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Sud Pontino in attesa di commissariamento

Da tanti anni a questa parte la parola più usata nel Sud Pontino da chi vuole vederci chiaro è “Commissione d’accesso”. Gli ultimi avvenimenti farebbero pensare a fatti riguardanti il solo comune di Fondi , oramai in piena tempesta dopo l’operazione “Damasco” e la conclusione del prefetto Frattasi che inspiegabilmente è da mesi al vaglio del Ministero dell’Interno senza che quest’ultimo prenda provvedimenti.
La mia modesta memoria mi riposta indietro nel tempo, negli anni ’90, quando la faida interna dei Casalesi non si limitò al perimetro “ufficiale” dello scontro nel casertano ma si spostò nei comuni  di San Cosma e Damaniano, Formia, Minturno fino a Fondi.  Dopo questi fatti (per i quali si sta ancora svolgendo il processo denominato appunto “Anni ‘90” presso il tribunale di Latina) alcuni cittadini pontini si agitarono e iniziarono a chiedere chiarimenti e una commissione d’accesso proprio per il comune di Minturno. Non accadde nulla. Alcuni anni dopo (con il processo in  corso) venne da chieder all’attuale amministrazione comunale il perché della mancata partecipazione del Comune come  parte civile nel processo. A domanda l’attuale sindaco di Minturno rispose che il Comune da lui guidato poteva vantarsi di sfoggiare il vessillo della legalità anche senza prendere posizioni ufficiali. Nel frattempo altre questioni erano diventate importanti per la municipalità pontina come quella dello smaltimento dei rifiuti. La questione rifiuti nel Sud Pontino (come in tutto il Lazio) sta diventando sempre più preoccupante e si avvina un’emergenza rifiuti che assomiglia a quella campana. Ad oggi risulta che oltre 60 comuni del Lazio sono in debito con le aziende che si occupano di smaltimento rifiuti e se non si sanano i debiti i cittadini laziali potrebbero iniziare ben presto a trovare davanti al portone di casa dei cumuli di immondizia in balia di sé stessi. Il comune di Roma ha appena dato rassicurazioni che ha preso accordi con l’azienda con cui ha contratto il debito (proprietaria della discarica di Malagrotta di cui si paventava la chiusura ma che ancora svolge il suo lavoro nonostante sia la più grande discarica d’Europa) per rassicurare che Roma non diventerà una nuova Napoli nel giro di un paio di mesi. Per i restanti comuni c’è chi spera in un soccorso regionale e per la maggior parte non si sa ancora come andrà a finire.  Anche la discarica di Borgo Mondello (Latina)  è oramai inservibile. Dando uno sguardo poi nella discarica di Pantano Irto, nei pressi del fiume Garigliano nel comune di Minturno,si palesano tutti i peggiori incubi degli ultimi anni: chiamarla discarica sarebbe un errore perché in teoria sarebbe un’isola ecologica. In realtà vi sono 87 tonnellate di rifiuti tossici speciali. L’azienda che si doveva occupare di quest’isola che non ha più niente di ecologico si chiama CIC, di proprietà di Franco Muscio. Questa società di Cassino ha vissuto nell’oro fino al 2006:  si occupa dello smaltimento dei rifiuti di 60 comuni della provincia di Frosinone, Latina, Caserta fino alla provincia di Napoli ma nel 2006 si è indebitata con l’Inps per il mancato pagamento delle quote dei suoi operai. E’ un dato che il Comune di Minturno non può fingere di ignorare e qui accade qualche cosa di “strano”: viene strappato il contratto di gestione con la CIC ed il servizio viene dato in appalto ad un’altra società che si chiama Eco Ego che altri non è che la CIC sotto altro nome (ha anche lo stesso consiglio d’amministrazione). Il Comune a questo punto intensifica i rapporti con la neonata società e concede altri spazi in zona Pantano Irto per costruire l’isola ecologica (tra le proteste di associazioni e cittadini che soprannominano la società “Eco Egoista”). Nel frattempo la CIC aveva cercato di appianare la situazione con l’Inps tramite alcuni i consulenti : Riccardo Izzi e Massimo Anastasio Di Fazio. Questi due nomi sono fondamentali per comprendere l’entità del fenomeno mafioso in provincia di Latina.
Nel 2005 la DDA inizia ad indagare su tre persone di Fondi implicate nella gestione di diversi tipologie di affari in odore di ‘ndrangheta(agenzie di pompe funebri, locali notturni, imprese di pulizia) che agivano tra Fondi, Terracina, Monte San Biagio, Itri e San Felice Circeo. Da questa indagine poi si arriverà fino all’operazione “Damasco” che ha aperto le porte del comune di Fondi alla Commissione d’Accesso. Nel comune di Terracina in particolare non sono pochi i casi di intimidazioni che il 30 Aprile 2008 portano all’arresto, nell’ambito dell’operazione “Anxur” , di 11 persone per un totale di 25 indagati domiciliati tra Roma, Latina e Napoli (per lo più Terracinensi e di Fondani) con l’accusa, a vario titolo, per  reati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe, estorsioni, illecita concorrenza con violenza e minacce, tentato omicidio, favoreggiamento sleale, ricettazione, furto aggravato, spaccio di sostanze stupefacenti tipo cocaina, lesioni aggravate, danneggiamento seguito da incendio, possesso illegale di ordigno incendiario o esplosivo, con l’aggravante del numero dei compartecipi superiore a dieci. Questo gruppo criminale, secondo le accuse, attuava ogni tipologia di ricatto, vessazione, minaccia etc… al fine di favorire le proprie ditte di pompe funebri (arrivando anche a minacciare operatori sanitari dell’ospedale locale) e di pulizie. Nel frattempo nello stesso comune venivano tratti in arresto due esponenti della famiglia camorristica Licciardi, Patrizia Licciardi e Eduardo Marano, poiché, appena trasferitisi a Terracina, avrebbero iniziato in pompa magna la loro attività estorsiva ai danni di imprenditori e conducevano uno stile di vita ben al di sopra del dovuto. Tornando ad un paio di anni prima del 2008, ovvero al 2006 e alla CIC che chiede una consulenza a Riccardo Izzi e a Massimo Anastasio Di Fazio. Il primo diverrà la “gola profonda” dell’operazione “Damasco” (anche a fronte delle numerose intercettazioni che non lasciavano alternative) ed in quel momento è un imprenditore rampante che compera il supermarket di proprietà dell’immobiliare facente capo alla “Peticone” proprio di Di Fazio e si butta in politica arrivando fino a diventare assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Fondi sponsorizzato, tra gli altri, dallo stesso Di Fazio. Nel 2006 Massimo Anastasio Di Fazio subisce un ferimento sospetto e la sede della sua agenzia immobiliare viene colpita da alcuni proiettili intimidatori.  E’ sempre il periodo della consulenza per la CIC e,contemporaneamente, di ambasciatore commerciale per la Liberia,paese africano, con il quale avrebbe stipulato un accordo per 173 milioni di dollari nell’ambito dello smaltimento di rifiuti industriali. Successivamente un’altra sede dell’immobiliare prende fuoco ma il proprietario sostiene la tesi dell’incidente.  Sono coincidenze alquanto allarmanti che riportano indietro nel tempo quando, leggendo le carte della commissione d’inchiesta su Ilaria Alpi, si ritrovava il porto di Gaeta citato in quanto “approdo” per le navi della società somala Shifco, indagata per traffico d’armi e rifiuti tossici mascherati da frutta e verdura che avevano verosimilmente come destinazione proprio il MOF-mercato ortofrutticolo- di Fondi. All’epoca erano gli anni ’90 e si temeva all’epoca che gli stessi interessi fossero confluiti anche sull’acquisto di un’ex area industriale di Gaeta (la vetreria Avir Serapo) proprio da parte di esponenti di tutte le mafie italiane consorziati a somali riconducibili alla Shifco e libici. A tutt’oggi l’ex Avir è oggetto di polemiche e di dubbi riguardo alla proprietà dell’immenso immobile industriale sito sul lungomare di Gaeta che si presterebbe ai peggiori propositi di speculazione edilizia. I dubbi, come al solito, riguardano la proprietà dell’immobile ovvero un’azienda che avrebbe un capitale sociale di 30.000 euro a fronte di ingenti debiti e non avrebbe nemmeno un dipendente oltre che avere la sede a Napoli presso un’altra azienda che invece conta un solo assunto ed è dello stesso proprietario.
Ritornando ai giorni d’oggi è lo stesso Di Fazio che è chiamato dai magistrati a dare spiegazioni riguardo alla sua posizione nei confronti della CIC,del suo ruolo di consulente,dei favori presso il Comune di Fondi e dei rapporti con la ‘ndrangheta. Mentre con la CIC si può ipotizzare la presenza della Camorra dei Casalesi, nel comune di Fondi si parla di ‘ndrangheta ma non si deve pensare ad una qualche schizofrenia. Nel sud Pontino oramai si può ben parlare di Quinta Mafia dove interessi di personaggi locali si intrecciano con quelli dei clan della ‘ndrangheta e della camorra che tra l’altro in zona si scambiano favori. E’ infatti noto che nel Sud Pontino si contano circa 33 famiglie ‘ndranghetiste e  non sono da meno quelle camorriste e quando si tratta di ospitare dei “colleghi” che, per obbligo di dimora lontano dal paese d’origine, hanno bisogno una casa il Sud Pontino (non essendo né Calabria né Campania) facilita la vicinanza e gli affari per entrambi. Lo stesso Vincenzo Garruzzo (arrestato anch’egli nell’operazione Damasco accusato tra le altre cose di avere operato estorsioni proprio nel MOF di Fondi) andrà in giro per Fondi vantandosi di avere in casa “quelli di Duisburg” ben prima che venisse arrestato ad Aprilia l’armiere che procurò proprio le armi per quella strage. Nel settembre 2007 il pm della Direzione Investigativa Antimafia, Diana De Martino, a seguito delle indagini svolte dal Nucleo Operativo di Latina avvia un nuovo procedimento penale contro Riccardo Izzi, Romolo Del Balzo e Massimo Anastasio Di Fazio: i reati ipotizzati sono l’associazione per delinquere di stampo mafioso, l’abuso d’ufficio e la concussione. Dalle prime indagini del 2005 al 2007 varie intercettazioni hanno portato alla luce il legame tra le consorterie di stampo mafioso ed esponenti in giacca e cravatta dell’amministrazione locale. Quest’organizzazione non è organica a quella “di base” ma fa appunto da cerniera alle attività illegali sul territorio dell’organizzazione mafiosa con le istituzioni locali favorendo clientelismi, appalti etc… Tra le istituzioni locali legate a quest’associazione viene chiamata in causa anche la Procura di Latina. Infatti durante le indagini condotte anche grazie ad intercettazioni  gli inquirenti avevano notato strane coincidenze: ogni volta che trasferivano gli atti di indagine in corso al tribunale di Latina accadeva che gli indagati smettessero di parlare al telefono come se fossero stati avvertiti. Ciò ha portato la procura di Perugia ad indagare su quella di Latina al fine di individuare la talpa senza però arrivare a dei risultati confortanti. Questo fatto sta a spiegare perché l’informativa dei carabinieri che porterà la pm De Martino al procedimento penale è arrivata direttamente alla DIA senza passare per il Tribunale di Latina: non si fidavano. All’interno della Procura di Latina non è difficile pensare che ci siano persone politicamente vicine agli indagati i quali svolgono ruoli istituzionali importanti e sono proprio queste posizioni di “potere” amministrativo che li rendono centrali  per la rete di corruzione, favoritismi e concussione. Mentre Izzo è assessore ai Lavori Pubblici al Comune di Fondi  Romolo del Balzo è il  vice presidente della Commissione Sanità alla Regione Lazio e presidente del Consiglio Comunale di Minturno. Il suo “potere” in materia di sanità, concorsi pubblici ed influenza politica si estende da Aprilia fino a Minturno da quando il senatore Fazzone ha trasferito i suoi interessi politici dal locale al nazionale. O per meglio dire “aveva” trasferito i suoi interessi poiché, con lo scandalo in corso, non è mancato di accorrere in difesa della buona reputazione del sud pontino in quanto a legalità. Altre volte lo stesso senatore era accorso in aiuto di amici con procedimenti giudiziari in corso ma si trattava di fare pressioni (non si sa a quale titolo) su giudici e pm del Tribunale di Latina per il dissequestro di un camping (l’Holiday Village di Fondi) sotto accusa per abusivismo (la denominazione camping era inappropriata visto che è un villaggio turistico)il quale era di proprietà evidentemente di un suo conoscente (e conoscente dell’altro “azzurro” ex generale della Guardia di Finanza ora onorevole Roberto Speciale). Alla luce di quanto emerge dall’operazione Damasco il fare così “leggero” di Fazzone in quell’occasione può ben essere collocato in un ambiente ove il potere e gli interessi politici muovono tutto e sono indispensabili per ottenere qualche cosa. Infatti De Balzo si prodiga a truccare concorsi nella sanità dando in anticipo le risposte corrette per i test, raccomanda persone amiche e fidante per i posti che contano soprattutto per clientelismo politico ma quando poi le richieste arrivano da altre parti (il trittico ‘ndranghetista che ha in mano le ditte di pulizie, le pompe funebri ,night club e parti del settore immobiliare)i favori riguardano lottizzazioni, gare d’appalto, controlli sull’abusivismo edilizio da dirottare, rilascio di concessioni etc… Il sodalizio è così stretto che l’avvocato dell’assessore per potersi far pagare la parcella dovuta deve prendere accordi con il pregiudicato come intermediario. Com’è iniziato il tutto? Secondo le dichiarazioni di Izzi (per quel che lo riguarda) è stato catapultato in un vortice con al centro la cocaina e come cornice Di Fazio, Garruzzo, Zizzo, Trani ed altri. Quando inizia il suo racconto dal pm De Martino siamo agli inizi del 2008 ed è ancora assessore al Comune di Fondi. Il contenuto delle sue dichiarazioni dovrebbe essere segreto ma pochi giorni dopo Fazzone pretende di vederlo e gli intima di dimettersi perché è a conoscenza di ciò che andrà a dire il giorno dopo al pm della DIA.
La politica come mezzo di potere a tutto tondo e anche come ruolo di interlocutore principale per i gruppi criminali al fine di scardinare qualsiasi legge sulla concorrenza e sul libero mercato ed imporre la propria egemonia economica in tutti i campi. Non è solo la ‘ndrangheta quindi a chiedere ed ottenere favori ma anche i clan camorristici. Sempre dalla relazione del prefetto Frattasi sui risultati della Commissione D’Accesso al comune di Fondi emergono altri favori inquietanti che stavolta legano Fondi all’altro comune nel mirino dei clan: Terracina. Dagli accertamenti spunta fuori una piccola società che si occupa di lavoro interinale, la Ge.Vi., di proprietà di Gennaro Visconti, imprenditore pregiudicato con contatti con la camorra. Il primo sportello della Ge.Vi.  nel Su Pontino vede la luce nel 2003 e offre lavoro interinale prendendo il 20% del guadagno come ogni agenzia interinale. In poco tempo la Ge.Vi. diventa la società di fiducia prima del comune di Fondi e poi di quello di Terracina. Si occupa di fornire lavoratori per i vari servizi del comune (dai bagnini per l’estate ai vigili urbani). Senza alcuna copertura finanziaria e senza ben comprendere la convenienza dei comuni interessati a cambiare società di fiducia preferendola ad altre i Comuni versano nelle casse della Ge.Vi. milioni di euro. Fece scandalo in particolar modo la cifra versata dal comune di Terracina (2 milioni di euro) in piena campagna elettorale per l’assunzione di 67 bagnini e altre hostess da spiaggia e nel 2007 l’amministrazione comunale voleva reclutare sempre tramite la Ge.Vi. dei vigili urbani nonostante vi erano persone idonee a ricoprire quel ruolo che avevano superato il concorso per l’ammissione nel 2003. Ma l’inchiesta sul comune di Terracina non è compresa nel fascicolo di Frattasi perché viene dalle carte di un’altra inchiesta seguita al suicidio del segretario comunale del comune di Terracina che vede inquisito l’attuale vice sindaco Giuliano Masci oltre che a funzionari ed impiegati comunali.
Sarebbe il minimo chiedere una commissione d’accesso per il comune di Terracina oltre che per quello di Minturno, oltre allo scioglimento di quello di Fondi ancora inspiegabilmente al suo posto.