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Toghe sporche, al Csm nuove carte su Lotti, Ferri e il pg di Cassazione

Toghe sporche, al Csm nuove carte su Lotti, Ferri e il pg di Cassazione

16 GIUGNO 2019

Nelle intercettazioni un colloquio tra Fuzio e Palamara. Le manovre per la Procura di Perugia: l’obiettivo è il pm Ielo

DI CARLO BONINI

ROMA – Avviso ai naviganti. Il calvario non è finito. Dalla Procura di Perugia è partito alla volta del Csm un nuovo robusto faldone di carte. Si tratta delle trascrizioni di quel che restava delle conversazioni captate dal software spia “Trojan” installato nell’Iphone di Luca Palamara fino al 29 maggio scorso, giorno in cui è stato disattivato. E, per quanto se ne sa, sarà una nuova onda destinata a travolgere ciò che resta politicamente dei già malconci parlamentari del Pd Luca Lotti e Cosimo Ferri (le nuove carte documenterebbero in maniera ancora più stringente il loro coinvolgimento nel mercato delle nomine), ma anche a creare nuovi cortocircuiti nel Csm. Nelle nuove carte sarebbe infatti allegata anche una conversazione del 27 maggio tra Palamara e Riccardo Fuzio, il Procuratore generale della Cassazione che, nei giorni scorsi, ha firmato gli atti di incolpazione dello stesso Palamara e dei consiglieri che, con lui, partecipavano alle riunioni carbonare (Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli, Antonio Lepre, Gianluigi Morlini, Luigi Spina).
Staremo a vedere. Ma è certo che il quadro rischia di incrudelirsi ancora di più. Anche perché un altro lacerto del primo set di carte già arrivate da Perugia al Csm offre, nel frattempo, nuovi dettagli su un altro angolo del verminaio.

“Su Perugia stavolta i napoletani non mi inc…”
Siamo di nuovo alla notte del 9 maggio. Quella della riunione carbonara in hotel. E la partita di cui si discute è quella per la successione alla Procura di Perugia di Luigi De Ficchy (andato in pensione il 2 giugno scorso). È una nomina – ormai lo sappiamo – vitale per i destini di Palamara che, in quel momento, è in corsa per diventare Procuratore aggiunto a Roma, e per questo appoggia la nomina a Procuratore di Marcello Viola. E lo è perché il nuovo Procuratore di Perugia deve garantirgli due cose. Chiudere senza danni l’indagine per corruzione che lo riguarda. E aprire un procedimento penale nei confronti del suo “nemico”. Il magistrato da cui è ossessionato e che ritiene, insieme a Giuseppe Pignatone, architetto di un complotto di cui si ritiene vittima insieme al suo “amico” Luca Lotti: il Procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo.
Ebbene, ai primi di maggio, a Perugia sembra ormai destinato, per comune accordo tra le correnti, un magistrato capace e per bene: il Procuratore aggiunto di Napoli Giuseppe Borrelli. È una nomina che Palamara subisce, avendo perso quello che considerava il suo candidato, il Procuratore di Velletri Francesco Prete. Per questo decide cavalcarla facendo arrivare a Borrelli il messaggio che se arriverà a Perugia è grazie a lui e solo a determinate condizioni. È un’operazione da mercato dei tappeti per la quale – come confida al consigliere Luigi Spina la notte del 9 maggio – è necessario passare attraverso il consigliere del Csm Michele Ciambellini, in quota alla corrente Unicost. Ciambellini è infatti il magistrato napoletano che, in Consiglio, ha coagulato il consenso intorno a Borrelli e, in qualche modo è garante degli equilibri del distretto napoletano. Ma il problema è che Palamara non sa come agganciare a dovere Ciambellini, che definisce “uno che fa il feudatario”. “Mi hanno già inculato – confida a Spina – perché a Napoli ogni magistrato scredita l’altro. Ognuno dice dell’altro che non conta un cazzo. L’unica è che su Napoli l’unica carta che possiamo giocarci e di cui mi fido di più è Sirignano” . Cesare Sirignano, napoletano, pm anticamorra, è alla Direzione Nazionale Antimafia. E, per giunta, la sua compagna Ilaria Sasso Dal Verme, è distaccata al Csm nella strategica quinta commissione, quella per gli incarichi direttivi.

“Sai cosa mi ha detto De Raho?”
Agli occhi di Palamara, Sirignano ha anche un altro pregio. Lavorando alla Direzione Nazionale Antimafia è un canale – a suo dire – per guadagnare l’appoggio del Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, napoletano anche lui. Che, nel suo schema, è necessario. Perché la proposta che Palamara si prepara a far arrivare a Ciambellini in Consiglio è uno “scambio di figurine”. Borrelli (napoletano) andrà a Perugia, Catello Maresca (napoletano) andrà come pm alla Direzione Nazionale antimafia e, in cambio, Ciambellini, quando si tratterà di votare il Procuratore di Roma sposterà il suo voto da Giuseppe Creazzo a Marcello Viola (il candidato di Palamara e Lotti). Per convincere Spina, Palamara si spende anche il nome di De Raho. “Questo discorso che ti sto facendo l’ho fatto non solo a Sirignano, ma anche a Cafiero. Sapeva tutto della situazione di Roma e di quello che mi volevano fare e mi ha detto: “Hai perfettamente ragione sul ridimensionamento di Pignatone”” .
Raggiunto da Repubblica, il Procuratore Cafiero De Raho, fatica a trattenere lo sconcerto. L’arzigogolo di Palamara e il mercato in cui qualcuno vorrebbe tirarlo dentro per sporcarlo gli sono ignoti. Ha una sola parola. Definitiva. “Quello che mi viene attribuito è pura millanteria” .

“Borrelli ha le palle?”
Chi parla invece la stessa lingua di Palamara è Sirignano. Alle cinque del pomeriggio del 7 maggio i due mettono le cose in chiaro. Palamara non si fida di Borrelli. Dice: “Questo (Borrelli ndr.) ce l’ha le palle per farlo? Perché mi dicono che è il candidato di Area (la corrente di sinistra della magistratura ndr.)”. Perché quello che deve fare Borrelli, quando sarà Procuratore di Perugia, è indagare Paolo Ielo quando da lui andrà da lui Stefano Fava, pm a Roma, con un esposto. Sirignano lo rassicura: “Ho parlato con Peppe (Borrelli ndr.) e gli ho detto: “Guarda che se vai tu a Perugia, è perché sei affidabile. E capiscimi cosa vuol dire questa parola”. Gli ho anche detto: “Te la devo spiegare?”. E lui ha detto: “No, no, ho capito”. Io e te siamo troppo legati per dirti che Borrelli è 99 per cento” .
Giuseppe Borrelli ha denunciato Cesare Sirignano alla Procura di Perugia. E nel farlo ha consegnato una registrazione audio in cui è la prova inoppugnabile che Sirignano millantava sul suo conto con Palamara. Voleva farlo apparire un bandito. Ha scoperto di aver trovato un magistrato, e per questo ora pagherà il conto.

Fonte:https://rep.repubblica.it/