Treviso, boom di iscritti al poligono. “Stato assente, inutile chiamare polizia”
Dal pensionato al disoccupato, dall’architetto al funzionario della Regione. In fila per imparare a sparare, ottenere la licenza e comprare un arma. Crescita in pochi mesi del 30%. Tanti giovani, donne in aumento
La lista è lunga otto pagine: dentro ci si trova il pensionato e il disoccupato, l’architetto e il funzionario della Regione, il pescatore, il geologo, il chimico e anche il deputato. Tutti in fila per sparare. O meglio per imparare, prendere la licenza e correre a comprare l’arma giusta. Pistole soprattutto. Calibro nove in genere. Qui a Treviso oggi usa così. Nessuna vergogna, anzi orgoglio. “Qui lo Stato non c’è – racconta il segretario del Poligono di Tiro –, chiamare i carabinieri è inutile, quando arrivano è già troppo tardi”. Non una critica in sé, ma una constatazione d’impotenza. “In città girano quattro pantere, ma le pare”. Un sospiro e via.
Ecco allora la lista che cresce ogni giorno di più. Quasi duemila iscritti al Poligono di via Fonderi con un impennata negli ultimi mesi del 30%. Tra questi ben 249 pensionati, ma ci sono anche otto pasticceri e nove panettieri. Tanti i giovani. Alla voce studenti, infatti, compare un inquietante 691, ben 47, invece, le studentesse. Le donne, appunto. “Una categoria in aumento esponenziale – spiega Lucio Zorzo presidente di uno dei poligoni più antichi d’Italia – , negli ultimi mesi si sono iscritte ai nostri corsi molte casalinghe e addirittura qualche mamma. Dicono di voler proteggere i loro figli e sono molto determinate”. La spiegazione è sempre la stessa: sicurezza. Non solo commercianti, ma anche noti imprenditori veneti e politici. “Questi – spiega sempre Zorzo –vengono ma con discrezione”. Non farsi vedere, in fondo, è meglio. “Spesso apriamo appositamente per loro. Giusto due giorni fa è venuto qui da noi un funzionario della Regione”. Ma se la politica, spiegano qui al poligono, è ormai armata da anni, è la società civile che negli ultimi mesi ha scelto decisamente per la difesa personale. “Quasi nessuno – precisa il segretario – alla fine userà mai queste armi. Ma poterne conservare a casa una dà un senso di sicurezza”. Tanti sono i pensionati. “Ci dicono: sa noi passiamo molto tempo in casa da soli”. Il 30% in più in pochi mesi. “Chi si iscrive ai nostri corsi nel 90% dei casi poi va a comprarsi un’arma”.