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.TERRAMARA | Il fotovoltaico e le indagini che portano alla Regione

.TERRAMARA | Il fotovoltaico e le indagini che portano alla Regione

Alcuni filoni investigativi arrivano fino alla Cittadella di Catanzaro. La figura chiave è l’ex sindaco di Taurianova Romeo. Che avrebbe chiesto voti in cambio di concessioni per lo sfruttamento delle rinnovabili. Intimidito il capo dell’Ufficio tecnico che non voleva piegarsi al volere dei clan

>12 dicembre 2017

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REGGIO CALABRIA «Alcuni filoni investigativi portano anche all’amministrazione regionale ma gli approfondimenti sono in corso». Non è finita l’indagine Terramara-Closed che oggi ha portato all’arresto di 48 persone, fra cui l’ex sindaco, Domenico Romeo. Un politico – è emerso dall’indagine – che sarebbe stato in tutto e per tutto colluso con i clan, ai quali avrebbe offerto un goloso accordo elettorale.

Proprio quest’ultimo aspetto costituisce il dato più allarmante emerso dalle investigazioni: la posizione di un’amministrazione comunale, quello di Taurianova (già primo ente pubblico sciolto per mafia, nel 1991, poi nel 2009 e nel 2013), il cui primo cittadino Romeo “scende a patti” con le cosche dominanti e, durante le elezioni comunali del 2011, culminate con la sua rielezione, si rivolge alle famiglie mafiose per ottenere voti in cambio del suo personale impegno a rilasciare concessioni edilizie sui fondi agricoli per l’avvio di attività imprenditoriali finalizzate allo sfruttamento delle energie rinnovabili da parte di aziende riconducibili alla ‘ndrangheta. Reduce da un primo scioglimento per mafia della prima amministrazione da lui guidata, Romeo ha continuato a cercare l’appoggio dei clan.

In cambio del sostegno nelle urne, per loro avrebbe curato il cambio di destinazione di una serie di terreni agricoli in modo da poterli destinare alla costruzione di impianti fotovoltaici.

Un patto che il sindaco ha preteso di onorare anche a costo di mettere a rischio l’incolumità di chi all’interno del Comune non era disposto ad accettare illegalità e forzature. È il caso

responsabile dell’Ufficio tecnico, che nonostante le pressioni del sindaco si è rifiutato di rilasciare le concessioni promesse ai clan dal primo cittadino e per questo è divenuto bersaglio di minacce e intimidazioni. Nulla doveva ostacolare lo sbarco delle famiglie di Taurianova nel mondo grande del fotovoltaico.

Un doppio business per il clan, determinato non solo a guadagnare dalla produzione di energia “verde”, ma anche a incamerare i sostanziosi finanziamenti regionali destinati alla green economy. Soldi che gli uomini dei clan si sentivano già in tasca. E adesso gli investigatori vogliono capire chi possa averglielo assicurato e perché.

 

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it