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TRI,PUZZA DI SPECULAZIONI EDILIZIE ?

Da segnali che abbiamo, si potrebbe abbattere presto nel territorio del
Comune di Itri e precisamente nella zona di Licciano una nuova ondata
speculativa con colate di cemento a gò-go. Speculazione già tentata per il
passato e poi miseramente fallita.- Certamente come Associazione  Caponnetto
attueremo una vigilanza serrata sui soggetti interessati a questa nuova
probabile  speculazione edilizia che vedrebbe  protagoniste  anche vecchie
conoscenze che noi continuiamo a monitorare – Grossi personaggi attivi negli
anni nel Basso Lazio specialmente nelle speculazioni Edilizie con
riciclaggio di ml di euro, sono in galera ed il loro patrimonio confiscato,
ma noi continuiamo come Associazione antimafia a tenere alta la guardia,
anche perché abbiamo segnalazioni di nuove e preoccupanti presenze sul
territorio comunale di personaggi o  prestanomi dediti al riciclaggio pronti
ad investire in operazioni speculative e che certamente nel tempo hanno
tessuto rapporti con politici ed affaristi locali. Questo, non lascia
presagire nulla di confortante per il rispetto del territorio e dell’ambiente.
Il territorio del Comune di Itri ha subito negli ultimi decenni un sacco
edilizio senza precedenti con devastazioni ambientali inimmaginabili , colpa
di una classe politica scriteriata votata alla svendita del territorio
Certamente, come Associazione abbiamo raccolto segnalazioni, confidenze
notizie, e formato  i nostri dossier, consegnati a  chi di dovere. Oltre a
ciò, abbiamo a disposizione parlamentari pronti ad interventi diretti sia
sul territorio che in parlamento,.Vedremo se il partito della speculazione e
del malaffare riuscirà a prevaricare la legalità e la salvaguardia  del
territorio.

Torna allo Stato l’impero del clan Mallardo: confische a Fondi, Formia e
Minturno

di Barbara Savodini
LATINA – È andato definitivamente allo Stato l’impero immobiliare
sequestrato al clan Mallardo nell’ambito dell’operazione “Bad Brothers” del
2013 nel quale figura anche un lungo elenco di opere ubicate in provincia di
Latina. In queste ore, i finanzieri del comando provinciale di Roma hanno
infatti notificato la confisca di sei unità immobiliari site tra via Querce,
via Giuseppe Amante, via San Vincenzo e via Madonna delle Grazie a Fondi, di
altri cinque stabili tra via Solaro e via dell’Acquedotto romano a Formia e
di un immobile a Minturno. Ma non solo perché sono tornate allo Stato anche
società e interi edifici dislocati tra Napoli, Bologna e Caserta per un
totale di quasi 40 milioni di euro. Tutti i beni, secondo quanto stabilito
dalla quarta sezione penale della Corte d’Appello di Roma, sono
riconducibili ai fratelli Domenico e Giovanni Dell’Aquila, al figlio di
quest’ultimo Vittorio Emanuele e al fiduciario Salvatore Cicatelli
(residente a Fondi), tutti appartenenti al clan Mallardo. La confisca, salvo
ricorsi in Cassazione, rappresenta l’ultimo capitolo di un percorso
giudiziario cominciato nel 2013 quando la Dda di Roma chiese e ottenne il
sequestro preventivo di un vero e proprio impero.

“Le complesse indagini di polizia economico-finanziaria, avviate nel 2012 –
riporta la nota delle Fiamme Gialle – ha consentito di accertare come la
feroce operatività criminale del clan sia stata nel tempo orientata, oltre
che al finanziamento del traffico di sostanze stupefacenti, prevalentemente
al controllo – realizzato con la partecipazione finanziaria o con la
riscossione di quote estorsive – delle attività economiche di rilievo”. Le
mani della malavita, insomma, erano arrivate sull’edilizia come sugli
appalti, sulle forniture pubbliche come sul commercio all’ingrosso in varie
zone d’Italia. In tal senso, emblematica è la definizione accademica del’“impresa
camorrista” resa da un noto pentito di camorra secondo il quale il clan
Mallardo non imponeva il pizzo estorsivo ma gli esponenti di rilievo di tale
organizzazione camorristica entravano di fatto in società con gli
imprenditori. “Le attività avevano una parvenza di liceità – conclude la
nota della finanza – mentre i camorristi partecipavano direttamente ai
guadagni, riuscendo, contestualmente, a reimpiegare i proventi derivanti da
altre attività delittuose”.
Martedì 2 Maggio 2017 – Ultimo aggiornamento: 11:30