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Torre del Greco, Appalti e camorra le mani sul Comune 

Il Mattino, MERCOLEDÌ 5 GIUGNO 2019

Torre del Greco

Appalti e camorra le mani sul Comune

Dario Sautto

Mangiamo tutti quanti. Io faccio il mio dovere. Io investo”. Cesti, regali, pensieri. Un investimento da 25mila euro per garantirsi le giuste aperture, per risultare garante per i clan di camorra e interlocutore privilegiato per uffici comunali e politici. Questo era il “sistema Vaccaro” secondo gli investigatori, che ieri mattina hanno arrestato sette persone per infiltrazioni camorristiche nella gestione degli appalti al Comune di Torre del Greco. Sei erano già in carcere, e si tratta di boss del calibro di Luigi Papale, Domenico Gaudino e Maurizio Garofalo. E poi c’era lui, Ciro Vaccaro, Ciruzzo, 54 anni, imprenditore che gestiva il servizio di pulizia all’interno degli uffici comunali, dove si era “insinuato” riuscendo anche a indirizzare appalti, facendo da garante tra i “due mondi”.

LE INDAGINI

L’imprenditore che voleva aggiudicarsi l’appalto comprava le giuste notizie da Vaccaro, che poi gestiva la rata da versare ai clan, che arrivava in una busta chiusa nell’ufficio giusto, lui la ritirava, prendeva la sua parte e consegnava il resto al boss di riferimento. Tutto con naturalezza. Le indagini, condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata e coordinate dal sostituto procuratore Maria Di Mauro, hanno portato la Dda di Napoli ad ottenere l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere dal gip Giovanna Cervo per sette dei dodici indagati, nel filone principale dell’inchiesta sugli appalti che, poche settimane fa, ha portato alla chiusura indagini per quindici persone tra cui lo stesso Vaccaro, l’assessore dimissionario Vincenzo Sannino, l’ex vicesindaco Donato Capone, gli ex consiglieri comunali Ferdinando Guarino e Salvatore Antifono, quest’ultimo già a processo per la questione rifiuti a Ischia.

LE TANGENTI

E si parte sempre dalla gestione della nettezza urbana, vero “salvadanaio” di voti, promesse, assunzioni pilotate e tangenti a Torre del Greco. Stavolta, l’argomento Ë ancora pi˘ scottante e vede l’interessamento diretto dei referenti prima del clan Di Gioia e Papale, poi dei Falanga, che si sono succeduti tra il 2008 e il 2014 nella gestione del malaffare in città. Vaccaro viene indicato da tutti i collaboratori di giustizia come “trait d’union” tra camorra e colletti bianchi. Uno che si mette a disposizione, facendo gli interessi di tutti, prima riuscendo a dare informazioni agli imprenditori, poi trattando anche la quota di pizzo da versare. “Voleva 30” sentono gli investigatori durante alcune intercettazioni ambientali. La richiesta di una rata del racket da 30mila euro spaventa l’imprenditore, che alla fine riesce a trattare, fino a 5mila euro. Metà finisce nelle tasche di Vaccaro, che poi “investe” in regali a tutti. Già in carcere ci sono anche Andrea Oriunto, Franca Magliulo (moglie del boss dei Papale, Garofalo) e Raimonda Sorrentino (sua amante), tutti ritenuti nel gruppo degli esattori dei due clan. L’accusa Ë di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, contestata a Vaccaro. Imprenditore anche lui, non si affilia a nessun clan, ma secondo gli investigatori “lavora” sfruttando la sua costante presenza negli uffici e il libero accesso che avevano anche alcune parenti ” tra cui la moglie e le cognate ” all’interno dei locali, per ottenere informazioni utili. Le dichiarazioni di cinque collaboratori di giustizia, poi, hanno completato l’inquietante quadro, già in parte emerso da intercettazioni e attività di indagine che erano partiti nel 2012, subito dopo i lavori della Commissione d’Accesso che aveva riscontrato anomalie sulle aggiudicazioni di alcune gare d’appalto.