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Torino, la ‘ndrangheta fra gli stand dei Mercati generali: «Siamo calabresi e con noi non si scherza»

Estorsioni e truffe grazie ai «colletti bianchi». La guardia di finanza ha eseguito 5 misure cautelari

di Massimo Massenzio – Il Corriere della Sera

«Devi pagare perché sono soldi nostri. Tu sei marocchino e noi calabresi e da noi non sbaglia nessuno, non si scherza». Fra gli stand del Caat di Grugliasco, il grande mercato ortofrutticolo alle porte di Torino, le estorsioni si facevano così. Sbattendo i pugni sul tavolo, inventandosi crediti inesistenti e mettendo in pratica minacce per nulla velate.
Le capacità di penetrazione della ’ndrangheta nel tessuto economico torinese sono state già ampiamente accertate dalla magistratura, ma l’operazione Timone, condotta dal nucleo di polizia economico e finanziaria della guardia di finanza, ha fatto emergere le infiltrazioni della criminalità organizzata anche nei corridoi del Centro Agro Alimentare Torino (del tutto estraneo alla vicenda).

Un’indagine collegata direttamente alle inchieste Carminus e Fenice che hanno messo a nudo le ramificazioni delle cosche calabresi nella zona sud di Torino e in particolare l’operatività delle famiglie Arone-Bonavota nel territorio di Carmagnola. Prendendo spunto da quelle indagini, ieri mattina le Fiamme gialle hanno eseguito 5 misure cautelari (tre in carcere e due obblighi di dimora) a carico di altrettanti indagati con l’accusa (a vario titolo) di estorsione intestazione fittizia di beni (aggravate dal metodo mafioso), truffa ai danni dello stato per ottenere le erogazioni pubbliche (nel periodo del Covid) e bancarotta fraudolenta.

L’operazione «fotografa» l’attività degli indagati fra il 2029 e il 20021 e in manette sono finiti Domenico e Vincenzo Albanese, 70 e 54 anni, originari di Cantù, e Carmine Forciniti, 72enne di Corigliano Calabro, tutti residenti a Torino. Secondo gli investigatori Domenico e Vincenzo Albanese sarebbero riusciti a impossessarsi di una società che operava all’interno del Caat vantando un credito inesistente di 50 mila euro. Il titolare aveva inizialmente provato a resistere e si sarebbe rivolto a Carmine Forciniti, che gli aveva consigliato di cedere alle richieste. Di fronte a ulteriori tentennamenti, Domenico Albanese lo aveva avvertito: «Tu adesso troverai molta difficoltà a lavorare, però noi ti aiutiamo… L’unico modo è che ci vendi lo stand». Successivamente la vittima sarebbe stata convocata nell’ufficio di Forciniti dove era presente anche Francesco Napoli (successivamente morto), esponente del locale di Natile di Carire operativo a Torino,ritenuto uno degli esponenti della ‘ndrangheta in Piemonte. Successivamente, con l’aiuto di un commercialista (che risulta fra gli indagati) sarebbe stato raggiunto l’accordo per un prezzo di 20 mila euro (la richiesta iniziale era stata di 100 mila euro) che però non è mai stato pagato. L’impresa è stata poi intestata a prestanome, prosciugata e condotta al fallimento.

Questa e altre operazioni sarebbero state effettuate con la complicità di alcuni «colletti bianchi» che riuscivano a nascondere i reali intestatari e a ottenere gli aiuti dello Stato durante la pandemia Covid. Alcune di queste truffe, in base alla ricostruzione degli inquirenti, sarebbero state commesse con il contributo di Saverio Delli Paoli, dipendente della Regione e destinatario della misura dell’obbligo di dimora che, per i pm, aveva «assidui contatti con esponenti della Natile di Careri». Stessa misura anche per Giuseppe Benvenuto, ritenuto uomo di fiducia di Napoli.

2 dicembre 2023

fonte:https://torino.corriere.it/notizie/cronaca/23_dicembre_02/torino-la-ndrangheta-fra-gli-stand-dei-mercati-generali-siamo-calabresi-e-con-noi-non-si-scherza-36d10a91-c8b0-49fe-9318-fea766084xlk.shtml#:~:text=leggilo%20quando%20vuoi.-,Torino%2C%20la%20’ndrangheta%20fra%20gli%20stand%20dei%20Mercati%20generali%3A,con%20noi%20non%20si%20scherza%C2%BB&text=%C2%ABDevi%20pagare%20perch%C3%A9%20sono%20soldi,nessuno%2C%20non%20si%20scherza%C2%BB