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“Tre Fiammelle” sotto controllo giudiziario per due anni. Stangata al colosso di Michele D’Alba

Di Francesco Pesante 22 Settembre 2023 APERTURA

Per il prefetto di Foggia che spiccò l’interdittiva antimafia, l’azienda sarebbe “adiacente” a organizzazioni mafiose. In Questura il noto “patto di non parlare”

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Tegola per la foggiana “Tre Fiammelle” dell’imprenditore Michele D’Alba (in foto). Nelle scorse ore il Tribunale di Bari, giudice Romanazzi, ha disposto il controllo giudiziario per due anni della nota società con sede al Villaggio Artigiani di Foggia. 

Un provvedimento ampiamente nell’aria dopo l’interdittiva antimafia spiccata nei mesi scorsi dalla Prefettura di Foggia. Secondo il prefetto Maurizio Valiante la “Tre Fiammelle” “rappresenta un’entità economica ‘adiacente’ a organizzazioni mafiose“, in particolare le batterie della “Società Foggiana”. Sarebbe infatti emersa una contiguità soggiacente che rasenta la contiguità compiacente”.

Il controllo giudiziario rappresenta per D’Alba – difeso dai legali Notarnicola e Laforgia – un’autentica mazzata. Per anni l’imprenditore ha lavorato con la pubblica amministrazione chiudendo appalti milionari in vari settori: pulizie, sanificazione, global service, servizio energia, logistica, assistenzialismo e facility management. Dal Comune di Foggia ottenne la gestione del verde pubblico attraverso il colosso emiliano Cns. Pochi mesi fa, però, i commissari straordinari divulgarono una nota molto critica sull’efficienza del servizio: Insoddisfacente è la manutenzione ordinaria del verde – scrissero -, soprattutto la pulizia delle conchette degli alberi e dei marciapiedi, interessati da una crescita incontrollata di erbacce”. E ancora: “Sin dai primi di maggio da parte dell’amministrazione comunale è stata disposta una formale diffida ad adempiere agli obblighi contrattuali”.

A rincarare la dose ci pensò il prefetto secondo il quale D’Alba “rasenta la contiguità compiacente nel momento in cui nega ed invita i suoi congiunti a negare di essere vittima di estorsione da parte della mafia foggiana, comportamento rispetto al quale la denuncia dallo stesso effettuata il 27 ottobre 2017 appare pretestuosa perché nessun apporto fornisce alle indagini”. Il prefetto fece riferimento ad un episodio – già pubblicato da l’Immediato – verificatosi nella sala d’attesa della Questura di Foggia quando D’Alba venne captato mentre era in compagnia di stretti parenti: “Dal dialogo di famiglia, intercettato, emerge un vero e proprio patto di non parlare’, stretto tra l’imprenditore D’Alba e i suoi congiunti che, nel concreto, ha guadagnato l’impunità agli autori dell’estorsione, questi ultimi soggetti di spicco della mafia foggiana, ovvero Francesco Tizzano ed Ernesto Gatta“, entrambi arrestati e condannati a pesanti pene in “Decima Azione”, ritenuti affiliati al potente clan Moretti-Pellegrino-Lanza.


La costellazione di imprese riconducibili a D’Alba, ex presidente del Manfredonia Calcio e primo sostenitore del sindaco Gianni Rotice, è tra le più rilevanti nel panorama foggiano e pugliese: “Tre Fiammelle – evidenziò il prefetto – è una delle principali aziende di un gruppo di imprese, facente capo alla famiglia D’Alba, tra cui la società ‘Lavit spa’ operante nel settore della lavanderia industriale e ‘San Giovanni di Dio’ (che nel frattempo ha cambiato i propri assetti societari, dichiarandosi estranea, ndr) operante nel settore socio sanitario”.

D’Alba venne bocciato anche dal Tar a fine giugno. I giudici amministrativi, infatti, dissero no alla sua richiesta di ottenere una sospensione dell’interdittiva antimafia. Parte dunque il controllo giudiziario: due anni di tempo per “bonificare” l’azienda ed allontanare lo spettro del condizionamento mafioso.

Fonte:https://www.immediato.net/2023/09/22/tre-fiammelle-sotto-controllo-giudiziario-per-due-anni-stangata-al-colosso-di-michele-dalba/