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Torre Annunziata. Il Procuratore Fragliasso: «I clan vogliono mettere le mani sui fondi del Recovery»

Ancora un’ennesima conferma dell’interesse delle mafie verso i fondi che arriveranno con il Recovery Fund….le deroghe ai controlli preventivi inseriti nella bozza del Decreto Semplificazioni non faranno che facilitarlo. Il Consiglio dei Ministri, e quanti – rappresentanti governativi – hanno a cuore la legalità, ci riflettano e tornino sui propri passi.

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Torre Annunziata. Il Procuratore Fragliasso: «I clan vogliono mettere le mani sui fondi del Recovery»

Tiziano Valle

Un anno è trascorso dal suo arrivo alla guida della Procura di Torre Annunziata. Un anno intenso, fatto di inchieste e processi. Di delitti e arresti. Di vittorie già conquistate e battaglie da portare fino in fondo. Da un lato la bellezza di un territorio meraviglioso. La bellezza dei reperti di Pompei strappati ai tombaroli e riconsegnati all’eternità. Dall’altra la camorra, l’omertà, la violenza, i giovani senza futuro, i Comuni a rischio infiltrazioni, la politica che diventa il simbolo del degrado culturale.

Procuratore Nunzio Fragliasso che realtà ha trovato?«Una realtà ricca di contraddizioni. Ci sono siti di incomparabile bellezza. Ma anche un territorio martoriato dalla criminalità organizzata. Solo a Torre Annunziata, negli ultimi 4 mesi, le forze dell’ordine hanno scoperto bombe a mano, 30 ordigni artigianali e mille proiettili».

Spesso i protagonisti di queste azioni violente sono dei ragazzini. Sono loro la nuova manovalanza della camorra?

«E’ concreto il rischio che in una realtà territoriale caratterizzata da una carenza di valori positivi, da fenomeni di degrado culturale, da una forte crisi occupazionale e dalla presenza invasiva e radicata della criminalità organizzata, quest’ultima possa facilmente arruolare nuove leve tra le fasce più giovani. Un dato è certo: anche recentissimi episodi di cronaca, quali l’accoltellamento di un minorenne a Gragnano ad opera di soggetti giovanissimi, alcuni dei quali minori, o il ferimento a colpi di pistola di un minorenne a Torre Annunziata in una delle vie più frequentate della città, ci restituiscono il quadro di una gioventù violenta, priva di senso etico, quasi inevitabilmente destinata ad essere irretita e reclutata dalla criminalità organizzata».

Ha parlato di Torre Annunziata. E’ davvero una città ostaggio dell’omertà?

«Penso all’omicidio di Maurizio Cerrato. Ciò che colpisce, più che la ferocia degli assassini, è proprio l’omertà. L’omertà di chi non ha fatto nulla per evitare la tragedia e di chi oggi ostacola le indagini. E’ intollerabile».

Torre Annunziata, Torre del Greco e Castellammare: tre città che rischiano l’arrivo della commissione d’accesso. Che idea si è fatto sul caso D’Apice?

«Ciò che sorprende non è il tributo a suo padre, definito dalle sentenze un esponente della criminalità organizzata, ma il fatto che una parte del consiglio comunale abbia applaudito per due volte per quella celebrazione».

In questo contesto di ombre sulla politica locale sono in arrivo i Recovery fund. C’è il rischio che la camorra metta le mani su quei soldi in Campania?

«La grave crisi economica causata dal Covid, i già fragili equilibri dell’economia locale, la presenza diffusa ed invasiva della criminalità organizzata nel tessuto imprenditoriale e la capacità della stessa di condizionamento delle amministrazioni locali rendono elevato il rischio che di una larga parte dell’enorme flusso finanziario, che per effetto del Recovery Fund, dovrebbe essere destinato anche alla nostra Regione benefici la criminalità organizzata».

In che modo?

«Attraverso prestanomi o aziende a loro collegate. E’ già successo nel post-terremoto dell’’80. Per evitarlo serve una rete forte che va al di là degli apparati repressiti dello Stato. Serve la mobilitazione delle istituzioni, degli ordini professionali, delle banche, delle associazioni. Soggetti che possono percepire in anticipo i segnali di possibili infiltrazioni criminali».

Fonte:https://www.metropolisweb.it/2021/05/25/torre-annunziata-procuratore-fragliasso-clan-vogliono-mettere-le-mani-sui-fondi-del-recoveryu/