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Testo del nostro intervento nel Convegno di Ostia del 19 maggio 2009

INTERVENTO AL CONVEGNO AD OSTIA DEL 19 MAGGIO 2009

PROMOSSO DAI GIOVANI DEMOCRATICI

Il 29 marzo 2008 un gruppo di fuoco composto da 4 persone,tutte campane e calabresi,partito da Anzio,ha tentato di uccidere Francesco Cascone,35 anni anni,campano anch’egli e titolare del ristorante l’Oasi di Cisterna. Cascone doveva essere punito per questioni relative allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Il capo del gruppo di fuoco,Pasquale Noviello,sposato con una nipote di Francesco Schiavone “Sandokan”,è considerato dagli investigatori come il capo della frangia casalese sul litorale laziale,una frangia che opera in stretto contatto con la ‘ndrina dei Gallace-Novella impiantata da decenni nell’area a sud di Roma.

Il Noviello,secondo gli investigatori,gestirebbe anche il settore delle auto rubate o importate,oltre a quello immobiliare sul litorale a sud di Roma.

Nei giorni scorsi i carabinieri hanno condotto una vasta operazione sul territorio di Ostia contro il lavoro nero ed il caporalato. Nell’ambito delle indagini svolte è stata arrestata una persona addetta al servizio di custodia di uno stabilimento balneare a Passoscuro,già sottoposto a sequestro,al quale erano stati tolti i sigilli ed all’interno del quale erano in corso dei lavori con l’utilizzo di manodopera in nero.Il 4 novembre del 2004 ci fu ,sempre ad Ostia,una maxioperazione della Squadra Mobile e della Direzione Distrettuale Antimafia,un’ulteriore prova del livello altissimo di penetrazione mafiosa sul territorio.

Qualcuno ha censito 5 clan criminali presenti sul territorio di Ostia: ex Banda della Magliana ,Fasciani,Cuntrera-Caruana,Triassi e Senese.

Mentre su quello vicino di Nettuno-Anzio-Ardea ne sono stati individuati altri 3 : Gallace,Anastasio,Veneruso.

Della situazione esistente a Fiumicino si sono interessati già “La Repubblica” il 6 luglio 2006 in un servizio dal titolo “ Malavita a Fiumicino .All’aeroporto di Fiumicino ormai c’è la malavita organizzata.Foto e dichiarazioni del Segretario della FILT-CGIL Nicola Di Giacobbe” e L’Unità il 14 luglio successivo con un articolo dal titolo “Il mestiere del battitore (albergatore)a Fiumicino.Un affare da 20 milioni di euro”.

Della situazione ci siamo interessati nel 2006 anche noi con un esposto inviato sia alla Procura della Repubblica di Roma che alla Direzione Nazionale Antimafia.

Fra i clan citati mancano i Casalesi,la cui presenza è diventata negli anni sempre più invasiva e massiccia.

Nelle ultime Relazioni della Direzione Nazionale Antimafia ci sono alcuni passaggi che riguardano questa porzione di territorio.

”Il litorale romano,ha scritto il Dr.De Ficchy nella Relazione del 2007,conferma la sua attrazione anche per altri gruppi criminali di origine siciliana interessati all’affidamento ed alla gestione di lotti di spiaggia libera del litorale di Ostia.Agli incendi verificatisi negli anni scorsi a danno di stabilimenti balneari sono seguite indagini su intimidazioni e pressioni subite da rappresentanti di cooperative sociali e da amministratori pubblici locali nell’ambito dei bandi indetti per l’assegnazione delle spiagge”.

Un aspetto,quest’ultimo,che fu anche materia di un colloquio,sempre nel 2006, fra chi vi parla e l’allora responsabile di questo Municipio .

Lo stesso Dr.De Ficchy ritorna sull’argomento nell’ultima Relazione della Direzione Nazionale Antimafia quando,fra l’altro,scrive:

“ …………..Le preoccupazioni riguardanti l’infiltrazione mafiosa nel litorale romano riguardano anche le attività turistico-balneari.Attuali indagini hanno accertato rilevanti interessi economici da parte di alcuni gruppi criminali di origine siciliana,interessati all’affidamento ed alla gestione di lotti di spiaggia libera del litorale di Ostia.Agli incendi verificatisi negli anni scorsi a danno di stabilimenti balneari sono seguite indagini su intimidazioni e pressioni subite da rappresentanti di cooperative sociali e da amministratori pubblici locali nell’ambito dei bandi indetti per l’assegnazione delle spiagge.Sul litorale laziale il tentativo di acquisire il controllo esclusivo di attività economiche e commerciali è causa di conflitti fra gruppi criminali contrapposti.”

L’accesso diretto al mare e la sua vicinanza all’aeroporto di Fiumicino fanno di Ostia un terminale perfetto per le attività di criminali di ogni specie e di ogni nazionalità.

Ma la specificità della nostra Associazione ci porta a rifiutare i soliti cliché di una retorica antimafia ormai abusata e ci induce ad addentrarci su un terreno di analisi e di denuncia di fatti e situazioni che hanno portato la nostra Regione ad essere considerata alla stregua di quelle più storicamente infiltrate dalle mafie.

Noi siamo abituati a non esaurire la nostra azione raccontando la storia della mafie e di come esse si sono radicate sul nostro territorio.Noi siamo soliti andare più a fondo,con l’obiettivo di individuare i soggetti legati alla criminalità organizzata, gli insediamenti anagrafici e gli investimenti “sospetti”,le responsabilità soggettive o oggettive ,le contiguità,le collusioni con segmenti della politica e delle istituzioni ,segnalando ,poi,il tutto agli organismi competenti.Il dovere di un’Associazione che voglia fare seriamente un’azione di contrasto alle illegalità ed alle mafie -ma,direi,il dovere di ogni cittadino onesto- impone a tutti i cittadini perbene di non lasciare sole magistratura e forze dell’ordine a contrastare un nemico potentissimo,che dispone di una ricchezza incalcolabile e di un potere che gli deriva dalla sua capacità di infiltrarsi nella politica e nelle stesse istituzioni.

Qui,si apre un discorso di estrema delicatezza,un discorso che affronta anche il Dr.De Ficchy nella sua ultima relazione nel Capitolo “ Circondario di Roma “.

Seguiamolo:

“Le analisi sul panorama criminale romano effettuate negli ultimi venti anni si occupano costantemente dell’attività di sodalizi criminali locali costituitisi intorno agli stessi elementi e gruppi di consolidata esperienza criminale.Il succedersi di molteplici indagini nei confronti degli stessi soggetti raggiunti più volte da misure cautelari per reati associativi dimostra quanto meno la scarsa efficacia complessiva del sistema di repressione nei confronti delle organizzazioni che si muovono in campo economico-finanziario : riciclaggio,bancarotta,truffa,estorsione,usura,ricettazione.

In tale contesto va rilevato che la magistratura giudicante romana ha avuto in alcune occasioni difficoltà ad accertare come provata la sussistenza del reato associativo mafioso e ciò,a volte,in contraddizione con precedenti sentenze:Ne è testimonianza la recente sentenza del Tribunale di Roma nei confronti dell’organizzazione facente capo a NICOLETTI ENRICO,nei cui confronti è stata riconosciuta solo la sussistenza del reato di associazione a delinquere.

Non vi è dubbio che le difficoltà delle indagini nei confronti delle organizzazioni che si muovono nel campo economico-finanziarie sono acuite dall’uso sistematico di prestanome individuati sia tra le vittime,titolari delle attività economiche acquisite,che rimangono solo formalmente gestori delle attività,sia tra elementi di fiducia del gruppo,che risultano incensurati e, quindi, meno soggetti a possibili controlli da parte degli organismi di contrasto.

Ulteriori difficoltà provengono dalle relazioni continuative dei dirigenti di tali gruppi criminali con settori particolari della pubblica amministrazione e con soggetti appartenenti alle forze dell’ordine finalizzate ad ottenere le necessarie informazioni e coperture.

Le attività di infiltrazione nel tessuto economico- finanziario della città per le organizzazioni criminali romane rappresentano non solo della attività di reddito particolarmente redditizie,ma costituiscono anche la base per il controllo di attività commerciali e imprenditoriali.Ne è derivato un forte inquinamento di interi settori economici e lo sviluppo di forme di controllo del territorio,costituite da una generalizzata gestione delle attività illegali e delle attività economiche che si sviluppano su di una determinata area ( in particolare i settori del commercio di autoveicoli e di preziosi ed il settore della ristorazione ).Sono stati inoltre riscontrati meccanismi di reimpiego dei capitali attraverso attività immobiliari.Si conferma in particolare l’attività di tali organizzazioni nel campo dell’usura,nonostante che il numero di denunce per usura nell’intero Lazio negli ultimi anni non abbia mai superato 150. In tale situazione si sono fatti sempre più stretti i legami che risalgono agli anni ’70 tra la criminalità romana e le organizzazioni camorristiche,espandendosi progressivamente dall’usura ad altre modalità di infiltrazione economica. Preoccupante in tal senso si è fatta la situazione sul litorale romano. L’usura nella Capitale è diventata ormai un problema sociale gravissimo,causato dalla crisi economica e dall’abbassamento dei redditi della classe media . Di tale fenomeno non è esente da responsabilità il sistema creditizio in quanto molti istituti di credito e finanziari praticano a volte tassi vicini a quelli usurari e comunque oppongono molteplici difficoltà burocratiche all’accesso al credito. Al contrario si è rilevato che le citate organizzazioni criminali hanno in alcune occasioni ottenuto l’acquisizione di elevati crediti bancari tramite la collusione di funzionari di banca,nella prospettiva di operare successive bancarotte fraudolente ovvero di riciclare le disponibilità ottenute nel quadro complessivo di molteplici rapporti bancari al cui interno si perdono,con continui passaggi successivi,le tracce delle origini del denaro.

In tale contesto l’usura,partita da fenomeno che riguardava piccoli criminali,è divenuta una realtà criminale che riguarda prevalentemente la criminalità organizzata,che sola ha i capitali per esaudire tutte le richieste.

………….Strettamente connessa all’espansione delle realtà criminali nel Lazio è la ricerca di nuove alleanze che i gruppi criminali operano in ambienti bancari,amministrativi,politici e giudiziari e che ha provocato il costituirsi di una zona grigia in cui operano personaggi contigui alle organizzazioni mafiose.

Significativa in tal senso è l’indagine che ha riguardato un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti di truffa,appropriazione indebita,falso e riciclaggio. Dall’indagine è emersa una stretta collusione tra l’indagato e dirigenti della Banca di Roma che concedevano finanziamenti per circa 250 milioni di euro non assistiti da idonee garanzie ………”

Un elemento che va ribadito è quello che riguarda il litorale romano,in particolare Ostia,storicamente infiltrato dalle mafie che proprio usando lo strumento dell’usura sono riuscite a rilevare molte attività economiche.

Sempre citando De Ficchy,va sottolineato quanto egli ha dichiarato in un’intervista a LEFT del 18.1.2008:

“Il problema principale è che i flussi di denaro sporco che rintracciamo si trovano spesso al secondo o al terzo passaggio e dimostrarne penalmente la provenienza delittuosa è sempre più difficile.Una volta arrivati a dibattimento,poi,il processo prosegue lento e faticoso.Inoltre la normativa antiriciclaggio è estremamente avanzata,ma non è stata mai applicata fino in fondo.

I dati sui passaggi di proprietà delle aziende,comunicati alle questure,per esempio,vengono raramente analizzati.

………….Le istituzioni troppo spesso hanno difficoltà a comunicare fra loro.La malavita organizzata invece non ha burocrazia.La differenza sta tutta qui.”

E nella stessa intervista De Ficchy dichiara:

“Mafia significa sempre rapporto con il potere e questo non è cambiato né potrà cambiare. Semmai,in considerazione delle enormi disponibilità di capitali dei vari gruppi,potrà solo peggiorare “.

Roberto Scarpinato,un’icona nella lotta alle mafie,nella sua intervista a Saverio Lodato pubblicata ne “Il ritorno del Principe”-ed.Chiarelettere-,dichiara :

“Non è vero che la mafia è quella che si vede in TV e che i corrotti ed i criminali sono una malattia della nostra società”.Ed ancora “ Qui,in Italia,la corruzione e la mafia sembrano essere costitutive del potere,a parte poche eccezioni ( la Costituente,Mani Pulite,il maxiprocesso a Cosa Nostra ).

Ricordate il Principe di Machiavelli ?

In politica qualsiasi mezzo è lecito.

C’è un braccio armato (anche le stragi sono utili alla politica del Principe ) , ci sono i volti impresentabili di Riina,Provenzano,Lo Piccolo e poi c’ è la borghesia mafiosa e presentabile che frequenta i salotti buoni e riesce a piazzare i suoi uomini in Parlamento.

Ma il potere è lo stesso,la mano è la stessa”

E poi:

“Non cerchiamo illegalità e mafie al di fuori delle istituzioni . La mafia che sta fuori del Palazzo è la manovalanza,la cosiddetta “ala militare “.”

Il problema è tutto qua.

LA MAFIA,quella vera,STA NELLE ISTITUZIONI E NELLA POLITICA !

IL PROBLEMA DELL’ESISTENZA DELLA MAFIA E’,QUINDI,ESCLUSIVAMENTE POLITICO !

Quando sentiamo le parole di un Ministro della Repubblica che esorta gli italiani a……”convivere con la mafia”;quando vediamo tutti i giorni che parti importanti delle istituzioni,della politica,dell’economia,del mondo delle professioni,della stessa società civile,sono contigui o addirittura collusi con le mafie;quando noi vediamo che a parlare di criminalità organizzata-la prima emergenza nazionale- siamo rimasti in pochi e sempre di meno;quando noi vediamo che il problema non è nell’agenda politica nazionale ; c’è da domandarsi se non siamo già in un Paese criminale e se effettivamente c’è ancora qualcuno che voglia fare sul serio la lotta alla mafia che,come sottolinea Scarpinato,sembra essere costitutiva del potere.

Alcuni anni fa facemmo una seria e profonda azione di monitoraggio sul vicino territorio di Ardea,azione nell’ambito della quale individuammo una situazione veramente inquietante che segnalammo,fra gli altri, all’allora Prefetto di Roma Achille Serra.Fu nominata da questo una Commissione di accesso,ma il, risultato fu che,pur essendo stato confermato uno stato di diffusa illegalità,non furono,però, riscontrati elementi ricollegabili con la presenza ed i condizionamenti mafiosi nella vita pubblica.

Il mese scorso abbiamo presentato a Civitavecchia,nel corso di un convegno da noi promosso,un dossier sulla gravissima situazione esistente in quella città e sul territorio circostante.

Un lavoro durato mesi ,dettagliato,mai fatto da chicchessia,che ha messo a nudo lo stato gravissimo esistente nell’area.Ripagati con definizione di “impostori” e cose del genere !

Insultati pesantemente,come persone e come Associazione ,dal Sindaco di quella città,al punto che ci siamo visti costretti a conferire mandato allo studio legale del Prof.Alfredo Galasso ad adire le vie giudiziarie.

Altri insulti abbiamo ricevuto da vari altri Sindaci di centri delle province di Latina e Frosinone,da consiglieri regionali,da parlamentari,da esponenti politici.

Se questa è l’aria che si respira negli ambienti politici ed istituzionali;se, anziché i mafiosi, si aggrediscono,anche se per ora solo verbalmente,coloro che combattono contro le mafie;,non ci meravigliamo, poi, se molte indagini non vengono fatte come dovrebbero essere fatte;,di patrimoni sporchi se ne individuano meno di quanti ne dovrebbero essere individuati, ; le tecniche investigative non vengono aggiornate in relazione alle mutazioni delle mafie ed ancora si procede con un’ottica esclusivamente da “ordine pubblico “,; qualche Prefetto che vuole fare il suo dovere viene rimosso,come a Roma,o osteggiato in maniera feroce ed insultato,come a Latina ;ci sono Prefetti,Procuratori della Repubblica,Comandanti provinciali delle forze dell’ordine e Questori che arrivano a negare l’esistenza del fenomeno mafioso,alla stregua di come fanno alcuni organi di stampa,smentendo di fatto quanto affermato dai vertici di organismi centrali investigativi e giudiziari qualificati;il governo centrale,dopo 8 mesi dalla richiesta di scioglimento fatta dal Prefetto di Latina dopo una lunghissima inchiesta fatta dalla DDA e da due Commissioni di accesso,ancora non assume la decisione di scioglimento per condizionamenti mafiosi dell’Amministrazione di Fondi.

Il problema -ripetiamo- è politico.

Mafia e politica sono come il mare ed i pesci.Non ci sono i pesci se non c’è il mare.

I cittadini hanno grosse responsabilità al riguardo.Sono responsabili di scelte sbagliate al momento del voto quando danno la loro preferenza a soggetti non puliti.Sono responsabili,inoltre,dell’inerzia e del silenzio sui temi delle infiltrazioni mafiose.Sono responsabili,infine,anche se indirettamente,della colossale campagna di disinformazione e di mistificazioni portata avanti da taluni organi di stampa al riguardo.

Se,infatti,tutte le persone oneste cominciassero a non comprare più quei giornali che in un modo o in un altro fanno gli interessi delle mafie e dei mafiosi,già darebbero un grande contributo nella lotta contro la criminalità organizzata.

Se,poi,gli stessi cittadini perbene cominciassero a fare scelte più oculate nella scelta dei candidati che mandano con il loro voto in Parlamento,alla Regione,nei consigli provinciali e comunali,tanti mafiosi ,oggi presenti in quelle aule, non ci sarebbero.

Infine,un tema a noi tanto caro:il dovere civico della denuncia.

C’è in giro troppa gente che ritiene di aver fatto il proprio dovere limitandosi a parlare di mafia.

Lodevole anche questo perché, quanto meno, serve a far prendere coscienza alle persone,a quelle non informate o disinformate.

C’è,però,una larga fetta della società civile che ha da tempo fatta propria una subcultura mafiogena che l’ha resa impermeabile a qualunque presa di coscienza.

Gli effetti,questi,del bombardamento mediatico di certa stampa e di certa televisione !!!!!!!

Ci sono persone che ci hanno rimesso la vita per difendere gli interessi di noi tutti ed è da ipocriti ricordarle,limitandosi ad andare alle manifestazioni in loro memoria,o ad intitolare circoli e sezioni con il loro nome,se,poi,non si fa nulla di concreto per tradurre in pratica i loro valori.

Ci sono altre persone che vivono blindate a causa delle continue minacce di morte ricevute dai mafiosi.Proprio in questi ultimi giorni si è reso necessario rafforzare il sistema di protezione al PM della DDA di Napoli titolare dell’inchiesta sul clan Cava presente ed operante,oltreché in Campania,anche a Sabaudia ed in altri comuni della provincia di Latina.

E’ ingiusto addossare tutto il peso dell’azione di contrasto delle mafie sulle spalle delle sole magistratura e delle forze dell’ordine.Ed è dannoso per tutti non aiutarle.

La denuncia,oltrechè un dovere impostoci dalla legge,è una forma nobile di cooperazione civica.

Non tutti,ovviamente,hanno il coraggio di farlo.Ce ne rendiamo conto.

Bisogna stare attenti,inoltre,a “chi” va fatta la denuncia,tenuto conto del fatto che ci si può trovare talvolta in presenza o di soggetti incompetenti o,addirittura,collusi con i mafiosi.

Mandate a noi le segnalazioni e penseremo noi a farle pervenire nelle mani giuste,dopo averne,ovviamente,verificato la serietà.

Se non si vanno a stanare i mafiosi ed i loro sodali nelle loro tane,se non li si va a colpire direttamente,si fa solamente accademia e si diventa oggettivamente complici nel processo di mafiosizzazione della nostra Regione e del Paese intero.