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Terremoto giudiziario a Marano. L’arresto di Bertini e Bastone. Un’indagine (ampia) che avrà ulteriori ripercussioni. In Procura furono ascoltati Spinosa, Giaccio e Pezzella

Terremoto giudiziario a Marano. L’arresto di Bertini e Bastone. Un’indagine (ampia) che avrà ulteriori ripercussioni. In Procura furono ascoltati Spinosa, Giaccio e Pezzella

Da Fernando Bocchetti -Gennaio 30, 2020

Sono riassunte in 157 pagine le accuse formulate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli a carico di Mauro Bertini, ex sindaco di Marano, Armando Santelia, ex dirigente dell’area tecnica oggi in servizio presso il Comune di Ottaviano, e Angelo Simeoli, alias Bastone, imprenditore ritenuto affiliato al clan Polverino.

Nelle 157 pagine si fa riferimento a vicende note, il Pip in primis, all’acquisto di Palazzo Merolla (il Comune spese un miliardo e 100 milioni di vecchie lire per acquistarlo da una società controllata da un altro Simeoli, Antonio, alias Ciaulone, oggi al 41 bis) e all’affare Galeota, con la realizzazione di decine di appartamenti con una semplice Dichiarazione di inizio attività. Vicende amministrative che avevano lasciato più di qualche sospetto.

Per i magistrati napoletani Bertini, Santelia e Simeoli operavano, ognuno con il proprio ruolo, quasi in sinergia. Si tratta di fatti e vicende che risalgono a molti anni fa, che si snodano tra il 2000 e il 2006, quando Bertini (primo cittadino di Rifondazione e Comunisti Italiani) era sindaco della città. Nel 2004, come qualcuno ricorderà, Bertini venne sciolto dal ministero dell’Interno perché la sua amministrazione fu ritenuta condizionata dalla camorra, ma la sua giunta fu poi reintegrata con decisione del Tar.

Nell’ordinanza di custodia cautelare di oggi si fa riferimento alle accuse dei fratelli Cesaro, imputati nel processo Pip, nei confronti dell’ex sindaco Bertini e dell’ex consigliere regionale Biagio Iacolare, non indagato nell’attuale procedimento giudiziario. Alle presunte tangenti ricevute da Bertini. Ci sono poi le dichiarazioni di numerosi pentiti: da Tipaldi a Verde, da Perrone a Giuliano Pirozzi. E ancora: le dichiarazioni rese in Procura, su espressa convocazione dei magistrati napoletani, di Giuseppe Spinosa, candidato sindaco di Marano nell’anno 2001, sconfitto da Bertini al ballottaggio. Spinosa, in un’intervista che ci rilasciò qualche anno fa, tornò su quella vicenda politica con un duro atto d’accusa nei confronti di alcuni politici di Marano.

Ci sono le intercettazioni telefoniche, le dichiarazioni rese da Teresa Giaccio, attuale consigliere di minoranza, e quelle di Rosario Pezzella, l’avvocato che si dimise pochi mesi fa dal civico consesso. Dichiarazioni, quelle di Pezzella, non riferite alla vicenda Bertini e di palazzo Merolla. Anche loro furono convocati nei mesi scorsi negli uffici della Dda di Napoli.

L’indagini, da come si prospetta, è solo una parte di una più ampia e complessa investigazione sulla politica e imprenditoria deviata di Marano. Un’inchiesta che potrebbe avere ripercussioni anche sull’attuale scenario politico-amministrativo-imprenditoriale.

Il pm Maria Di Mauro, che da anni indaga su Marano e che qualcuno (erroneamente) riteneva ormai fuori gioco (poiché a fine mandato con la Dda), è ancora sul pezzo e lo sarà ancora per un bel po’.

fonte:http://www.terranostranews.it/

 

L’arresto di Bertini. Per i magistrati della Dda “ha gestito grosse speculazioni edilizie per favorire il clan”

Da Fernando Bocchetti -Gennaio 30, 2020

Cinquantamila euro in contanti e più di 60 mila euro in assegni, a firma della società Money srl, incassati presso una filiale della Banca di Roma e monetizzati da Angelo Simeoli, meglio noto come Bastone. Soldi versati dai fratelli Aniello e Raffaele Cesaro, secondo la Dda di Napoli, monetizzati da Simeoli e finiti poi nelle mani di Bertini per “compiere – scrivono i magistrati della Dda – atti contrari ai doveri di ufficio in relazione all’affidamento per l’appalto del Pip”. Tra questi la nomina del consulente per il Pip, il defunto Nicola Santoro, nominato da Bertini con un decreto sindacale. Bertini sarebbe poi intervenuto, presso l’architetto Santelia, ex dirigente del comune di Marano, oggi in servizio al comune di Ottaviano, per pilotare l’assegnazione della gara.

Bertini è accusato, inoltre, di aver favorito una società di camorra, La Tiziana Costruzioni, di fatto riconducibile ad Antonio Simeoli, meglio noto come Ciaulone, acquistando per il Comune il palazzo Merolla alla cifra di un miliardo di vecchie lire. Il palazzo era stato acquistato dalla Tiziana alla cifra di 400 milioni soltanto pochi giorni prima. I lavori per la ristrutturazione della struttura furono poi affidati, attraverso un bando di gara, alla Mastromimico di San Cipriano d’Aversa, società in orbita dei Casalesi, di recente confiscata dallo Stato.

Bertini avrebbe inoltre posto in essere atti, diretti o indiretti, per consentire la realizzazione del complesso residenziale del Galeota, sorto a San Rocco in luogo di una splendida masseria del 1700. Fatti spesso finiti al centro delle inchieste giornalistiche di Terranostranews.

Con la presente richiesta si vuole far luce sulle zone d’ombra, sulle frange corrotte e colluse della politica locale – è riportato nell’ordinanza di arresto – sulla regia di BERTINI Mauro che, da circa un ventennio, solca la politica maranese “gestendo”, sia dalle fila della maggioranza che da quelle dell’opposizione, le più grosse speculazioni edilizie tutte (o gran parte) affidate al gruppo Simeoli, ala imprenditoriale del clan Polverino.

Oggi, alla luce di tutte le acquisizioni probatorie, arricchite anche del contributo dichiarativo

reso dai fratelli CESARO dopo l’esecuzione dell’ordinanza a loro carico, appare assolutamente chiaro il ruolo criminale di BERTINI Mauro, SANTELIA Armando e SIMEOLI Angelo, quest’ultimo trait d’union tra i primi due ed il vertice del clan Polverino.

SIMEOLI Angelo, infatti, manteneva tutti i rapporti, anche di natura corruttiva – aggiungono gli inquirenti – con Mauro BERTINI, all’epoca Sindaco di Marano di Napoli, rapporti che consentirono ai CESARO ed ai loro soci occulti di entrare nell’affare del PIP di Marano ed aggiudicarselo, grazie alla complicità dell’architetto SANTELIA Armando”.

Nell’ordinanza che ha portato l’ex sindaco ai domiciliari sono citati anche altri fatti e personaggi della politica locale, al momento non indagati. Bertini è intercettato con alcuni giornalisti “amici”, con un ex consigliere comunale (di Perrotta e Liccardo) e con qualche concessionario del mercato ortofrutticolo. E’un’indagine ad ampio raggio, che parte da fatti vecchi e si snoda fino ai nostri giorni.

Ora per Bertini potrebbe scattare la sospensione da parte della prefettura di Napoli. Qualcuno degli eletti con lui in consiglio comunale, che in occasione di altri arresti avevano esultato via social e con comunicati stampa, oggi addirittura abbozzano la solidarietà a un indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Saranno i giudici a stabilire se Bertini fu in qualche modo colluso alla camorra. Quel che è certo che alcuni business gestiti dal Comune, tra la fine degli anni Novanta e il 2004-2005, erano e sono più che sospetti.

fonte:http://www.terranostranews.it/