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Trasporti e rifiuti, ombre dolose sui troppi incendi della Capitale

Il Fatto Quotidiano, SABATO 14 SETTEMBRE 2019

Trasporti e rifiuti, ombre dolose sui troppi incendi della Capitale

La sindaca Raggi da tempo paventa “sabotaggi”, ma ora anche la Procura sembra non ignorare i sospetti del Campidoglio

VINCENZO BISBIGLIA

I cassonetti, gli impianti per il trattamento dei rifiuti, gli autobus, le pinete e ora anche gli uffici delle ditte di manutenzione sotto indagine. Protagonista è sempre il fuoco, il palcoscenico è la città di Roma. La sindaca Virginia Raggi denuncia sin dal suo arrivo i presunti tentativi di boicottaggio dietro quelle fiamme. E anche i magistrati della Procura di Roma sembrano non ignorare i sospetti di un dolo diffuso. Che vi sia un’unica regia, ovviamente, è difficile da dimostrare, ma le coincidenze restano inquietanti. SI PARLA di incendi simili a quello che colpì, secondo quanto raccontato dai pm, la sede operativa della Metro Roma Scarl, la società privata che si occupava delle manutenzione degli impianti di traslazione sulle metropolitane romane –finita nell’occhio del ciclone per le presunte manomissioni – guarda caso il giorno prima che gli inquirenti potessero effettuare il loro primo sopralluogo, programmato al l’indomani del grave incidente alla scala mobile della stazione Repubblica. Un episodio “quanto meno sospett o”, per gli aggiunti romani Nunzia D’Elia e Paolo Ielo, che ricorda da vicino quello avvenuto il 27 giugno 2015 alla coop Atlante, appena sequestrata nell’ambito dell’inchie – sta su mafia capitale. Il fuoco a Roma colpisce soprattutto i due punti deboli del servizio pubblico cittadino: trasporti e rifiuti. Il 4 settembre 2018 un incendio si propagò dentro una galleria di servizio della metro A nei pressi di Termini, mandando nel panico i pendolari e costringendo la società Atac a chiudere 10 stazioni per quasi tutto il giorno. Ma a bruciare sono soprattutto gli autobus. Il fenomeno va avanti ininterrotto da almeno 4 anni, e ormai il ritmo si è stabilizzato su due vetture distrutte (o danneggiate) al mese: nel 2019 i “flambus” – così li hanno ribattezzati i romani in rete – sono stati 18, di cui 16 di Atac e 2 della privata Roma Tpl: solo 5 sono tornati in servizio. Nel 2018 il conto si era attestato a 33, considerando anche i due distrutti nell’incendio del 16 dicembre alla rimessa di Tor Pagnotta, che date le dimensioni poteva essere molto più grave. Q U E ST ’U LT I M O rogo arrivò ad appena 5 giorni da quello, terribile, che distrusse il tmb Salario, il contestatissimo impianto di trattamento rifiuti di Roma nord: la Procura è convinta della natura dolosa d el l’incendio, alcuni dipendenti della società Ama sono indagati per omesso controllo, ma dell’innesco non si è mai trovata traccia. E pensare che 24 marzo 2019 poteva finire alla stessa maniera anche l’al – tro tmb capitolino, quello di Rocca Cencia, solo danneggiato e rimesso in funzione dopo una settimana. Mentre nel silenzio continuano a bruciare i cassonetti per strada: secondo i dati forniti dal Campidoglio, nei primi 6 mesi del 2019 ne sono stati distrutti 250, per oltre 200 mila euro di danni: dato in linea con i 500 contenitori incendiati nel 2018, di cui 150 solo all’Appio Tuscolano. Al primo grande incendio del suo mandato, per la verità, Virginia Raggi ha dovuto assistere alla sua seconda estate da sindaca, quella del 2017, quando i piromani si accanirono sulla Pineta di Castel Fusano, distruggendola. Fu il primo dei 5 casi in cui la sindaca chiese a gran voce l’in ter ven to dell’esercito: appello lanciato in seguito anche per i cosiddetti roghi tossici provenienti dai campi rom, piaga ultradecennale che le amministrazioni locali e nazionali faticano a contenere, specie in aree della periferia est come Tor Sapienza, Ponte di Nona e La Barbuta. Tutto ciò nonostante lo stesso Campidoglio abbia provato a utilizzare il pugno duro, rinforzando il gruppo Sicurezza Pubblica (Spe) della Polizia Locale e chiesto al comandante Antonio Di Maggio, che da anni combatte i fenomeni di illegalità nella periferia capitolina, di rinviare il suo pensionamento.