Un giornale pubblica la notizia del possesso da parte di una persona sospettata di appartenere alla criminalità organizzata a Fondi di un fascicolo contenente notizie delicatissime.
Si ipotizza che tali notizie possano essere uscite solamente da qualche ufficio della Regione Lazio.
Ciò è estremamente grave perché evidenzia ancora una volta il livello di penetrazione nella pubblica amministrazione, nelle istituzioni e nella politica della criminalità organizzata.
Noi già nel 2005, in una Relazione che presentammo alla Commissione Sicurezza della Regione Lazio, parlammo di “ombre nella Regione Lazio”. In colloqui privati con persona di stretta fiducia di Piero Marrazzo, indicammo anche qualche nome di persone “sospette”.
Evidentemente i nostri sospetti non sono stati condivisi o, quanto meno, non è stato fatto alcunché per neutralizzare le talpe.
A questo punto, c’è l’esigenza di fare estrema chiarezza perché se le mafie, come sembra in taluni casi di cui ha parlato la stampa in queste ultime settimane, riescono ad avere informatori in settori istituzionali delicatissimi, allora veramente rischiamo tutti di combattere contro i mulini a vento.
Marrazzo è persona che ha una sensibilità particolare sui temi della legalità e della lotta contro le mafie.
La sua storia personale e familiare lo prova.
Ma egli deve stare molto attento a chi sta nella Regione perché già in almeno due casi, che riguardavano un comune della provincia di Latina ed un altro di Frosinone, qualcuno gli ha fatto commettere un errore che ha dovuto, poi, eliminare adottando una delibera di revoca in autotutela.
Prima di adottare delibere che riguardino soprattutto grossi investimenti in comuni indicati dalla DNA come fortemente infiltrati, faccia delle verifiche presso ambienti e persone competenti ed affidabili.