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Tangentopoli in divisa, la sentenza per i mister “10 per cento”

Il tribunale ionico ha emesso la sentenza con la quale ha condannato due imputati e assolto altri quattro militari e ha dichiarato prescritta l’accusa nei confronti di un quinto. I giudici hanno riqualificato l’accusa di concussione in induzione indebita

DI FRANCESCO CASULA

15 FEBBRAIO 2023 – Il Fatto Quotidiano

Non erano minacce, ma promesse indebite quelle fatte da due ufficiali della Marina militare condannati dal Tribunale di Taranto in una delle tante inchieste aperte negli ultimi anni sulla “tangentopoli” in divisa. Il tribunale ionico ha infatti emesso pochi giorni fa la sentenza con la quale ha condannato due imputati e assolto altri quattro militari e ha dichiarato prescritta l’accusa nei confronti di un quinto. Il collegio di giudici ha riqualificato l’accusa di concussione in induzione indebita a dare o promettere utilità e dichiarato la prescrizione per alcuni capi di imputazione: nel verdetto i giudici hanno inflitto 7 anni di reclusione all’ex vice direttore di Direzione di Commissariato Marco Boccadamo l’ufficiale all’epoca dei fatti in servizio allo Stato Maggiore di Roma Attilio Vecchi. La sentenza, inoltre, ha assolto gli ufficiali Riccardo Di Donna, Alessandro Dore, Giovanni Caso Giuseppe Coroneo. Prescrizione, invece, per l’ex vice direttore di Maricommi Giovanni Cusmano che in fase di indagine si era dichiarato colpevole salvo poi ritrattare nel corso del processo. La decisione del tribunale ionico non ha sostanzialmente tenuto conto della sentenza della Cassazione che ha condannato definitivamente per il reato di concussione il primo degli ufficiali arrestato nell’inchiesta: Roberto La Gioia che a differenza dei colleghi ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato.

Bisognerà attendere le motivazioni per comprendere fino in fondo la decisione del tribunale, ma appare chiaro che la sentenza descriva un quadro differente da quello dell’accusa e delle richieste di pena avanzate il 7 aprile scorso dall’ex procuratore aggiunto Maurizio Carbone che guidò l’indagine dei carabinieri. Il magistrato inquirente aveva chiesto sette condanne con pene che arrivavano in alcuni casi fino a 12 anni di reclusione per due imputati. “Gli imprenditori che hanno rotto il muro dell’omertà hanno smesso di lavorare con la Marina militare e sono stati profondamente disprezzati da chi oggi è sotto processo” aveva sostenuto Carbone nelle oltre due ore di requisitoria durante la quale ha ripercorso le tappe fondamentali di quella vicenda partendo proprio dal giorno in cui i carabinieri all’epoca guidati dal capitano Pietro Laghezza, arrestarono in flagranza di reato Lagioia che aveva appena intascato una mazzetta. Finito in carcere l’allora comandante del IV reparto iniziò la sua collaborazione con gli inquirenti svelando l’esistenza del “sistema del 10 per cento”: ogni imprenditore, in sostanza, era tenuto a versare tangenti del 10 per cento del valore di un appalto per evitare di essere escluso dai successivi bandi di gara oppure l’allungamento dei tempi per i pagamenti.

Le sue dichiarazioni portarono all’arresto di diversi militari: alcuni di questi, dopo le misure cautelari, hanno sempre negato le accuse, altri invece confessarono di aver intascato mazzette, ma poi provarono a spiegare che quelle dichiarazioni erano state rese esclusivamente per ottenere nuovamente la libertà. Lo stesso La Gioia, poiché imputato in un procedimento collegato, ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere e quindi le dichiarazioni rese nella fase di indagini che avevano portato all’arresto degli altri militari, non sono mai entrare nel processo. Per la difesa degli ufficiali, invece, nessuno degli imprenditori era mai stato minacciato: i difensori avevano spiegato come dal processo fosse emerso che gli ufficiali accusati di essere aguzzini, anche dopo la loro partenza da Taranto verso altre basi militari d’Italia, continuavano a essere invitati dagli imprenditori a feste ed eventi familiari, segno di un legame che non poteva essere frutto di una costrizione. Una tesi che in parte ha fatto breccia nel collegio giudicante.

Fonte:https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/02/16/tangentopoli-in-divisa-la-sentenza-per-i-mister-10-per-cento/7065844/