Tescaroli: ”Incentivare le collaborazioni con la giustizia garantendo l’anonimato”
Luca Grossi 25 Febbraio 2021
Dai tempi del maxi processo di Palermo i collaboratori di giustizia – in testa come apri fila Tommaso Buscetta – rappresentano uno strumento essenziale per il contrasto alla criminalità organizzata.
Il procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli in un articolo sul Fatto Quotidiano ha scritto che occorre creare le condizioni necessarie affinché a chi collabora vengano garantite tutte quelle coperture necessarie per far si che la sua persona non venga lesa da propositi di vendetta da parte degli ex sodali e la sua figura sociale non sia compromessa, in primis fra tutti l’anonimato.
Il problema – come sottolinea il procuratore – sta nella gestione del casellario giudiziario, dal momento che non garantisce l’anonimato. Tutto il passato del soggetto viene “spostato” sulla sua nuova identità, impedendo così il reinserimento nella società del collaboratore dal momento che, ad esempio, un datore di lavoro per procedere all’assunzione di un dipendente richiede il casellario giudiziario, e occorre chiedersi chi assumerebbe un ex stragista o un assassino o un estorsore, pur sapendo che hanno ripagato il loro debito con la società.
Stesso rischio di compromissione può avvenire anche se il soggetto viene fermato per un normale controllo di polizia. Attraverso la verifica delle generalità gli operatori delle Forze dell’Ordine possono risalire ai precedenti causando la compromissione della sua copertura e talvolta un pesante disagio nei confronti delle persone che eventualmente lo accompagnano.
Certamente il legislatore ha previsto una serie di possibilità di cui l’interessato può fare domanda, che garantiscono il cambiamento delle generalità. Per decreto sono previsti – a chi viene ammesso al programma di protezione – nuovi nome e cognome, indicazioni del luogo e della data di nascita, dati sanitari e fiscali.
Non ci sono dubbi sul fatto che il contributo dei “pentiti” ancora oggi continua a rivelarsi decisivo nel superamento di quegli ostacoli che impediscono l’individuazione dei responsabili, le cause dei delitti e la cattura di pericolosi latitanti.
In una tale visione è fondamentale creare le condizioni per un reinserimento sociale sicuro del collaboratore e dalla sua famiglia.
Tratto da: Il Fatto Quotidiano