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Succede a Viterbo, a quattro passi dalla Capitale d’Italia. Come si uccidono imprese sane, ambiente e persone. Il nostro grazie alla Procura di Viterbo e in particolare al PM Paola Conti e l’incoraggiamento dell’Associazione Caponnetto ad andare avanti con rigore

SUCCEDE A VITERBO, AD UN TIRO DI SCHIOPPO DALLA CAPITALE D’ITALIA
UN CASO ALLUCINANTE ED ASSURDO CHE METTE IN LUCE IL MODO COME SI UCCIDONO LE AZIENDE SANE E CHI LE CREA
Dobbiamo essere grati alla Procura della Repubblica di Viterbo – e in particolare alla PM Paola Conti-, la quale, dimostrando un lodevole senso della giustizia, sta seguendo il caso e sta per emettere i primi provvedimenti a carico dei responsabili di un vergognoso misfatto.
Riportiamo, per rendere chiaro il quadro di fronte al quale ci troviamo, da “Il Messaggero” del 28 settembre u. s. un bel servizio a firma di Gianni Tassi:
“SCARICHI DELL’OSPEDALE: VERSO I RINVII A GIUDIZIO. I LIQUAMI NELL’OLMO SENZA AUTORIZZAZIONI. UN GIUDICE SOTTO ACCUSA
Strage di oche per avvelenamento ambientale, l’inchiesta aperta dalla magistratura viterbese si avvia ormai verso la conclusione.
Con una sorpresa non del tutto inaspettata: il fascicolo, fino ad oggi iscritto contro ignoti, già dai prossimi giorni potrebbe portare il nome dei vertici dell’azienda sanitaria viterbese. Che, dunque, almeno secondo il pm, delle responsabilità le avrebbe.
L’inchiesta scava in quel terreno lungo la strada Buon Respiro, alle porte di Viterbo, sul quale scorre un fosso che per tanto tempo ha ricevuto i liquami dell’ospedale di Belcolle e che, a detta dei proprietari dell’allevamento ” Mannaggia l’oca”- Enzo Rossi e la moglie Patrizia Belli-hanno inquinato il luogo di pascolo degli animali, circa duemila, che nel giro di qualche mese sono tutti morti.
Intanto le indagini ordinate dal sostituto procuratore Paola Conti (da un primo carotaggio nel terreno è emersa la presenza di argento e residui di medicinali anti-tumorali) hanno prodotto un primo risultato: il Corpo Forestale dello Stato ha emesso un verbale di contestazione di illecito amministrativo nei confronti dei due direttori generali della ASL di Viterbo succedutisi dal febbraio 2008 all’ottobre 2011-Antonio Aloisio e Adoldo Pipino.
Cosa si ipotizza?
Proprio durante quel periodo avrebbero consentito che l’ospedale scaricasse nel fosso dell’Olmo le acque reflue domestiche. Scarico che avveniva sì in un depuratore ma senza la prevista autorizzazione della Provincia di Viterbo.
Ciò vuol dire che nessuno ha mai potuto controllare durante quel periodo cosa effettivamente finisse nel depuratore e poi nel fosso.
E un nuovo elemento va ad arricchire la già complessa vertenza avviata da Patrizia Belli. La donna, che più volte ha certificato gravi malattie provocate proprio dalle sostanze tossiche scaricate nel corso d’acqua, adesso ha denunciato al Consiglio Superiore della Magistratura il giudice civile che ha respinto il ricorso per accertare la causa delle sue affezioni. Con motivazioni che non sono per niente piaciute alla denunciante.
“E’ evidente che il giudice – ha scritto Patrizia Belli al CSM – ha completamente ignorato, volutamente o per grave negligenza, tutta la documentazione portata agli atti a supporto della grave situazione”.
L’inchiesta penale ormai è agli sgoccioli. Il PM Conti è in attesa dei risultati delle analisi sulle poche oche ritrovate
ancora vive e poi chiederà il rinvio a giudizio. Stavolta con tanto di nome e cognome. Gianni Tassi”.
Orbene, a questo punto sono d’obbligo alcune considerazioni.
Intanto, se è vera la notizia che non è stata richiesta l’autorizzazione alla Provincia di Viterbo per il depuratore, vanno severamente puniti i responsabili dell’omissione perché in effetti sarebbero essi gli autori, diretti od indiretti, dei gravissimi danni arrecati all’ambiente, alle persone e quelle migliaia di povere bestie che sono morte per avvelenamento e di quelle che moriranno.
Il nostro apprezzamento va, poi, al PM Paola Conti, con la vicinanza e l’incoraggiamento dell’Associazione Caponnetto ad andare avanti senza guardare in faccia a chicchessia.
E’ veramente assurdo il fatto che nessuno degli organi preposti alla salvaguardia della salute pubblica sia intervenuto in tanti anni per verificare come venivano sversati i rifiuti di quell’ospedale.
L’ARPA Lazio, la ASL viterbese, i Carabinieri del NOE e tutti gli altri cosa hanno fatto?
E quel giudice civile!
L’Associazione Caponnetto chiede ufficialmente al CSM e al Capo dello Stato, nella sua veste di Presidente di questo organo, di vagliare attentamente e con rigore l’esposto fatto dai Sigg. Rossi e Belli e di procedere di conseguenza.
Come pure chiede alla Procura della Repubblica competente di valutare se nel comportamento di quel giudice non si ravvisino elementi di rilevanza penale.
Continueremo a seguire questa vicenda con particolare attenzione.
Intanto esprimiamo alla Signora Belli ed al marito i più cordiali sensi di solidarietà e di vicinanza dell’Associazione Caponnetto.
Alla PM Conti la gratitudine e l’incoraggiamento ad andare avanti per affermare la Giustizia nel viterbese.