrese, alla rete di clan mafiosi sparsi in tutto il meridione. Grosso errore di valutazione. A quanto pare sembra essere il Lazio e in particolar modo Roma la vera patria della mafia, non solo quella italiana ma, soprattutto, delle mafie internazionali. Il Lazio, a differenza delle regioni del sud, non si trova sotto il predominio di una singola organizzazione dominante, ed è perciò diventato un importante punto nevralgico per tutte le organizzazioni internazionali e nazionali che hanno trovato qui libero spazio per le loro manovre illecite.

Tutte sono presenti all’appello: dalla mafia nigeriana a quella sudamericana impegnate prevalentemente nel traffico di stupefacenti; dalla romena all’albanese, molto attive nella prostituzione e nei reati predatori; fino alla mafia cinese e a quella russa dedite prevalentemente al traffico di persone. E tutte convivono pacificamente nella Capitale, dove sembrano aver trovato un loro placido equilibrio.

A lanciare l’allarme è il sostituto procuratore nazionale antimafia Diana De Martino, nel corso di un’audizione che si è svolta ieri presso la commissione sulla sicurezza della Regione Lazio. Il riciclaggio non avverrebbe più attraverso i soliti canali tipici della malavita organizzata ma grazie sia ad appalti pubblici, sia ad imprenditori collusi che reinvestono capitali illeciti in attività commerciali o in immobili di pregio.

Prontamente inutili le smentite da parte del coordinatore della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e del Lazio, Giancarlo Capaldo, che sottolinea come non ci sia nessun allarme ma solamente un grande controllo ed un’attenzione costanti nei confronti della criminalità organizzata; o quelle del prefetto della capitale, Giuseppe Pecoraro, che assicura che le organizzazioni criminali non controllano affatto il territorio laziale. Persino il sindaco di Roma, Gianni Alemanno parla di situazione sotto controllo (ma sotto il controllo di chi?) e ritiene esagerate le dichiarazioni della De Martino.

I dati parlano da soli: sono 274 i procedimenti aperti dalla Dda di Roma, mentre sono state emesse 7 ordinanze di custodia cautelare per reati di associazione a delinquere di stampo mafioso e 74 per i reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.

Non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere e sembra proprio che in questo caso siano in molti a voler chiudere gli occhi. La mafia purtroppo è una realtà radicata nel suolo italiano, una realtà con la quale dobbiamo ancora fare i conti. Soprattutto in questi giorni in cui è ricorso l’anniversario della strage di Capaci, in cui perse la vita Giovanni Falcone, sua moglie e gli agenti che lo scortavano; è triste realizzare che la mafia è ancora oggi un male dal quale l’Italia non riesce proprio a guarire.

(Tratto da Parolibero)