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Torino, ‘ndrangheta negli appalti pubblici: sei condanne

 Torino, ‘ndrangheta negli appalti pubblici: sei condanne

 

La Repubblica, Mercoledì 21 Dicembre 2016

Torino, ‘ndrangheta negli appalti pubblici: sei condanne
La più alta, per associazione mafiosa,nel processo San Michele,  è di 9 anni e 6 mesi. Assolto l’imprenditore Lazzaro che aveva svolto lavori per la Tav

Sei condanne, alcune delle quali per associazione mafiosa, hanno chiuso oggi a Torino il processo San Michele relativo alla presenza della ‘ndrangheta nel Nord Ovest. La pena più alta è di 9 anni e 6 mesi per Vincenzo Donato. Ci sono state anche tre assoluzioni. Il processo si riferiva alle infiltrazioni delle ‘ndrine crotonesi negli appalti pubblici.
Le altre condanne sono: Luigino Greco a 9 anni e 4 mesi di reclusione, Pasquale Greco a 3 anni di reclusione e 10mila euro di multa, Ion Marian Lubine a 5 anni e 5.500 euro di multa, Nicola Mirante a 9 anni di reclusione, Giovanni Toro a 7 anni.  Nicola Mirante, Vincenzo Donato, Luigino Greco e Giovanni Toro sono stati riconosciuti colpevoli di associazione mafiosa o, a seconda delle posizioni, di concorso esterno. Gianluca Donato, Francesco Gatto e Ferdinando Lazzaro sono stati assolti.
Lazzaro è un imprenditore della Valle di Susa che in passato aveva svolto lavori per la Tav. In questo processo rispondeva solo di reati ambientali relativi alla gestione di una cava in bassa Valle. All’imprenditore Mauro Esposito, che aveva denunciato di avere subito pressioni dalla ‘ndrangheta, è stata riconosciuta una provvisionale  di 100mila euro.

“Sono contento della sentenza, confido sul prosieguo per i prossimi gradi di giudizio. Il giudice ha riconosciuto l’associazione per delinquere di stampo mafioso e l’estorsione a mio danno perpetrata da una serie di soggetti tra cui Nicola Mirante. Mi sono stati riconosciuti i danni che dovranno essere quantificati in sede civile e una provvisionale di 100 mila euro”. Così l’imprenditore piemontese Mauro Esposito, testimone chiave nel processo San Michele, commenta le condanne che hanno chiuso a Torino il processo relativo alla presenza della ‘ndrangheta nel Nord Ovest. Spero che adesso tutte le istituzioni che mi hanno creato dei problemi, innanzitutto Inarcassa, mi vengano incontro alla luce della sentenza: le mie denunce erano fondate. Ringrazio tutti i parlamentari che mi sono stati vicino, in particolare il senatore Stefano Esposito e il deputato Davide Mattiello, entrambi della Commissione parlamentare Antimafia”, conclude Esposito.

“Siamo soddisfatti. L’impianto accusatorio ha retto”. Così il procuratore Roberto Sparagna al termine del processo San Michele questa mattina in Tribunale a Torino.
“Con San Michele si è ampliato il quadro relativo alla presenza della ‘ndrangheta nel Nord Ovest. Per questo bisogna tenere presente le differenze con il processo Minotauro (che ha permesso di scoprire la presenza di una decina di ‘localì legate tra loro e dipendenti dalla ‘casa madre’ del Reggino, ndr). Qui – continua Sparagna – non si parla di ‘locali’ ma di “ndrinè, così come non si parla dell’ ‘ndrangheta di Reggio Calabria ma di quella di Crotone

In una nota il capogruppo regionale  di M5s, Giorgio Bertola afferma che “le condanne inflitte al processo San Michele dimostrano la rilevanza dei fatti contestati durante tutto il procedimento. E’ emerso chiaramente il radicamento della malavita organizzata in Piemonte, i suoi appetiti per le grandi opere, Tav in primis, ed i rapporti con la cosiddetta zona grigia della politica, anche piemontese – sostiene -. Anche oggi abbiamo toccato con mano l’indifferenzadella politica rispetto ad un tema che riguarda l’intero territorio – aggiunge l’esponente pentastellato -. Un’indifferenza già messa in evidenza dalla mancata costituzione di parte civile al processo da parte della Regione Piemonte. Una macchia indelebile che sarà colmata, almeno in parte, dalla legge regionale 2/2016 promossa dal Movimento 5 Stelle che obbliga l’ente a costituirsi parte civile nei processi per mafia avvenuti sul nostro territorio”.