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TERZO LIVELLO: IN 19 DAVANTI AL GUP IL 29 OTTOBRE. COINVOLTI TRA GLI ALTRI EMILIA BARRILE, FRANCESCO CLEMENTE E VINCENZO PERGOLIZZ

Si aprirà il 2 ottobre prossimo davanti al gup Monia De Francesco l’udienza preliminare per l’operazione Terzo Livello per definire il confronto accusa-difesa, dopo la recente richiesta di rinvio a giudizio formulata dal sostituto della Distrettuale antimafia Fabrizio Monaco nei confronti di 19 indagati (Emilia Barrile, Sergio Bommarito, Leonardo Termini, Daniele De Almagro, Francesco Clemente, Vincenzo Pergolizzi, insieme alle figlie Teresa, Stefania e Sonia. Indagati anche Angelo e Giuseppe Pernicone, Michele Adige, Marco Ardizzone, Elio Cordaro, Angela Costa, Tony Fiorino, Giovanni Luciano, Vincenza Merlino e Carmelo Pullia), nell’ambito del procedimento della Procura della Repubblica di Messina sul cosiddetto Terzo livello, esponenti politici, professionisti, imprenditori e pluripregiudicati che avrebbero condizionato attività economiche e amministrative nella città capoluogo dello Stretto tra il 2014 e il dicembre 2016. In posizione epicale l’ex Presidente del consiglio comunale Emilia Barrile, candidata a sindaco alle ultime elezioni amministrative di giugno, transitata più di due anni fa dal Partito democratico a Forza Italia.

Associazione per delinquere, traffico di influenze illecite, turbata libertà del procedimento di scelta del contribuente, accesso abusivo ad un sistema informatico, trasferimento fraudolento di valori e ricettazione, i reati ravvisati dall’accusa.

Più specificatamente, la Procura rileva che Emilia Barrile (in concorso con gli imprenditori Giuseppe ed Angelo Pernicone e il commercialista Marco Ardizzone), “in più occasioni, pubblico ufficiale, quale Presidente del Consiglio comunale di Messina, sfruttando relazioni esistenti con altri pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio accettava dai Pernicone, la promessa, per sé o per altri, di utilità economiche, come prezzo della propria mediazione illecita, per compiere o avere compiuto atti contrari ai doveri di ufficio (in violazione, tra l’altro, dei doveri di imparzialità, correttezza ed autonomia), ponendo il suo ruolo e la sua influenza a disposizione del privato”. “In particolare, Barrile costituiva per i Pernicone un punto di riferimento per la copertura amministrativa in favore di istanze di loro interesse avanzale presso il Comune di Messina, essendo a costoro legata, con Marco Ardizzone, da rapporti economici occulti afferenti, tra l’altro, alla gestione dei parcheggi dello stadio San Filippo, in occasione delle partite di calcio disputate dall’A.C.R. Messina (oltre che da un rapporto di collaborazione professionale, in forza del quale Ardizzone effettuava le comunicazioni relative alle assunzioni di personale presso lo stadio da parte del Consorzio Sociale Siciliano, riconducibile ai Pernicone); interferiva, in particolare, sull’operato degli uffici comunali, esercitando un’attività di pressione e di condizionamento, in ordine ad una pratica amministrativa di interesse dei Pernicone ed avente ad oggetto la concessione dello stadio San Filippo per lo svolgimento del concerto musicale della band Pooh(laddove i Pernicone avrebbero gestito le attività di steward, ed i parcheggi nelle aree di pertinenza dello stadio), ricevendo, in contropartita, dai Pernicone, la promessa che, in occasione del concerto in questione, nell’attività di ristorazione prevista, e nella percezione dei relativi introiti, sarebbe stata coinvolta anche la cooperativa Peloritana Servizi ( o, comunque, altra impresa riferibile a Emilia Barrile e Marco Ardizzone, o soggetti a costoro, parimenti, riferibili)”. Secondo il PM, il commercialista Marco Ardizzone concorreva moralmente nel reato, istigando o rafforzando il proposito criminoso della Barrile.

L’esponente politica (in concorso ancora una volta con Marco Ardizzone e con il costruttore milazzese Vincenzo Pergolizzi e l’ingegnere Francesco Clemente), “in più occasioni, sfruttando relazioni esistenti con altri pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio”, avrebbe interferito sull’operato degli uffici comunali, “esercitando un’attività di pressione e di condizionamento, in ordine ad una pratica amministrativa di interesse di Vincenzo Pergolizzi e Francesco Clemente, concernente la vendita di un terreno comunale, funzionale alla successiva realizzazione di una palazzina, in via Felice Bisazza di Messina, sollecitandone sistematicamente la trattazione presso gli uffici competenti, dando la garanzia che, nel caso fosse necessario il passaggio della pratica in Consiglio Comunale, essa sarebbe stata approvata, anche tramite escamotage irregolari – che ella suggeriva e tali da consentire di approvare la pratica – benché non fosse possibile una regolare imputazione contabile dell’entrata derivante dalla vendita dell’area comunale; rendendosi disponibile a presentare, nel caso le sue sollecitazioni non fossero accolte, strumentali interrogazioni consiliari, per censurare I’operato dell’Assessore competente e del Ragioniere generale del Comune; dopo l’approvazione della delibera di cessione dell’area, interveniva presso i vari funzionari comunali, per velocizzare l’iter relativo al rilascio della concessione edilizia e delle altre autorizzazioni necessarie per la realizzazione dell’opera, accompagnando Pergolizzi, il suo factotum Elio Cordaro, e Clemente, presso gli uffici interessati, dispiegando, dunque, sui funzionari incaricati la sua influenza, al fine di velocizzare le pratiche, esercitando pressioni affinché i progetti fossero visionati dai funzionari, prima delle valutazioni inerenti l’approvazione, ottenendo suggerimenti ed indicazioni per modifiche progettuali e correzioni, in modo da avere certezza dell’approvazione medesima; ricevendo, in contropartita, dal Pergolizzi – oltre alla promessa di sostegno elettorale – la promessa che, nei lavori di realizzazione della palazzina in questione, sarebbe stata coinvolta un’impresa ad ella riferibile, in modo da ottenere utilità economica e sostegno elettorale”. Per questo capo d’accusa, ad Ardizzone e Clemente è contestato aver svolto il ruolo di “rafforzatori del proposito criminoso, interessati al ritorno economico ed elettorale dell’accordo corruttivo concluso con Pergolizzi; Clemente anche quale intermediatore tra Pergolizzi e la Barrile”.

Ancora ad Emilia Barrile (con Francesco Clemente e Marco Ardizzone, è contestato di aver ricevuto dall’imprenditore Antonio “Tony” Fiorino, “per sé o per altri, utilità economiche o ne accettava la promessa, come prezzo della propria mediazione illecita, interferendo sull’operato degli uffici comunali, in ordine alle pratiche amministrative concernenti la realizzazione di un centro commerciale, in località Sperone, di interesse di Tony Fiorino, sollecitandone sistematicamente la trattazione, ed accompagnando personalmente l’imprenditore presso gli uffici interessati, dispiegando sui funzionari incaricati la sua influenza al fine di velocizzare le pratiche”. Barrile, inoltre, sarebbe intervenuta “con pressioni, false allusioni relative a pubblici interessi (asseritamente ad ella rappresentati dai consiglieri di quartiere), dei quali ella faceva intendere, falsamente, di rendersi portavoce come vertice del civico consesso, ed ulteriori allusioni relative alla realizzazione di possibili abusi – sui responsabili degli uffici comunali competenti, perché le fornissero informazioni riservate sullo stato delle pratiche concernenti l’avvio di iniziative imprenditoriali da parte di terzi, in concorrenza con attività economiche del Fiorino, tentando di ostacolarne la nascita, ed interferendo, in tal modo, sulla imparziale formazione della volontà della pubblica amministrazione comunale”. L’esponente politica accedeva altresì “abusivamente al sistema informatico del Comune di Messina, relativo ai dati anagrafici, ottenendo informazioni riservate che forniva al Fiorino, per avvantaggiarne lo svolgimento dell’attività economica; sollecitava – minacciando o sollecitando ripercussioni sui dipendenti comunali, ove non accondiscendessero alla velocizzazione da ella richiesta – la pronta trattazione di una pratica relativa ad una richiesta di accesso agli atti, formulata dal Fiorino medesimo, e concernente parimenti i suoi interessi economici: ricevendo, in contropartita, dal Fiorino – oltre alla promessa di sostegno elettorale per le elezioni regionali – l’assunzione di plurimi soggetti da ella segnalati presso le imprese riconducibili al privato (o la promessa di sottoporli a colloqui per successive assunzioni), la promessa che, nei lavori di realizzazione del centro commerciale, sarebbe stata coinvolta un’impresa ad ella riferibile, in modo da ottenere utilità economica e sostegno elettorale, e la corresponsione di contributi economici in favore della squadra di pallamano ove militavano le di lei figlie”. Ancora Barrile e Tony Fiorino, la prima in qualità di pubblico ufficiale, il secondo quale privato istigatore, “tramite un dipendente comunale – indotto ad effettuare gli accertamenti su richiesta della Barrile, visto lo status di esponente di vertice nel Comune di Messina, si introducevano abusivamente il 5 luglio 2016 nel sistema informatico, protetto da misure di sicurezza, costituito dai registri anagrafici comunali, effettuando accertamenti di interesse di Fiorino, concernenti la situazione anagrafica e familiare di Tindara Aiello, i cui esiti venivano dalla Barrile riferiti al medesimo Fiorino”.

Altro capitolo delle indagini sul Terzo livello riguarda la presunta turbativa della gara per l’affidamento del servizio di pulizia degli immobili dell’A.M.A.M., Azienda Meridionale Acque Messina, S.p.A. (con un importo di spesa pari ad € 85.535 più € 18.817,70 per IVA), aggiudicata alla cooperativa Universo e Ambiente.

Secondo il Pubblico Ministero, Emilia Barrile, Leonardo Termini, Marco Ardizzone e Giovanni Luciano, “in concorso tra loro e con altri soggetti non individuati, con collusioni e altri mezzi fraudolenti, turbavano la gara, con le condotte di seguito descritte: Termini Leonardo, presidente dell’A.M.A.M., colludeva con la Barrile, segnalandole che la cooperativa Universo e Ambiente, ad ella riferibile, non risultava inserita nell’elenco delle ditte di fiducia e, come tale, non avrebbe potuto essere invitata alla gara, adoperandosi perché detta impresa fosse prontamente inserita in detto albo; Giovanni Luciano interveniva sugli uffici dell’A.M.A.M. affinché la cooperativa citata fosse inserita in tale elenco, ottenendo, comunque, che, nel novero di cinque imprese da invitare a partecipare alla gara in questione, oltre alla Universo e Ambiente, fosse compresa anche la cooperativa Peloritana Servizi, parimenti riferibile alla Barrile (tacendo, dunque, sulla riferibilità dell’impresa al medesimo centro di interesse), determinando, in tal modo, l’esclusione di almeno un’altra impresa che, in astratto, avrebbe potuto essere invitata alla gara ed alterando, quindi, la libera concorrenza. Ardizzone concorreva moralmente nel reato, istigando o rafforzando il proposito criminoso della Barrile e di Luciano”.

Contro Emilia Barrile pure l’accusa di aver sollecitato presso gli uffici comunali, la “velocizzazione di una pratica amministrativa di interesse di Sergio Bommarito (imprenditore cui è riconducibile il gruppo FIRE)”, interferendo sull’operato dei funzionari per ottenere I’esito positivo della medesima pratica, avente ad oggetto la ristrutturazione di un immobile (villa Bommarito); nel pressare ripetutamente su Leonardo Termini, presidente dell’AMAM S.p.a. – società a capitale interamente pubblico, detenuto dal Comune di Messina, sul quale aveva capacità di incidere in ragione del rapporto corrente tra Comune e società partecipata, e dei conseguenti poteri (interpellanze, ispezioni, inchieste, ecc.), spettanti quale consigliere comunale e Presidente del Consiglio comunale – prospettandogli che Bommarito era disposto a corrispondergli del denaro, perché sbloccasse una serie di pagamenti di somme di denaro in favore della FIRE S.p.A., affidataria, per conto dell’AMAM, del servizio di recupero crediti, pagamenti ritenuti da Termini non dovuti”. In cambio delle sue indebite pressioni, sempre secondo l’accusa, Emilia Barrilericeveva da Sergio Bommarito, per sé o per altri, utilità o ne accettava la promessa: in particolare, otteneva la stabilizzazione lavorativa o, comunque, migliori condizioni economiche, in favore di Angela Costa, collaboratrice presso I’impresa del Bommarito (e prestanome della Barrile nel ruolo di amministratore della cooperativa Peloritana Servizi), nonché la promessa di assunzione, presso una impresa del medesimo Bommarito, della propria figlia Stefania, ed un contributo in denaro in favore della squadra di pallamano ove militavano le di lei figlie”. Concorrente morale, istigatore o “rafforzatore del proposito criminoso di Barrile”, l’immancabile consigliere-consigliore Ardizzone.

Anche l’ATM, Azienda Trasporti Municipalizzata, controllata dal Comune di Messina, sarebbe stata oggetto di interessi illegittimi da parte dell’ex Presidente del consiglio comunale. Secondo gli inquirenti, infatti, Barrile avrebbe fornito a Daniele De Almagro, direttore amministrativo dell’A.T.M., documentazione amministrativa concernente i rapporti tra il Comune di Messina e I’Azienda “senza che costui ne facesse richiesta ufficiale”; “nel rimarcare il suo ruolo di Presidente consigliere comunale più votato, e nel promettere, segretamente, a De Almagro sostegno politico, benché egli fosse riconducibile allo schieramento a sostegno della Giunta comunale, a lei avverso, per un eventuale rinnovo o conferma nell’incarico di direttore amministrativo della predetta azienda municipalizzata; induceva De Almagro, pubblico ufficiale, che abusava della sua qualità e dei suoi poteri relativi all’ufficio pubblico ricoperto, a corrispondere indebitamente ad altri una utilità economica; in particolare, De Almagro segnalava alla Temporary S.p.A. – affidataria per conto dell’A.T.M. della procedura per la selezione di personale da adibire a conducente di autobus presso I’Azienda – i i nominativi di tre soggetti, indicati dalla Barrile, che avrebbero dovuto superare la selezione, uno dei quali, Francesco Macrì, veniva indebitamente collocato in graduatoria in posizione utile, e successivamente assunto dalla società, ottenendo la relativa retribuzione”.

Infine viene contestato ad Emilia Barrile, Marco Ardizzone, Giovanni Luciano, Angela Costa, Carmelo Pullia e Francesco Clemente di “avere preso parte ad un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di plurimi delitti contro la pubblica amministrazione, in special modo (…) Barrile ed Ardizzone, attraverso la gestione delle cooperative Universo e Ambiente e Peloritana Servizi; Luciano, intervenendo sugli uffici dell’A.M.A.M. per turbare le gare affidate da detta azienda pubblica, con il compito di gestore operativo delle cooperative ed esecutore delle direttive impartite da Barrile ed Ardizzone; Angela Costa quale prestanome di Barrile e Ardizzone nell’ambito della cooperativa Peloritana Servizi; Pullia con il compito di intervenire sui lavoratori della cooperativa Universo e Ambiente per reprimere proteste e rivendicazioni, e con il ruolo di protettore della Banile, incaricato di tutelarla, con ricorso ad atteggiamenti intimidatori, dalla irruenza dei soggetti appartenenti a vari contesti criminali, con i quali ella veniva a contatto, ed ai quali faceva favori; Clemente con iI compito di consigliere della Barrile, svolgendo nei confronti del gruppo attività utili (anche con il procacciamento di contatti tra la Barrile ed esponenti della locale classe imprenditoriale, nell’interesse dei quali ella dispiegava la sua influenza, al fine di ottenere vantaggi economici e di propaganda politica), e concorrendo nella realizzazione dei delitti fine indicati in rubrica, finalizzati ad una crescita della posizione economica e politico-clientelare della Barrile. Barrile ed Ardizzone con il ruolo di capi, promotori”. Quest’ultimo deve anche rispondere di detenzione abusiva di due pistole, di “modello e calibro allo stato non individuati”.

Del reato previsto dall’art. 512 bis del codice penale (trasferimento fraudolento di valori) devono rispondere in concorso gli indagati Michele Adige, Carmelo “Elio” Cordaro, Vincenzo Pergolizzi, Stefania Pergolizzi, Teresa Pergolizzi, Vincenza Merlino e Sonia Pergolizzi.In più occasioni, Pergolizzi Vincenzo, titolare effettivo della impresa PER. EDIL. s.r.l. e della CO.STE.SON. s.r.l.. attribuiva fittiziamente a terzi la proprietà delle imprese e, poi, dei beni immobili già costituenti il patrimonio sociale, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale ovvero di agevolare la commissione di uno dei delitti di cui agli articoli 648, 648-bis e 648-ter del codice penale”, riporta il PM Fabrizio Monaco. “In particolare, su istigazione o determinazione di Pergolizzi Vincenzo, Cordaro Elio, con atto del 24.3.2016, diveniva socio di maggioranza della PER.EDIL. s.r.l., acquistando le quote di proprietà di Pergolizzi Stefania, e, quale amministratore della impresa, concludeva plurimi atti di compravendita: alla ER.GI. Costruzioni s.r.l., intestata ad Adige Michele e Pergolizzi Teresa, venivano ceduti dalla PER.EDIL. s.r.l.. con atto del 2.2.2017, sei immobili siti in Messina, a fronte di un debito inesistente pari ad € 70 mila, gravante sulla PER.EDIL s.r.l. nei confronti del medesimo Adige Michele; alla ER.CI.COSTRUZIONI s.r.l.. intestata ad Adige Michele e Pergolizzi Teresa, con atto del 12.5.2017, venivano ceduti, dalla PER.EDIL. s.r.l., sette immobili siti in Messina (un appartamento e sei posti auto) per un prezzo pari ad euro 90 mila (di cui 30 mila già versati); alla ER.GI. Costruzioni s.r.l., con atto del 5.7.2017, venivano ceduti dalla PER.EDIL. s.r.l. due ulteriori immobili siti in Messina (due aree urbane), per un prezzo pari ad euro 5mila, versati con un assegno; a Merlino Vincenza, venivano ceduti, dalla PER.EDIL. s.r.l., con atto del 23.5.2017, 13 immobili siti in Messina a fronte di un debito inesistente pari ad € 280 mila, gravante sulla PER.EDIL. nei confronti di Merlino Vincenza; alla Co.Ste.Son. s.r.l. – riconducibile a Sonia e Stefania Pergolizzi – con atto del 2.5.2017, veniva ceduto dalla PER.EDIL. s.r.l. I’immobile sito in Milazzo, via Nardi (ove vi è la sede di Co.Ste.Son.), per un prezzo di 20 mila euro, a fronte di un valore almeno pari ad € 110.000; alla ER.GI. Costruzioni s.r.l., con atto del 19.5.2017, veniva ceduto dalla Co.Ste.Son. s.r.l. un appezzamento di terreno sito in Roma, della superficie effettiva di circa mq. 2.106, al prezzo di € 8l.967,21 oltre I.v.a.; alla Co.Ste.Sson. s.r.l., con atto del 26.9.2017, venivano ceduti dalla PER.EDIL. s.r.l. in liquidazione, rappresentata da Vincenzo Pergolizzi, tre immobili, siti rispettivamente in Messina via Ducezio, in Torregrotta, viale Europa ed in Gualtieri Sicaminò, contrada Canali, aventi un valore superiore al corrispettivo pattuito, pari ad euro 23.600.00, a titolo di penale, quale datio in solutum, per il mancato adempimento di un impegno al trasferimento di un immobile, risalente all’anno 2010”.

Infine, la Procura accusa Michele Adige, Carmelo Cordaro, Vincenza Merlino, Vincenzo, Stefania, Sonia e Teresa Pergolizzi, “al fine di sottrarre le società PER.EDIL. s.r.l. e Co.Ste.Son. s.r.l. al pagamento delle imposte sui redditi o sul valore aggiunto, ovvero di interessi e sanzioni relativi a dette imposte”, di avere alienato e/o acquistato “simulatamente gli immobili indicati al capo che precede, compiendo altri atti fraudolenti su detti beni e sulle quote societarie, in modo da rendere in tutto o in parte inefficace la procedura di riscossione coattiva”.

Sono in tutto cinque le parti che con molta probabilità chiederanno di costituirsi parte civile. Oltre ad un privato, Lucia Tindara Ajello, ci sono il Comune di Messina, l’amma, l’atmosfera, e l’Agenzia delle Entrate di Messina.

Fonte:http://www.stampalibera.it/