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Stragi del ’93: pm indagano sul capitale originario della Fininvest

Luca Grossi 17 Marzo 2023

Dia: “Una sorta di ricatto non espresso” dietro le somme versate da Berlusconi ai Dell’Utri

Nell’ambito dell’inchiesta sulle stragi del ’93, che vede indagati Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, quest’ultimo condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, i magistrati di Firenze (il procuratore aggiunto facente funzioni Luca Turco e il procuratore aggiunto Luca Tescaroli) hanno predisposto un esame sulla vita imprenditoriale dell’ex premier tra il febbraio 1977 e dicembre 1980.
Nello specifico i magistrati fiorentini stanno indagando, come riportato da 
‘Repubblica’, sugli innesti finanziari senza paternità nelle società che hanno dato vita alla Fininvest.
Il fulcro del nuovo esame è una nuova relazione tecnica, di oltre 500 pagine depositata nei mesi scorsi, da cui sono emerse delle novità rispetto alle operazioni ‘anomale’ rilevate nella prima consulenza fatta a Palermo e prodotta nel processo a 
Marcello Dell’Utri: gli esperti dei pm fiorentini hanno accertato che ci sono settanta miliardi e mezzo di lire (versati in contanti) di origine non decifrabile che hanno foraggiato l’impero societario di Berlusconi.
L’analisi, grazie alla nuova produzione documentale, ha permesso agli inquirenti di alzare il velo anche su altre operazioni ritenute anomale: si legge sempre su ‘
Repubblica‘, di una serie di acquisizioni di società da parte della Fininvest che pochi mesi prima del passaggio di mano sono state ricapitalizzate per miliardi di lire e anche qui senza nessuna traccia dell’origine dei soldi.
Ad esempio il 26 giugno del 1979 in “assenza di un apporto esterno di provvista finanziaria”, vengono acquisite da Fiduciaria Padana all’interno del gruppo Fininvest delle partecipazioni in Parking Milano 2, Società milanese costruzioni e Società generale costruzioni immobiliari.
Qualche mese prima le due società avevano aumentato il proprio capitale di sei miliardi di lire, ma anche in questo caso era stato detto attraverso non ben identificati fondi. Stesso discorso vale per l’acquisizione da parte di Fininvest della partecipazione in Cantieri riuniti milanesi e della Finanziaria commerciale: nessuna traccia dell’origine dei soldi che hanno consentito di rappresentare un valore economico di 27,6 miliardi per la prima società e 20 miliardi per la seconda”. I consulenti hanno indicato queste operazioni come “non meglio precisabili sotto il profilo quantitativo e della relativa provenienza”.


Oltre a questo nelle mani della procura vi è anche un’altra consulenza tecnica. Quest’ultima era stata effettuata l’11 maggio 2022 e fra le pagine emergeva “la mancata giustificazione della provvista impiegata (oltre 16 miliardi di lire) per la reintestazione di crediti a nome di Fininvest Roma, in parte riportati nel bilancio di esercizio 1977 della Fininvest spa”.
Flussi di denaro che sono stati ricostruiti attraverso la cosiddetta ‘lista Dal Santo’: un elenco trovato nell’agenda di un commercialista di origine siciliana e sindaco revisore legato al Biscione di Fininvest. Versamenti anch’essi di origini ignote.
Dopo oltre trent’anni la domanda rimane sempre la stessa: chi aveva fornito i finanziamenti confluiti nelle casse delle “società che hanno dato vita al gruppo Fininvest”?
Vi è un nesso tra gli “innesti finanziari” e i boss di Cosa Nostra?
Il condizionale è d’obbligo in quanto nulla è stato accertato. Certamente alcuni collaboratori di giustizia hanno sostenuto che quelle somme, frutto del traffico di droga e di cui solo “il principe” 
Stefano Bontate sapeva la destinazione, fossero finite nelle società di Berlusconi.
Ma di questo passaggio di denaro da Cosa Nostra alla Fininvest non vi è stata prova.
Un boss a conoscenza della destinazione del denaro sarebbe stato, secondo 
Giovanni BruscaGiovannello Greco: il pentito aveva raccontato nel 2010 ai pm di Palermo che Greco sarebbe ritornato nel 1982 a Palermo ed avrebbe minacciato di morte la famiglia di Gaetano Cinà – boss di primissimo piano che si incontrava con Berlusconi come riferito dal collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo (testimone oculare) – amico di Dell’Utri, per recuperare (con successo) la sua quota dell’investimento.

Le “donazioni” a Marcello Dell’Utri

La nuova consulenza tecnica ha riacceso i riflettori soprattutto sulle donazioni che Berlusconi ha fatto a Dell’Utri: versamenti che il fondatore di Forza Italia avrebbe fatto per pura “amicizia e riconoscenza”. Tra il 1989 e il 1994, secondo la ricostruzione degli inquirenti, Berlusconi ha versato a Dell’Utri 4 miliardi di lire in varie forme: soldi ai quali si aggiungono 9 miliardi di lire di stipendi regolarmente erogati da Fininvest e 2 miliardi di lire come transazione per una causa di lavoro.
Fin qui nulla di nuovo.
Ma la nuova perizia però ha trovato altre donazioni dal 2012 al 2021 per 28 milioni di euro di cui non si conoscono le vere motivazioni.
Ma per quale ragione Berlusconi ha continuato a donare milioni di euro anche in anni recenti?
La somma di denaro, come si legge in una nota della Direzione investigativa antimafia confluita nella relazione, è “sicuramente connessa a un riconoscimento anche morale, l’assolvimento di un debito non scritto, la riconoscenza, per quanto riguarda l’ultimo periodo”, dovuta all’ex senatore “per aver pagato un prezzo connesso alla carcerazione, senza lasciarsi andare a coinvolgimenti di terzi”.
Gli investitori a questo punto potrebbero aver ipotizzato che la probabile motivazione per il flusso di denaro come causa l’aiuto fornito dall’ex senatore all’ex premier, “risieda nel compenso per quanto patito da Dell’Utri a seguito delle vicende processuali in cui è rimasto coinvolto e per aver coperto Berlusconi”.
Inoltre i tecnici, racconta ‘
Repubblica‘, riportano nella consulenza alcune note degli investigatori in cui sostengono che “l’arco temporale in cui sono avvenute, è storicamente individuabile in quello delle stragi continentali, ma anche della nascita del partito di Forza Italia, dell’impegno politico di Berlusconi, del concorso di Dell’Utri nella nascita dello stesso partito”. E, non ultimo, “tra il 18 gennaio e il 21 gennaio 1994” c’è anche “il famoso incontro al bar Doney di Roma con Dell’Utri” poco prima dell’arresto dei fratelli Graviano. Nella nuova consulenza si legge come non sia possibile confutare “le affermazioni di Berlusconi in relazione alle ragioni sottese a tali erogazioni, quali sostanziali atti di ‘amicizia’”.

Follow the Money

Gli investigatori hanno tracciato nel corso del tempo la linea dei soldi Berlusconi – Dell’Utri: l’8 marzo 2012, si legge su ‘Repubblica’ Berlusconi versa sui conti intestati a Dell’Utri e alla moglie Miranda Ratti 20,9 milioni di euro per comprare Villa Camarcione, di proprietà dell’ex senatore: con quei soldi la moglie acquista un’altra villa a Santo Domingo.
Il flusso di denaro si interrompe per qualche anno ma farà nuovamente la sua comparsa il 23 marzo 2015 con un bonifico di un milione di euro al figlio dell’ex manager,
 Marco Dell’Utri: soldi che saranno utilizzati ufficialmente per pagare gli avvocati del padre e per noleggiare uno yacht di lusso. Il 2 agosto del 2016 vengono versati altri due milioni di euro sul conto della signora Ratti. Il 27 luglio 2017 500 mila euro, nel febbraio 2018 1,2 milioni, nel marzo dello stesso anno 800 mila euro, nel marzo del 2019 altri 500mila euro. E, ancora, nel gennaio 2020 1,2 milioni e nel giugno 2021 180 mila euro.
Gli inquirenti hanno intercettato 
Miranda Ratti la quale “ritiene di essere portatrice, e titolare, di veri e propri diritti economici verso Berlusconi”, per cui insiste nel far capire alla sua interlocutrice “che il debito verso di loro è ancora aperto”. “È un fatto di principio”, ha affermato, “l’obiettivo va portato fino in fondo, io non mollo”. Per la Dia c’è “la consapevolezza che tutte le loro richieste, assecondate da Berlusconi, trovano fondamento in una sorta di risarcimento di quanto hanno patito nel tempo per colpa sua, per averlo, probabilmente, coperto”. Gli investigatori della Dia di Firenze hanno scritto che proprio “in quest’ottica scatta il ricatto”.
In conclusione, secondo la Dia, le affermazioni di Ratti sia quelle del marito, ma soprattutto le somme elevate versate nel tempo da Berlusconi ai Dell’Utri “fanno ben considerare che alla base vi sia effettivamente una sorta di ricatto non espresso, ma ben conosciuto da tutti, e idoneo al persistere delle dazioni”. E tra i flussi di denaro che dall’ex cavaliere arrivano all’ex senatore c’è, dal maggio 2021, pure un vitalizio da 30mila euro al mese che Dell’Utri ha chiesto e ottenuto. Cifra che si somma all’altro vitalizio che Dell’Utri sta ripristinando dal Senato.

Tratto da: repubblica.it

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fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/primo-piano/94439-stragi-del-93-pm-indagano-sul-capitale-originario-della-fininvest.html