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“Strapotere del Senato”: così hanno “salvato” Siri

Le accuse al consulente di Salvini. Perché il Gip si è rivolto alla Consulta

DI VALERIA PACELLI – Il Fatto Quotidiano

30 MARZO 2023

Nell’approvare la relazione della Giunta delle immunità di non autorizzare l’uso di alcune intercettazioni di Armando Siri, il Senato ha travalicato i limiti dei propri poteri e ha interferito nel procedimento a carico dell’ex sottosegretario leghista e oggi consulente di Matteo Salvini. È quanto sostiene il gip di Roma, Corrado Cappiello, nelle sette pagine di ordinanza con le quali quasi un anno fa, nel maggio 2022, ha sollevato un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato davanti alla Corte costituzionale. Che il caso fosse destinato alla Consulta era noto, non lo erano le motivazioni con le quali il gip Cappiello – accogliendo la richiesta del pm Mario Palazzi, titolare dell’indagine sull’ideologo della flat tax – ha bacchettato il Senato che il 9 marzo 2022 ha approvato la proposta della Giunta delle immunità.

La decisione del giudice riguarda il procedimento (ora sospeso fino alla decisione della Corte costituzionale) per corruzione per l’esercizio della funzione a carico di Siri che ha scelto il rito abbreviato.

Siri è indagato perchè, secondo i pm, nella sua qualità di senatore e sottosegretario al ministero delle Infrastrutture avrebbe asservito i propri poteri “a interessi privati” “proponendo e concordando con gli organi apicali dei ministeri competenti per materia (…) l’inserimento in provvedimenti normativi di competenza governativa di rango parlamentare (…) ovvero proponendo emendamenti contenenti disposizioni in materia di incentivi per il cosiddetto ‘mini-eolico’”, ricevendo in cambio la promessa di 30 mila euro da parte di Paolo Arata “imprenditore che da tali provvedimenti avrebbe tratto benefici di carattere economico”. Non solo. A Siri viene contestato anche un capo di imputazione ma per altre vicende e che riguarda a una presunta promessa di somme di denaro “e comunque la dazione di 8 mila euro” anticipate da due ex dipendenti di Leonardo Spa (estranea all’inchiesta). Sono accuse sempre respinte dall’ex senatore, in passato difeso dall’attuale vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli.

Nel giugno scorso era stato il tribunale di Roma, dopo la richiesta avanzata dal pm Palazzi, a chiedere l’autorizzazione a utilizzare alcune conversazioni. Che per la Giunta delle immunità doveva essere negata. E così è stato: il 9 marzo 2022, infatti, il Senato ha respinto la richiesta del tribunale “per l’incerta e impassibile configurazione del requisito della necessità” per quel che riguarda due intercettazioni del 15 maggio 2018 e “per mancanza del requisito della fortuità e occasionalità” in relazione a sei telefonate a maggio, luglio e agosto del 2018: ossia si imputa agli investigatori di non aver staccato i microfoni nonostante fosse palese che dall’altra parte della cornetta vi era un parlamentare.

Per il tribunale però le intercettazioni del maggio 2018 erano “rilevanti per la valutazione dei fatti in contestazione, poiché dalle stesse emergono i contatti tra l’imprenditore e il parlamentare finalizzati alla presentazione degli emendamenti ai provvedimenti normativi in corso di discussione in Parlamento e aventi a oggetto il settore economico d’interesse” di Arata. Dunque il Senato non autorizzandone l’uso per il gip Cappiello “ha assunto una decisione basata su una “lettura fallace degli atti che ha comportato una valutazione che travalica i limiti del sindacato della Camera di appartenenza”. Il giudice “richiama” le istituzioni anche per non aver autorizzato l’uso di altre conversazioni, quelle captate tra maggio e agosto del 2018. Il Senato, spiega il Gip, ha “ravvisato la mancanza del requisito della fortuità e occasionalità” perché la procura in quel momento poteva rendersi contro “del coinvolgimento di un parlamentare e conseguentemente avrebbe dovuto sospendere immediatamente le captazioni”. Per il giudice però “appare francamente irragionevole pretendere la sospensione immediata delle intercettazioni nei confronti di un cittadino indagato per richiedere l’autorizzazione al Senato sulla base di una apodittica abitualità di rapporti con un parlamentare desunta da soli due sms a conversazione ‘chiusa’”.

Per il gip, dunque, il Senato ha “ecceduto i limiti delle proprie attribuzioni costituzionali, con conseguente illegittima interferenza nel presente procedimento”. Vedremo cosa deciderà la Consulta.

Font:https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/03/30/strapotere-del-senato-cosi-hanno-salvato-siri/7114025/