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Terra dei fuochi, 250mila tonnellate di rifiuti smaltiti illecitamente: 15 imprenditori e professionisti ai domiciliari

La Repubblica, Mercoledì 25 Maggio 2016

 

 

Terra dei fuochi, 250mila tonnellate di rifiuti smaltiti illecitamente: 15 imprenditori e professionisti ai domiciliari
L’indagine riguarda il Comune di Giugliano, nel Napoletano. Tutto parte grazie a una denuncia anonima


Oltre 250 mila tonnellate di rifiuti smaltiti illecitamente in due cave nel cuore della Terra dei Fuochi, in Campania, 15 persone, tra imprenditori e professionisti, agli arresti domiciliari, un “consolidato sistema” e un enorme danno ambientale.

I carabinieri del Noe, coordinati dalla procura di Napoli, hanno smascherato un  traffico di rifiuti attraverso la predisposizione di “falsi documenti di trasporto e falsi certificati di analisi” nel Comune di Giugliano. Un business da milioni di euro presso “siti autorizzati”. Gli indagati sono complessivamente 39 . Nei confronti di quattro persone è stato disposto l’obbligo di dimora nel comune di residenza. Sequestrate anche le due cave, la San Severino e la Neos di Giugliano in Campania, oltre ai mezzi di diversi ditte, aree di stoccaggio di rifiuti ed impianti.

L’indagine prende le mosse dalle verifiche effettuale dal Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri di Caserta in seguito ad un esposto anonimo nel quale veniva denunciata una illecita attività di raccolta, stoccaggio e commercio di inerti da demolizione conferiti presso la società “San Severino Ricomposizioni ambientali srl”.

La gestione illegale dei rifiuti avveniva mediante la ricezione e miscelazione illecita dei materiali e la loro provenienza da varie imprese senza essere abilitati a riceverli, condotte cui si affiancavano: irregolarità sistematiche nella tenuta dei registri di carico e scarico e nelle attività di trasporto; l’assenza di macchinari necessari; la mancanza di valide e puntuali analisi e accertamenti chimici sui rifiuti; la miscelazione di rifiuti non pericolosi, in assenza di analisi adeguate e con modalità che non consentivano di conservare traccia delle partite di rifiuto gestite e non consentivano a terzi di conoscere l’effettiva composizione delle partite ottenute; l’esistenza di irregolarità nella redazione dei formulari. Le allarmanti modalità, le circostanze adottate e la gravità delle condotte hanno pertanto evidenziato un concreto danno per l’ambiente.

La San Severino Ricomposizioni ambientali srl. Presso la cava, autorizzata ad effetturare operazioni di ricomposizione ambientale, cioè quell’insieme di azioni aventi lo scopo di realizzare un assetto dei luoghi tendente alla salvaguardia dell’ambiente naturale ed alla conservazione della possibilità di riuso del suolo, in realtà venissero smaltiti i rifiuti provenienti da demolizioni di edifici della città e provincia di napoli, senza essere sottoposti a processi di separazione, vagliatura e macinazione mediante apposito impianto, peraltro in una zona a rischio idraulico, così come individuata dall’autorità del bacino nord occidentale della Campania. In tale contesto, appare fondamentale sottolineare come l’area della cava gestita dalla san severino coincida con quella indicata ultimamente dal collaboratore di giustizia Nunzio Perrella nelle sue dichiarazioni e che quindi le attività illecite in essa realizzate erano già state tempestivamente e compiutamente dimostrate dai militari nel corso dell’attività investigativa.

La Cava Neos. Medesimo traffico di rifiuti è stato ricostruito presso una seconda cava, la n.E.O.S., Sempre ubicata nel comune di Giugliano in campania. In questo caso, le attività hanno permesso di dimostrare come gli indagati miscelassero i rifiuti provenienti dalle demolizioni con la pozzolana prodotta nella cava, rivendendone il miscuglio all’industria moccia di caserta, produttrice di laterizi e cemento. I controlli hanno infatti stabilito come i mattoni, destinati all’edilizia civile, presentassero una particolare fragilità, circostanza peraltro emersa in maniera palese anche da alcune conversazioni telefoniche. La pluralità di traffici illeciti ha riguardato anche i lavori di ripulitura dell’alveo di via cirillo del comune di quarto in cui gli indagati hanno smaltito illecitamente i rifiuti speciali non pericolosi sia mediante abbancamento sulle stesse sponde del canale e nei terreni circostanti, con successiva copertura con terreno vegetale, che, in seguito alle piogge, è franato, sia mediante riposizionamento ed occultamento dei rifiuti nella medesima vasca di laminazione dell’alveo ovvero nel luogo da cui erano stati rimossi, con conseguente ostruzione del flusso delle acque.