I tentacoli del clan Licciardi a Terracina: arrestati per estorsione la sorella e il cognato del boss Vincenzo Licciardi
Lei, Patrizia Ricciardi, è la sorella 41enne di Vincenzo Licciardi, capo attualmente in prigione del potente clan attivo a nord di Napoli. Lui, Eduardo Marano, è il cognato 49enne, anche lui affiliato alla cosca con lunghi interessi ramificati in numerosi, anche in quello immobiliare. La coppia di coniugi è stata arrestata all’alba di ieri mattina a Terracina, dove si erano trasferiti da qualche tempo, esportando in terra pontina lo stesso modello criminale del clan Licciardi, imponendo il pizzo a commercianti e imprenditori con minacce e intimidazioni e riducendone uno sul lastrico dopo aver ceduto al clan beni per oltre un milione di euro. I carabinieri lo hanno dissuaso dal suicidio convincendolo a parlare: proprio dalla sua denuncia sono partite le serrate indagini da parte dei carabinieri della compagnia di Casoria, agli ordini del capitano Paolo Cambieri, che in questa prima fase hanno avuto effetti fulminei portando all’arresto della coppia che occupavano un appartamento nel centralissimo viale della Vittoria e da qualche tempo avevano spostato la loro attività criminale sul litorale meridionale del Lazio, imponendo il pagamento di forti tangenti. In alcuni casi le vittime delle estorsioni venivano anche costrette a cedere delle proprietà ai due. Fino a quando l’imprenditore disperato ha deciso di collaborare con gli inquirenti dando un forte impulso all’indagine che ha portato all’esecuzione del decreto di fermo emesso ieri dalla Dda di Napoli per estorsione con l’aggravante dell’art.7 l.203/91, “poiché avvalendosi della forza intimidatrice del vincolo mafioso, ricorrevano ad estorsioni al fine di agevolare l’attività della associazione camorristica”. I coniugi Marano si erano trasferiti a Terracina molto probabilmente anche per darsi una parvenza di coppia rispettabile lontana da certi affari loschi, ma la copertura non è bastata visto che all’alba di ieri mattina i due sono stati arrestati dai carabinieri di Terracina in collaborazione con i colleghi di Casoria; ad eseguire il provvedimento nei confronti dell’uomo e della donna, sorpresi intorno alle 4 del mattino nella loro abitazione terracinese, sono stati i carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Terracina, diretti dal tenente Mario Giacona, in collaborazione con quelli del norm di Casoria, agli ordini del tenente Alberto Granà. Un’indagine lunga e complessa partita dalla denuncia di un imprenditore, anche lui del napoletano, che ha fornito dettagli preziosi per mettere i militari sulle tracce della coppia campana, appartenente al noto clan che opera nell’area a nord di Napoli dove gestisce una vastissima rete di interessi, anche quelli legati alle agenzie immobiliari. Tornando alla specificità dell’operazione che ha avuto come location proprio Terracina, secondo gli inquirenti nel periodo compreso tra il 2002 e il 2008 il Marano e la Licciardi si sono resi responsabili del reato di estorsione in concorso partecipando attivamente alle attività dei Licciardi a danno di commercianti ed imprenditori della zona di Casoria che, a causa di continue minacce e intimidazioni, per far fronte alle pressanti richieste, erano costretti ad elargire ingenti somme di denaro o ad alienare proprietà in loro possesso. Apparentemente la coppia di marito e moglie conduceva la propria vita in terra pontina, ma, in realtà, dalle indagini dei carabinieri sarebbero emersi frequenti spostamenti al di là del Garigliano proprio per ‘far visita’ ai commercianti ed imprenditori taglieggiati; per poi fare ritorno all’ombra del Tempio di Giove dove fino a qualche tempo fa gestivano anche un’attività commerciale. Espletate le formalità di rito, il 49enne è stato associato al carcere di via Aspromonte, a Latina, mentre per sua moglie si sono aperte le porte della casa circondariale di Roma Rebibbia, entrambi a disposizione dell’autorità giudiziaria. Continuano le indagini per accertare se anche qualche commerciante e imprenditore del posto fosse finito nelle grinfie dei due. Latitanti o cittadini ‘regolari’ che siano, sono diventati molto, troppo frequenti presenze ‘particolari’ a Terracina il che è tutto dire anche sul modo in cui vengono rilasciate le stesse residenze. Senza dimenticare il fenomeno, altrettanto inquietante, di certe attività economiche che scompaiano per far subito posto ad altre, il tutto con una velocità un po’ troppo repentina per non solleticare più di qualche dubbio. A dicembre sempre i carabinieri avevano arrestato Antonio Lucci, in arte Tonino O’Pazzo, del clan dei Moccia di Afragola che stava trascorrendo la sua latitanza proprio a Terracina. Adesso è toccato a due affiliati, addirittura parenti dei Licciardi. Non va affatto bene.
Rita Recchia (rita-recchia.blogspot.com)