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Tra riti e violenze, l’avanzata della mafia nigeriana

Secondo i dati Istat, dal 2014 al 2020 la presenza di cittadini del Pese africano in Italia è quasi raddoppiata. Il report della Commissione Antimafia descrive la penetrazione, specie al nord, dell’organizzazione criminale

DI VINCENZO IURILLO – Il Fatto Quotidiano

23 FEBBRAIO 2023 

In silenzio e senza clamore, approfittando della sottovalutazione del fenomeno, la mafia nigeriana continua a svilupparsi ed a moltiplicare i suoi affari in Italia. Lo scrive la commissione parlamentare Antimafia nella relazione finale approvata durante la scorsa legislatura, e resa pubblica nei giorni scorsi. Nella quale spicca un dato: l’incremento del flusso di denaro dall’Italia alla Nigeria del 42,4%, nell’anno dal 2018 al 2019. “Non si tratta di una criminalità che opera come manovalanza di organizzazioni italiane, ma di una mafia autonoma ed egemone in alcuni territori”, sottolineano i commissari parlamentari insieme a un dato ormai accertato: quella nigeriana è la più radicata e consolidata tra le mafie straniere sul territorio italiano.

Il trend è in crescita anche per ragioni demografiche. Negli ultimi dieci anni la Nigeria – si legge nel report – ha incrementato la sua popolazione da 158 milioni a 206 milioni di abitanti, con una stima di crescita per il 2030 a 262 milioni di abitanti. Nel 2050 si prevede che la popolazione sarà di 429 milioni di abitanti: nel mondo un bambino su 13 sarà nigeriano. Tendenza che si è riscontrata anche in Italia. Secondo i dati Istat, dal 2014 al 2020 la presenza di cittadini nigeriani è quasi raddoppiata: nel 2014 erano 66.833, mentre nel 2020 sono saliti a 113.049, questo senza contare i cosiddetti invisibili. La maggiore presenza si rileva nelle regioni del centro nord, in Emilia Romagna (15.532 presenze), in Lombardia (15.498), in Veneto (14.363) e in Piemonte (12.142).

E anche la mafia nigeriana si è insediata prevalentemente nelle regioni dove non opera la mafia italiana, quindi non nelle regioni meridionali, con eccezione della Campania. Presenta affiliati per la maggior parte clandestini e ha la tendenza a non formare alleanze con le mafie autoctone, se non per specifici affari illeciti. La Dia, incrociando l’intensità della crescita della popolazione nigeriana con il suo basso indice di occupazione, ipotizza che la mafia nigeriana si nutra di questi soggetti disoccupati e riesca così a moltiplicare i suoi proventi illeciti.

Eredi delle associazioni para massoniche fiorite nelle università nigeriane negli anni ’60, i gruppi criminali nigeriani si dedicano agli affari tipici di una comune mafia nostrana: lo spaccio di sostanze stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione, il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, la clonazione di carte di credito, le truffe informatiche, il controllo del territorio attraverso violenze e intimidazioni.

Le indagini svolte dalle diverse Procure della Repubblica sui quattro fondamentali secret cults (Maphite, Balck Axe, Vikings, Supreme Eye), hanno consentito di evidenziare le caratteristiche comuni di questi sodalizi: una struttura gerarchica, un linguaggio specifico, riti di affiliazione, l’uso di individualizzanti capi di abbigliamento e colori.

A rendere ancora più inquietante il modus operandi di questa potentissima mafia globale è il suo spregiudicato uso di riti esoterici e magia nera per assoggettare le vittime. Una circostanza documentata anche da un’inchiesta della Dda di Cagliari del 2021 per sfruttamento della prostituzione e immigrazione clandestina, nata dalla denuncia di una giovane donna nigeriana.

La ragazza, introdotta clandestinamente in Italia, aveva riferito alla polizia giudiziaria l’esistenza di un’organizzazione tra la Nigeria e l’Italia che aveva costretto molte sue connazionali ad accollarsi debiti anche di 50mila euro, per coprire i costi del viaggio intrapreso con la falsa promessa di un lavoro. Debiti enormi, motivati dagli aguzzini come il prezzo per riottenere la libertà. E per chi dissentiva, partivano violenze di ogni tipo, anche psicologiche, accompagnate da riti voodoo coi quali si evocavano disgrazie e maledizioni per i loro familiari se non avessero corrisposto la cifra pretesa. Di questi riti c’è traccia nelle conversazioni telefoniche intercettate tra le donne e gli “stregoni”. Cinquanta giovani nigeriane erano finite intrappolate in questa rete, tesa da tre gruppi radicati in Sardegna, Piemonte ed Emilia, con un’operatività estesa oltre alla Nigeria anche in Libia e in Germania. A dimostrazione che la mafia nigeriana continua ad essere una delle più transnazionali del mondo.

Fonte:https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/02/23/tra-riti-e-violenze-lavanzata-della-mafia-nigeriana/7074555/