Il Mattino, Giovedì 16 Febbraio 2017
Testimone di giustizia: «Da quando ho denunciato la vita è un inferno»
Sono un uomo di 44 anni, ho origini napoletane, ho vissuto sino all’età di 37 anni da uomo libero, sino a quando nel 2010 ho denunciato la camorra e la corruzione nelle grandi opere. Dal 2011 vivo l’inferno di una vita non vissuta fatta di attentati da parte della camorra e di persecuzioni da parte dei colletti bianchi». È lo sfogo di Gennaro Ciliberto, che è stato responsabile della sicurezza nei cantieri di una ditta realizzatrice della costruzione e della manutenzione di varie opere autostradali in subappalto, ha denunciato corruzione nell’aggiudicazione di lavori, infiltrazioni mafiose ed anomalie costruttive ed è testimone di giustizia. «Mi ritengo un esiliato di Stato, un fantasma, un uomo che sopravvive giorno dopo giorno in un girone infernale fatto di negazioni e limitazioni e di umiliazioni. Quanti di voi dopo aver fatto un azione volontaria al servizio della giustizia resisterebbero a questa tortura senza impazzire?», chiede. «Quello che mi è accaduto dopo aver denunciato ha dell’incredibile. Ero uno che viveva la propria vita come tanti cittadini, lavorando, dedicandosi ai progetti della vita, al futuro, vivendo con una famiglia e condividendo gioie e dolori, libero da ogni condizionamento. Ora andare al cinema è pericoloso, è pericoloso pure andare ad un centro commerciale ed assistere ad un evento sportivo o partecipare al matrimonio di un familiare o ad un funerale. Non posso andare al mare nè fare foto in gruppo. È la »morte dei vivi«. Non credo che tutto ciò possa non incidere sulla mente di qualsiasi essere umano, anche dei più forti. È una esistenza fatta di dolore e privazioni che di riflesso lascio ai miei figli». «Sono un testimone di giustizia riconosciuto dalla legge, indispensabile per le indagini, necessario nei processi ma per alcuni sono un rompiscatole, per altri sono un parassita, per altri ancora un infame», conclude Ciliberto.