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Terracina – Corafa, svista del Comune sugli atti: il tassello mancante scoperto dal perito

Terracina – Corafa, svista del Comune sugli atti: il tassello mancante scoperto dal perito

La società che ha presentato il progetto ha fatto una dichiarazione che non corrisponde a quanto contenuto nel fascicolo

Graziella Di Mambro

04/07/2022 08:30

C’è un tassello mancante nella vicenda dell’ex Corafa che riporta ai controlli del Comune sul progetto e sul cambio di destinazione d’uso. Come si sa, attualmente sono quattro gli indagati per la costruzione di una palazzina destinata a civile abitazione del valore di 16 milioni di euro.
Il cantiere è stato sequestrato lo scorso 5 maggio dalla sezione navale della Guardia di Finanza e subito dopo la Procura, al fine di approfondire i reati ipotizzati, tra cui la lottizzazione abusiva, ha incaricato un consulente tecnico d’ufficio perché sia ricostruita la storia amministrativa di quell’intervento urbanistico. Ed è nella bozza del perito del pm che si vedono le prime smagliature nei controlli del Comune. Infatti è emerso che quando la società costruttrice ha depositato l’istanza di cambio di destinazione d’uso ha dichiarato di far riferimento ad una Scia pre esistente, richiamando il numero dell’atto, cui in realtà corrisponderebbe una Dia riferita non al cambio di destinazione da impianto produttivo a civile abitazione bensì l’eliminazione delle lastre di eternit per motivi ambientali e sanitari. Stando a quanto accertato finora, la Sezione edilizia privata del Comune si è fidata di una dichiarazione quantomeno imprecisa, forse infedele ma, al momento, non risultano concorrenti nel reato all’interno dell’amministrazione. Si può solo dedurre che c’è stato un eccesso di fiducia o uno scarso controllo sugli atti che, invece, ha fatto il geometra del Collegio di Roma incaricato dalla Procura. Il cantiere è stato realizzato sul sito della ex rivendita di laterizi Corafa trasformata da rudere a complesso elegante con 64 appartamenti.

I due palazzi sono stati costruiti dalla «G.D.G. Immobiliare srl» sulla base della legge sulla rigenerazione urbana. Nel sequestro si contesta un aumento di cubatura superiore al massimo consentito, pari al 10% proprio per il cambio di destinazione d’uso. Superato anche il limite di altezza. Degli abusi sono accusati ad oggi l’amministratore della società titolare della licenza, Aniello Galeotafiore, che è anche proprietario per il 50% della «G.D.G.», Nunzio Di Maio cui appartiene l’altra metà, per un capitale sociale totale di 30mila euro; indagato altresì Bartolomeo Galeotafiore quale direttore del cantiere e Giuseppe Moccia, titolare della «M.G. srl» che è la ditta esecutrice dei lavori.

Il sequestro, già convalidato, è servito a bloccare il prosieguo dei lavori vista la lunga serie di lacune e violazioni riscontrate dagli agenti della Finanza. Ci sono poi le verifiche collaterali. Bisogna capire perché il Comune ha rinunciato alla destinazione di aree per verde pubblico e servizi accettando la monetizzazione degli oneri edilizi. C’è infine il fronte che riguarda gli acquirenti degli appartamenti. Risulta che l’acquisito sia avvenuto utilizzando il bonus sismico che, in teoria, non potrebbe essere invocato nel caso in cui si ravvisino delle difformità alle norme edilizie, quelle cioè contestate in questo momento ma sfuggite anch’esse fino al giorno del sequestro.

Fonte:https://www.latinaoggi.eu/news/cronaca/206494/corafa-svista-del-comune-sugli-atti-il-tassello-mancante-scoperto-dal-perito